Il recupero delle batterie usate delle e-car può offrire una soluzione per lo stoccaggio energetico stazionario fino al 50% più conveniente dei sistemi attuali
(Rinnovabili.it) – Mentre il mercato dei veicoli elettrici cresce rapidamente c’è chi si interroga sulla seconda vita delle batterie utilizzate negli EV. A tutt’oggi, ancora non è stato messo a punto un sistema sicuro per riciclare i diffusi sistemi di stoccaggio agli ioni di litio e i progetti più promettenti in tema di recupero di questa tipologia di batterie sono quelli finalizzati allo stoccaggio energetico stazionario. In altre parole: finiscono di essere utili per le automobili, lo diventano per l’accumulo domestico o commerciale.
Secondo i dati di Bloomberg New Energy Finance (BNEF) questa opzione potrebbe divenire realtà prima del previsto. Il rapporto di BNEF stima che per il 2025 ci saranno ben 29 GWh di batterie usate di veicoli elettrici. Valore che supera di gran lunga le dimensioni attuali del mercato di stoccaggio stazionario. Di questi, è convinto l’analista senior Claire Curry, quasi un terzo (10GWh) otterrà una seconda chance di vita come sistema fisso di energy storage.
Oggi, un nuovo sistema di stoccaggio stazionario può costare fino a 1000 dollari il kWh. Al contrario, riproporre le batterie usate degli EV potrebbe essere una mossa vincente sul fronte della spesa economica. La proiezione della BNEF mostra che la riallocazione delle batterie al litio potrebbe costare fino a 49 dollari / kWh nel 2018, con un costo di 400 dollari / kWh aggiuntivo per la trasformazione in un sistema di “stationary storage”.
L’industria automobilistica è divisa sulla questione. Mentre Tesla ha bocciato categoricamente la convenienza di una simile opzione (almeno per le sue batteri), BMW, Nissan e Mercedes-Benz hanno già avviato da tempi progetti di recupero che vanno in questa direzione. “Lo sviluppo del mercato della ‘seconda vita’ per le batterie è interessante sia per le case automobilistiche, che per i responsabili politici, le imprese di stoccaggio, le utility e i proprietari di impianti rinnovabili”, si legge nel report. “Offre la possibilità di grandi quantità di accumulo a basso costo e può diventare attuabile anni prima che i nuovi prodotti di storage sovvenzionati siano sufficientemente economici per essere implementati”.