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Certificati bianchi: oltre 6 mln di TEE nel 2013

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(Rinnovabili.it) – Oltre 21 mila progetti valutati e quasi 6 milioni di TEE (Titoli di Efficienza Energetica) rilasciati, per un corrispettivo di 2.3 Mtep risparmiati nel 2013. Sono i numeri del rapporto annuale sui certificati bianchi curato dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), presentato ieri al ministero dello Sviluppo economico. Il dossier riassume i principali indicatori e le tendenze che hanno caratterizzato il meccanismo di questi incentivi fra il febbraio 2013 e lo stesso mese del 2014. La gestione del servizio, prima in capo all’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG), è passata un anno fa al GSE. Un passaggio che aveva destato inizialmente non poche preoccupazioni: tuttavia, secondo il direttore della Divisione sviluppo energetico sostenibile del ministero di via Molise, Mauro Mallone, «si sono dimostrate infondate perché il GSE ha gestito egregiamente il sistema». Mallone ha anche sottolineato che «se facciamo un confronto con gli altri paesi europei, dati alla mano, l’Italia risulta all’avanguardia nel campo dell’efficientamento energetico. Ci siamo dotati di strumenti validi come i certificati bianchi, che stanno prendendo piede con il tempo e porteranno sensibili vantaggi a questo settore».

Il rapporto è stato presentato da Davide Valenzano, responsabile Unità attività regolatorie e monitoraggio del GSE. Sostiene che il cambio di governance del meccanismo, a seguito del D.M. 28 dicembre del 2012, abbia ampliato la platea dei potenziali richiedenti titoli di efficienza, introdotto premialità per i grandi programmi industriali e infrastrutturali. I progetti sono passati da 7 mila nel 2012 a quasi 22 mila nel 2013. A contribuire maggiormente alla tripla capriola dei numeri sono stati il settore industriale e quello dei servizi. Il GSE ne deduce che questi ultimi «testimoniano il crescente interesse degli operatori e un costante e deciso spostamento dell’interesse per i certificati bianchi verso il settore industriale».

 

Nel rapporto si legge anche che il meccanismo dei certificati bianchi contribuirà sensibilmente a raggiungere gli obiettivi di politica energetica stabiliti dal governo. Tra questi c’è la diminuzione dei consumi primari di energia dal 17 al 26% al 2050 rispetto al 2010. Cruciali per il successo saranno le misure che riguarderanno i settori dell’edilizia e dei trasporti.

 

In quanto a stime, la strategia energetica nazionale (SEN) prevede che i TEE contribuiranno alla riduzione dei consumi finali per circa 5 Mtep all’anno dal 2011 al 2020. Tenuto conto degli altri meccanismi di incentivazione – detrazioni fiscali e conto termico – è ipotizzabile che i certificati bianchi seguiranno sempre più decisamente un trend che già comincia a definirsi, orientandosi sempre più verso industria e servizi. Esistono già misure che stimolano in questi campi l’efficientamento dei grandi progetti: si considerano tali quelli che valgono almeno 35000 titoli/anno e la cui vita tecnica raggiunge i 20 anni. In questi casi, il proponente può chiedere TEE che rimangano vincolati a un valore costante per l’intera vita utile del progetto, non preoccupandosi di ciò che succede in borsa. Tale valore non può superare la media di quello assicurato ai distributori negli ultimi 3 anni. Per contro, i titoli non possono essere scambiati sul mercato, perciò vengono emessi e ritirati dal GSE. Simili meccanismi permettono di calmierare il mercato dei TEE, mettendo un freno ai rischi di speculazione che hanno minacciato il sistema negli anni. Ma si può davvero affermare che contribuiscano sensibilmente al taglio delle emissioni richiesto dalla direttiva europea 2012/27? Quest’ultima è stata recepita dal governo il 7 aprile scorso, ma non tutti sono concordi nel considerarla un traguardo ambizioso. La posizione di Sebastiano Serra, capo della segreteria tecnica del ministro dell’Ambiente, è molto critica nei confronti di una mancata modifica migliorativa dei target proposti dall’Ue. Il funzionario lo ha ribadito anche a margine della conferenza di presentazione del rapporto: «Senza target vincolanti non si va da nessuna parte – ha esordito – e il governo dovrebbe impegnarsi più seriamente. Il piano nazionale per l’efficienza energetica vale 65 milioni di euro: bazzecole. Con questi numeri non si va da nessuna parte. Lo stesso fondo nazionale stanziato dal governo – 70 milioni – è troppo esiguo».

 

 

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