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Direttiva efficienza energetica, Strasburgo alza il target dal 13 al 14,5%

Direttiva efficienza energetica
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Rispetto alla 1° proposta di revisione della Direttiva efficienza energetica, il target sale di 5,5 punti

(Rinnovabili.it) – La guerra in Ucraina e i timori di un nuovo giro di vite alle forniture di gas e petrolio da Mosca spingono il parlamento europeo a calcare la mano sull’efficienza energetica. Ieri i quattro gruppi politici principali – popolari, socialdemocratici, liberali di Renew e Verdi – hanno stretto un accordo politico sulla riforma della Direttiva efficienza energetica. Più ambizioso di quello suggerito due mesi fa dalla Commissione UE con il piano Repower EU.

Due i punti cardine. Il primo: target più alto. L’accordo, sostenuto da una larghissima maggioranza, prevede che l’obiettivo generale per l’energy efficiency passi al 14,5% dal 9% indicato nella proposta di revisione della direttiva, presentata insieme al pacchetto Fit for 55 a luglio 2021. L’esecutivo UE, a maggio di quest’anno, aveva già proposto di alzarlo al 13% come parte della strategia per limitare la dipendenza energetica dalla Russia. Secondo punto: i target diventano vincolanti per i paesi membri. Un cambiamento che ha la strada spianata, visto che è appoggiato anche dal Consiglio.

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Portare il target al 14,5% corrisponde a una riduzione del 40% per il consumo finale di energia e del 42,5% per il consumo di energia primaria rispetto alle proiezioni dello scenario di riferimento del 2007 per il 2030”, si legge nel testo della nuova Direttiva efficienza energetica, al punto 24. “Per l’obiettivo del 2030, i contributi nazionali dovrebbero diventare vincolanti e gli Stati membri dovrebbero stabilire i loro contributi al raggiungimento dell’obiettivo di efficienza energetica dell’Unione secondo la formula prevista dalla presente direttiva”, continua il testo emendato. Inoltre, ogni quattro anni, le grandi aziende dovranno eseguire audit energetici, le cui raccomandazioni saranno obbligatorie.

La Direttiva efficienza energetica garantisce comunque la necessaria flessibilità ai paesi membri, specialmente nel fissare i target nazionali in modo da prendere in considerazioni le specificità della transizione energetica del singolo stato.

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