Con 33 milioni di certificati emessi in dieci anni TEE hanno raggiunto raggiungono la maturità di mercato. Ma il quadro normativo ancora non ha la certezza necessaria
(Rinnovabili.it) – Le misure di efficienza energetica continuano a portare grandi risultati in Italia. La dimostrazione pratica arriva dai certificati bianchi, principale meccanismo di incentivazione per il settore che, nei suoi dieci anni di funzionamento, ha supportato la realizzazione di oltre il 50% dei risparmi energetici conseguiti a livello paese. A raccontare lo stato dell’arte è stata in questi giorni la conferenza “Certificati bianchi: titoli di efficienza energetica a portata di mano”, organizzata a Roma dalla FIRE, Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia. Dal confronto della due giorni capitolina è emerso che il meccanismo dei titoli di efficienza energetica (TEE) negli ultimi anni ha consentito di conseguire un miglioramento dell’efficienza energetica soprattutto nel settore industriale, generando un risparmio di 2,7 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio nel 2014; ossia l’equivalente di circa 30 TWh. Oltre 33 milioni di titoli emessi dal 2005 a febbraio 2015 e un futuro altrettanto roseo; secondo la notifica inviata dal nostro Governo alla Commissione europea infatti, i certificati bianchi contribuiranno al 60% dell’obiettivo al 2020.
L’analisi dell’evoluzione del contesto normativo illustra una situazione di stabilizzazione e di minore incertezza dell’impianto regolatorio. L’introduzione del D.M. 28 dicembre 2012 ha infatti favorito una sensibile spinta alla presentazione di progetti grazie ai nuovi obiettivi di risparmio per il periodo 2013-2016 e all’implementazione delle regole applicative per l’ottenimento dei TEE. Ma la strada da percorrere è ancora lunga. “Lo schema si trova di fronte a una prova di maturità” ha affermato il diretto FIRE Dario Di Santo “da un lato ha consentito di ottenere risultati eccellenti, dall’altro – in attesa delle linee guida di aggiornamento delle regole inizialmente previste nel 2013 – sta creando apprensioni fra gli operatori a causa di modifiche operative introdotte dal GSE nella gestione delle pratiche e nel processo di verifica”. Si tratta di cambiamenti che, per quanto animati da criteri condivisibili (garanzie sulla bontà dei progetti, opportunità di promuovere una qualificazione crescente degli operatori, necessità di aggiornare alcuni parametri tecnici), sono stati attuati senza la preventiva emanazione delle citate linee guida, cogliendo gli operatori di sorpresa e causando qualche ritardo nella gestione di alcune pratiche. “Un’ulteriore conferma che la complessità del nostro sistema legislativo e i ritardi attuativi creano poi problemi operativi a chi gestisce gli schemi di incentivazione e dunque anche agli operatori” ha continuato Di Santo “ma sono comunque problemi superabili ricorrendo a un maggiore dialogo fra Istituzioni e stakeholder: per questo FIRE avvierà in collaborazione con il GSE e le altre Istituzioni un osservatorio permanente nell’’ambito del progetto europeo Enspol, al fine di facilitare lo scambio di informazioni fra le parti”.