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Detrazioni fiscali del 55%: quali previsioni per il 2012?

"entro il 30 settembre 2012 siano adottati provvedimenti legislativi in materia fiscale ed assistenziale aventi ad oggetto il riordino della spesa in materia sociale, nonche' la eliminazione o riduzione dei regimi di esenzione… tali da determinare effetti positivi… non inferioria 4.000 milioni di euro per l'anno 2012 ed a 20.000 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2013"

La recente legge 101/2011 (c.d. Manovra) e il successivo decreto legge 138/2011 (Manovra bis) hanno apportato una sforbiciata generalizzata su tutti i benefici fiscali vigenti che sarà forse imposta dalla situazione economica che stiamo vivendo ma che implicherà certamente forti controindicazioni in termini di sviluppo economico e di politica energetica, controindicazioni che si spera siano tenuti in considerazione dal Ministero delle Finanze. E’ ben vero che detti tagli non saranno applicati qualora “entro il 30 settembre 2012 siano adottati provvedimenti legislativi in materia fiscale ed assistenziale aventi ad oggetto il riordino della spesa in materia sociale, nonche’ la eliminazione o riduzione dei regimi di esenzione… tali da determinare effetti positivi… non inferioria 4.000 milioni di euro per l’anno 2012 ed a 20.000 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2013” ma il fatto di averli comunque previsti fa pensare che il governo dia per possibile il fatto di non essere in grado di metter mano alla riforma fiscale ipotizzata. Senza contare che i cittadini, a partire dal gennaio 2012 non sapranno esattamente su quali benefici potranno effettivamente contare, con le ricadute su sviluppo economico, imprenditoriale e occupazionale – per non parlare della politica energetica all’indomani dell’uscita definitiva dal nucleare – che ci possiamo immaginare. Ma d’altra parte, se l’economia ristagna, anche i consumi non decollano e quindi il fattore energia – almeno per il momento – evidentemente non preoccupa molto.

Limitandoci ad esaminare gli effetti sulle detrazioni fiscali del 55%, un’osservazione giustamente sollevata è se le riduzioni del bonus riguarderanno solo un’eventuale proroga delle detrazioni e quindi, ad esempio, nel 2012 dal 55 si passerebbe a poco più del 52% e dal 2013 al 44% (tutto sommato, sopportabile) o se invece, ben più incisivamente, verranno ridotte tutte le quote di detrazioni di cui stanno ora fruendo i cittadini che hanno realizzato interventi di efficientamento energetico a partire dal 2008 (coloro che li hanno invece conclusi nel 2007 avranno già detratto tutto il detraibile e quindi sono salvi). In questo secondo caso avremmo il risultato che il Governo ha indotto il pubblico a realizzare interventi di risparmio energetico facendo loro delle promesse di rimborso che poi non è in grado di mantenere, almeno per intero, contraddicendo il principio di non retroattività previsto dallo statuto del contribuente.

Ma quanto sarebbe l’impatto della manovra sulle detrazioni del 55% nell’ipotesi di toccare anche gli interventi già realizzati? Facciamo due conti. Escludendo il 2007, dal 2008 al 2010 circa 890.000 persone hanno realizzato lavori per un importo stimato (i dati ufficiali 2010 non sono ancora disponibili)di 11.300 milioni di euro. Ipotizzando poi che nel 2011, anche senza voler considerare il boom del 2010, almeno altri 300.000 utenti vogliano intraprendere un intervento spendendo – diciamo – altri 4 miliardi circa, avremmo – dal 2008 al 2011 – in totale una spesa di 15,3 miliardi di euro sostenuta da 1.200.000 utenti circa. Il 55% di questa spesa rappresenta 8,4 miliardi a carico dell’Erario spalmabili, per semplificare, su 10 anni in ragione di 840 milioni all’anno.

Se, sempre per semplificare, assumiamo che siano da restituire al 2012 mediamente sette annualità, possiamo dire che in quell’anno non verrebbe restituito il 5% di quanto promesso, ossia 42 milioni, mentre dal 2013 al 2018 non verrebbe restituito il 20%, cioè 168 milioni ogni anno. Per un totale risparmiato dallo Stato di 1050 milioni di euro e per un importo mediamente non restituito a ciascun contribuente di 1180 euro.

E’ chiaro che le considerazioni di cui sopra sono di larga massima e ipotizzate al solo scopo di avere un’idea sull’impatto che avranno le manovre sulle detrazioni fiscali. Inoltre non sono stati qui affatto considerati i benefici insiti negli incentivi, ossia emersione del lavoro nero, sviluppo dell’occupazione e della produzione, maggior gettito di IRPEF e di IRES per lo sviluppo indotto dell’economia e del sociale. Alcuni giorni fa, tuttavia, il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia, riconoscendo i benefici introdotti dalle detrazioni e messi in evidenza dai rapporti informativi dell’Enea al Ministero, ha dichiarato che il Governo sta ora predisponendo un decreto per la crescita che dovrebbe contenere, non solo la proroga delle detrazioni, ma anche la loro stabilizzazione, almeno per tre anni, per dare certezze di investimento non solo ai contribuenti ma anche ai produttori.

E’ chiaro che nella valutazione complessiva degli incentivi devono essere considerate non solo le spese ma anche le entrate prodotte e gli investimenti miliardari indotti. Per ottimizzare quindi definitivamente il bilancio, non resta che una mossa da fare: sfruttare appieno l’esperienza che l’Enea ha acquisito in questi cinque anni nella gestione delle detrazioni, correre ai ripari sulle criticità più volte segnalate, strutturarsi per procedere a controlli a campione sugli interventi realizzati sfruttando la banca dati esistente, incrementare l’informazione ai cittadini attraverso i media. Last but non least, occorre ricordarsi che dopo aver presentato il Piano Nazionale per l’Efficienza Energetica al 2020 a Bruxelles lo scorso agosto, è ora dovere di tutti impegnarsi per il raggiungimento degli obiettivi previsti. L’Enea possiede una struttura collaudata che in questi anni si è dimostrata capace di reggere l’impatto diretto con oltre un milione di utenti ed è sicuramente in grado di dare un contributo determinante. Al legislatore non resta che cogliere questa opportunità.

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