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I nuovi criteri ambientali (e sociali) per l’illuminazione pubblica

Un nuovo decreto ministeriale definisce i nuovi “obiettivi di sostenibilità” per lampade, luci a Led, gruppi ottici e progettazione impianti. Affrontato il tema dell’inquinamento luminoso e della difesa dei lavoratori

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Nuovi standard per gli appalti verdi sul fronte illuminazione pubblica

(Rinnovabili.it) – L’illuminotecnica ha fatto salti da gigante negli ultimi anni. La rapida evoluzione tecnologica e di mercato costringe oggi l’Italia a rimetter mano a quegli standard “green” che vincolano gli appalti nella Pubblica Amministrazione (PA). Come? Con un nuovo decreto ministeriale che aggiorni i cosiddetti criteri ambientali minimi (CAM) per l’illuminazione pubblica.

 

Dal 2008, per legge, vengono definiti precisi obiettivi di sostenibilità per le pratiche d’acquisto verdi delle PA. Ogni categoria merceologica ha i suoi target (o CAM), che debbono obbligatoriamente rispecchiare i progressi tecnologici del comparto. Gli ultimi criteri ambientali minimi per lampade e luci erano stati approvati nel 2013. Ora il dicastero ambientale torna sull’argomento con un nuovo decreto che rivede al rialzo l’impegno ambientale e non solo.

 

Nuovo Decreto CAM per l’illuminazione: di cosa si tratta?

L’obiettivo del provvedimento è da un parte privilegiare le soluzioni più efficienti e dunque legate ad un maggior risparmio di energia e soldi, e dall’altro assicurare il minor impatto possibile sui cittadini. Per questo motivo, le norme tornano ad affrontare il problema dell‘inquinamento luminoso definendo stavolta una dettagliata “zonizzazione” delle aree da illuminare: ad ogni zona sarà assegnato un  livello massimo di diffusione verso l’alto della luce, finalizzando il controllo anche alla salvaguardia dell’ambiente notturno, della biodiversità e degli equilibri ecologici.

 

Il provvedimento innalza ovviamente anche le prestazioni richieste in tema di efficienza energetica, durata e affidabilità degli impianti, apportando modifiche anche le prestazioni degli apparati attraverso l’aggiornamento di due indici i corpi illuminanti. Le prestazioni vengono differenziate a seconda delle aree da illuminare, per adattarsi a ogni tipo di esigenza.

 

“E’ stato stimato – spiega il Ministero dell’Ambiente in una nota stampa  – che la sostituzione di tutti i vecchi impianti di illuminazione pubblica porterebbe un possibile risparmio economico di circa 500 milioni di euro l’anno per gli enti locali, nonché una riduzione consistente dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra”.

 

Ma le novità di quest’ultimo aggiornamento riguardano essenzialmente aspetti sociali degli ‘acquisti verdi’: i nuovi criteri ambientali minimi per l’illuminazione pubblica definiscono dei criteri di sostenibilità per gli appalti che ricalcano i principi etici fissati nelle principali convenzioni ONU sui diritti dei lavoratori. Questo significa maggiore attenzione alla difesa dei produttori nazionali da una concorrenza basata spesso sul mancato rispetto di condizioni di lavoro dignitose, vigilando che i candidati dimostrino di adottare modelli organizzativi e gestionali in grado di prevenire comportamenti illeciti nei confronti dei lavoratori.