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Quanto pesa l’uso del condizionatore in bolletta?

Un nuovo studio di Ca’ Foscari e CMCC rivede al rialzo l'incidenza del raffrescamento sulle spese familiari. "Sarà un nuovo fattore destinato ad aumentare la povertà energetica legata all’elettricità"

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(Rinnovabili.it) – L’uso del condizionatore può far lievitare le bollette elettriche delle famiglie, al punto da essere inserito tra i fattori concomitanti della “povertà energetica”. A rivelarlo è uno studio dell’Università Ca’ Foscari Venezia e del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), pubblicato in questi giorni sulla rivista scientifica Economic Modeling (testo in inglese).

La difficile relazione che lega climatizzazione e domanda energetica è da tempo al centro delle preoccupazioni dell’International Energy Agency – IEA. Nel suo report del 2018 -“The Future of Cooling” – l’Agenzia spiegava come i condizionatori d’aria rappresentassero già un quinto dell’elettricità totale utilizzata negli edifici di tutto il mondo. E il 10% di tutto il consumo di elettricità a livello globale. La crescita demografica e l’estremizzazione delle condizioni climatiche rischiano di aumentare ulteriormente questa domanda.

Ma soprattutto rischiano di gonfiare le bollette domestiche. Il nuovo studio è partito dall’analisi dei dati climatici della NASA e da quelli socio-economici di famiglie residenti in Australia, Canada, Francia, Giappone, Olanda, Spagna, Svezia e Svizzera. Il risultato? In media, l’uso del condizionatore porta a spendere fino al 42% in più per l’energia elettrica.

L’effettiva percentuale varia, ovviamente, in base alle temperature e agli aumenti previsti, ma in ogni caso l’impiego dell’aria condizionata emerge come un fattore importante per la povertà energetica.

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Il perché lo spiega Enrica De Cian, professoressa di Economia ambientale a Ca’ Foscari e responsabile del team di ricerca del progetto ERC Energya che ha svolto lo studio. “Il concetto di povertà energetica, già oggetto di attenzione in Europa, è di norma legato alla possibilità di assicurarsi un livello adeguato di riscaldamento durante i mesi più freddi. I nostri dati, tuttavia, suggeriscono di allargare il concetto includendo il ruolo sempre più determinante del raffrescamento estivo“, sottolinea De Cian. “I nuclei familiari più poveri spendono già di norma una porzione ampia del loro budget in beni essenziali, come il cibo e l’elettricità. Quest’ultima voce dovrà aumentare per proteggere i più vulnerabili dal rischio di mortalità o da altri gravi problemi di salute durante le ondate di calore”.

Chi usa il condizionatore e perché

“L’elemento innovativo di questo lavoro – afferma l’economista Teresa Randazzo, prima autrice dello studio – è che la nostra analisi empirica permette di tenere conto di fattori di scelta che sono di norma difficili da osservare e misurare, come la percezione personale del comfort termico, l’avversione al rischio o la consapevolezza ambientale”.

Lo studio evidenzia in effetti come varie caratteristiche individuali e domestiche influenzino l’adozione dell’aria condizionata nelle case. Ad esempio, la presenza di minori in casa induce ad adottare e ad usare di più i condizionatori.

Ancora, gli individui più istruiti tendono a usare meno i condizionatori, suggerendo che sono più consapevoli dell’impatto dei loro consumi sull’ambiente. Allo stesso modo, le famiglie che sono più inclini al risparmio energetico tendono ad usare meno l’aria condizionata. Viceversa, le famiglie che posseggono numerosi elettrodomestici tendono ad usare di più i condizionatori.

Vivere in aree urbane aumenta la probabilità che si adotti un condizionatore di 9 punti percentuali, un contributo importante, se paragonato al ruolo del clima o del reddito familiare, probabilmente dovuto al fenomeno delle isole di calore urbane, spiega Malcolm Mistry, responsabile dei dati climatici per il progetto Energy-a, e coautore della ricerca.

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I trend nel mercato dei condizionatori

Spinte in gran parte dal settore residenziale, dal 1990 le vendite annuali dei condizionatori d’aria  sono più che triplicate a livello mondiale, raggiungendo 135 milioni unità nel 2016, secondo gli ultimi dati dell’Agenzia Internazionale per l’Energia. La Cina è in testa, con 41 milioni di condizionatori nelle case private, seguita da 16 milioni negli Stati Uniti e circa 9 milioni sia in Giappone che in Europa. “Secondo il nostro studio, oltre al ruolo determinante del miglioramento del tenore di vita, i cambiamenti climatici aumenteranno i tassi di adozione dell’aria condizionata anche in Europa, con incrementi fino al 21% in Spagna e al 35% in Francia tra soli 20 anni” conclude la professoressa De Cian.