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Direttiva efficienza energetica: quali Paesi cercano di sabotarla?

Paesi progressisti, Paesi poco ambiziosi e gli intermedi: Il parlamentare ungherese Benedek Jávor traccia il quadro delle posizioni dei Ventotto sui nuovi obiettivi di risparmio energetico

Direttiva efficienza energetica

 

Il 16 maggio inizierà il trilogo sulla direttiva efficienza energetica dell’UE

(Rinnovabili.it) – Si stringono i tempi sulla direttiva efficienza energetica, il provvedimento del Pacchetto Energia 2030, che definirà i nuovi obiettivi europei di risparmio d’energia per il prossimo decennio. Europarlamento e Consiglio dell’Unione Europea si incontreranno il 16 maggio per dare il via ai negoziati e trovare un accordo di compromesso sul testo. Le posizioni iniziali, tuttavia, non potrebbero essere più distanti. I legislatori di Strasburgo vogliono ottenere un provvedimento di ampio respiro che contempli, per la prima volta, anche il settore dei trasporti e chiedono un target vincolante per l’efficienza energetica del 35 per cento entro il 2030. In realtà l’obiettivo è stato fortemente smussato rispetto alla prima proposta dell’Europarlamento, ossia un 40 per cento. Ma rappresenta comunque uno sforzo maggiore rispetto a quello messo sul piatto dal Consiglio dell’UE, la cui ultima proposta di compromesso riportava un target indicativo (quindi non obbligatorio) del 31-33 per cento.

Tra due organi legislativi, ad oggi, ci sono pochi punti condivisi. Uno di questi è di puntare a nuovi risparmi annui dal 1º gennaio 2021 al 31 dicembre 2030 pari almeno all’1,5 per cento, in volume, delle vendite medie annue di energia ai clienti finali, realizzate nel triennio precedente il 1° gennaio 2019. Il resto è tutto da negoziare.

 

Parlando ai giornalisti, il parlamentare ungherese Benedek Jávor (Verdi europei) ha tracciato il quadro delle posizioni dei Ventotto all’interno del Consiglio sulla direttiva efficienza energetica. Ci sono i “progressisti”, guidati da Francia e Svezia, che sostengono un obiettivo del 35%. A questi si aggiunge un sottogruppo composto da Paesi Bassi, Portogallo e Lussemburgo, che Jávor definisce “aperti a superare l’obiettivo del 30%”. E Danimarca, Irlanda e Germania che con molta probabilità sosterranno questa stessa posizione. C’è poi il gruppo intermedio in cui figurano Spagna, Italia, Belgio, Austria, Grecia, Repubblica Ceca e altri stati membri sostenitori dell’obiettivo del 30%, così come proposto inizialmente della Commissione Europea. Infine il gruppo dei “meno ambiziosi”, composto da Polonia, Romania, Ungheria, Slovacchia e Lettonia: si oppongono categoricamente al target del 30% o sono indecisi.

In generale, Jávor ha minimizzato le aspettative per il trilogo del 16 maggio, affermando che probabilmente si terrà un’altra sessione di colloqui il 30 maggio, prima dell’incontro dei ministri dell’Energia europei fissato per l’11 giugno. “Ad essere onesti, – ha aggiunto l’eurodeputato – la presidenza bulgara è desiderosa di chiudere la trattativa. Ma per il Parlamento non è necessario, dobbiamo valutare. Se non possiamo ottenere un buon compromesso sotto la presidenza bulgara, continueremo i negoziati sotto quella austriaca”.