A breve i paesi UE inizieranno l’esame della nuova Direttiva efficienza energetica
(Rinnovabili.it) – Gli obiettivi statali di efficienza energetica dovrebbero essere “indicativi” e non vincolanti come vuole la Commissione. La formula usata per calcolare la quota che spetta a ciascuno dei Ventisette richiede “un esame dettagliato”. L’aggiornamento della Direttiva efficienza energetica proposto dall’esecutivo europeo a luglio ha un livello di ambizione troppo alto e causa “preoccupazione”. Ci sono tutti gli ingredienti per trasformare il processo di approvazione della nuova Energy Efficiency Directive (EED) in un Vietnam, viste le resistenze dei paesi membri.
Lo si apprende dal progress report preparato dalla Slovenia, che ha la presidenza di turno, in vista del prossimo incontro del Consiglio dell’Unione europea che discuterà per la prima volta la nuova Direttiva efficienza energetica presentata dalla Commissione nel quadro del pacchetto “Fit for 55”. Il documento è ad uso interno ma è stato pubblicato dal portale Euractiv e sintetizza le posizioni delle delegazioni dei Ventisette.
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Se da un lato tutti sono d’accordo sul rafforzare le misure per l’efficienza energetica, dall’altro lato temono che Bruxelles voglia correre troppo. I Ventisette chiedono soprattutto flessibilità per implementare le misure di policy più efficienti in termini di costi e vogliono una Direttiva efficienza energetica che tenga più da conto le differenze nazionali.
Flessibilità e differenze che dovrebbero essere rispecchiate dalla struttura della formula che sarà usata per calcolare quanto ciascun paese dovrà contribuire all’obiettivo generale, che punta a ridurre l’uso dell’energia comunitaria di almeno il 9% entro il 2030 rispetto allo scenario di riferimento del 2020.
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Bocciato anche il target sui risparmi. Gli Stati membri, secondo la proposta della Commissione, saranno tenuti a realizzare nuovi risparmi sul consumo finale di energia di almeno l’1,5% ogni anno dal 2024 al 2030, rispetto all’attuale 0,8%. Per i Ventisette è un obiettivo troppo ambizioso, da limare al ribasso.
I paesi membri esprimono dubbi anche sul 3% di superficie occupata da edifici pubblici da efficientare ogni anno e sui criteri più stringenti in merito alla definizione di impianti efficienti di riscaldamento e raffrescamento. Infine, il capitolo sulla povertà energetica. Qui le critiche sono all’obbligo di dare priorità alle situazioni di povertà energetica nei rinnovamenti sotto il profilo dell’efficienza energetica. Per alcuni paesi dovrebbe essere solo un’indicazione.