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Il MIT resuscita le batterie ai sali fusi per l’accumulo di rete

Un piccolo cambio nel design e le batterie sodio / nichel-cloruro possono essere nuovamente tirate fuori dal cassetto

batterie ai sali fusi

 

(Rinnovabili.it) – Le batterie ai sali fusi hanno quasi 50 anni di storia alle spalle ma ben pochi sbocchi pratici: nonostante il concept sia noto da tempo, per funzionare questi dispositivi richiedono membrane sottilissime, dimostratesi sempre troppo fragili per poter funzionare a lungo.

Questo prima della ricerca svolta da un gruppo di chimici del MIT. Il professor Donald Sadoway, assieme ad alcuni colleghi, è riuscito ad eliminare questa fragilità, regalando una nuova chance alla tecnologia.

 

Le batterie ai sali fusi sono dispositivi di accumulo elettrochimico in cui gli elettrodi vengono mantenuti a temperature di fusione per consentire il trasferimento delle cariche. I modelli studiati in questi anni si basano sulle coppie sodio / zolfo o sodio / nichel cloruro. Le uniche membrane in grado di adattarsi a queste condizioni erano quelle realizzate con l’ossido ceramico dell’alluminio, ottimo per separare le cariche ma pessimo in quanto a robustezza.

 

Il team del MIT ha scoperto come superare il problema impiegando al posto della membrana ceramica una rete di acciaio rivestita con nitruro di titanio. Mentre lo strato ceramico ordina le molecole in base alle loro dimensioni fisiche, utilizzando la dimensione dei suoi fori, la rete in acciaio si affida invece alle sue proprietà elettriche per ottenere lo stesso risultato. E dimostra di essere decisamente più resistente.

 

L’uso del nuovo tipo di membrana può essere applicato a un’ampia varietà di batterie ad elettrodo fuso, rinnovando completamente la progettazione di questi elementi. Secondo gli scienziati i risultati potrebbero aprire le porte ad un’intera famiglia di materiali economici e durevoli per la realizzazione di batterie ricaricabili di grandi dimensioni, pensate per l’accumulo di rete. “Il fatto che tu possa costruire un tipo di batteria al sodio/zolfo, o una batteria di tipo sodio / nichel-cloruro, senza ricorrere all’uso di ceramica fragile, cambia tutto”. Questa tecnologia avvertono i ricercatori, non è adatta ad impieghi come veicoli elettrici  o telefoni: il loro punto di forza sono le installazioni fisse di grandi dimensioni dove il costo è fondamentale, ma dimensioni e peso lo sono meno.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.