Rinnovabili • Rinnovabili •

Il biogas italiano dà energia a 3 mila case in USA

Un impianto a biogas alimentato con scarti alimentari entrerà in funzione in North Carolina, per evitare la discarica a 120 mila tonnellate di rifiuti

Il biogas italiano dà energia a 3 mila case in USA-

 

(Rinnovabili.it) – Chi trova un bidone, trova un tesoro. I rifiuti organici diventano una risorsa trasformandosi in energia grazie a un impianto a biogas alimentato da Forsu (la frazione organica del rifiuto solido urbano). Succede in North Carolina, nella città di Charlotte, dove 3 mila case potranno godere dei benefici della cogenerazione. La potenza della centrale è di 5,2 MW, e si prevede che garantirà il trattamento di 118 mila tonnellate di rifiuti l’anno.

 

A gestire l’impianto sarà un’azienda italiana, l’Austep, che progetta e realizza centrali a biogas e biometano e si è specializzata, negli anni, nel trattamento della frazione umida dei rifiuti solidi urbani.

«L’esempio più tipico di ciò che viene definito rifiuto organico è la buccia di banana – rivela all’AdnKronos l’amministratore delegato, Alessandro Massone – Un impianto biogas alimentato da rifiuti e da scarti alimentari è in grado di produrre energia elettrica e termica. Un processo che normalmente avviene in 6 mesi, noi lo concentriamo in 30 giorni».

 

Il biogas italiano dà energia a 3 mila case in USA

 

I rifiuti o gli scarti alimentari vengono depositati all’interno della macchina chiamata “Tornado”. Essa crea un vortice in grado di separare, grazie alla forza centrifuga, il materiale leggero (sostanzialmente le plastiche) dalla componente organica più pesante. Il materiale viene poi ripulito ulteriormente da componenti meno volatili delle plastiche, come sabbie e sassi. In ultimo, è inviato ai digestori che producono il biogas attraverso il processo di digestione anaerobica. In pratica, invece di portare i rifiuti in discarica per lo smaltimento, si avvia un processo di fermentazione naturale che li trasformerà in materiale organico. Il residuo di tale materiale può rientrare nel ciclo produttivo, in particolare potrà essere utilizzato come fertilizzante. Quello di Charlotte, secondo Alessandro Masone, è «un progetto apparentemente ambizioso, ma realizzabile nel concreto. Non per niente il mercato americano ha dimostrato di saper riconoscere l’importanza e il valore di questo sistema».