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Automazione industriale, il segreto per garantire l’equilibrio tra sostenibilità e competitività

Automazione schneider electric

Schneider Electric ha elaborato da tempo una formula che potremmo definire l’equazione della sostenibilità per le imprese: digitalizzazione + elettrificazione = sostenibilità. La consapevolezza dell’evolversi delle tecnologie del mondo industriale ha però spinto l’azienda ad aggiungere un nuovo elemento all’equazione, ovvero l’automazione.

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Perché è così importante questo concetto e perché oggi non è possibile scindere la sostenibilità del comparto industriale dall’automazione?  Lo abbiamo chiesto a Claudio Giulianetti, VP Industrial Automation di Schneider Electric per l’Italia.

Prima di tutto è essenziale definire un concetto. In Schneider Electric pensiamo che per essere più tangibili ed efficaci nel portare risultati e valore sul tema della sostenibilità in ambito industriale, un elemento fondante sia la tecnologia. Oggi la tecnologia è lo strumento chiave che permette di trasformare in realtà ciò che definiamo all’interno della strategia e della visione di sostenibilità indirizzare al miglioramento del nostro impatto sull’ambiente.

La tecnologia è il connubio dei tre elementi che compongono la rinnovata equazione di Schneider Electric, ovvero digitalizzazione + elettrificazione + automazione  = sostenibilità. Non si tratta di una formula magica, ma di una strategia realizzabile concretamente. 

In che modo? Le applicazioni tecnologiche permettono di elettrificare gli impianti, appoggiandosi in maniera sempre più preponderante alle fonti rinnovabili, ma soprattutto consentono questo binomio tra digitalizzazione dei software industriali con l’hardware dell’automazione. E’ proprio l’automazione a consentire una maggiore efficienza dei processi pur preservando le performance, un obiettivo chiave che potremmo considerare la sfida odierna. 

Quello di garantire al contempo massima sostenibilità, domanda energetica ottimizzata e maggiore efficienza produttiva sembra un paradosso. Come superare questa sfida?

Garantire valore, produzione, performance, ma nello stesso tempo ridurre i consumi, ridurre gli sprechi, ridurre le emissioni di CO2, senza dubbio può sembrare un ossimoro. In realtà è proprio facendo leva sulla digitalizzazione per raccogliere i dati e sull’automazione delle linee produttive e delle utenze dei settori industriali, che si possono leggere i dati di produzione, andarli a ottimizzare,  fare efficienza e ridurre le emissioni. 

Il mix di questi tre elementi, Schneider Electric lo vede come le fondamenta per un futuro industriale più sostenibile e green. Attraverso l’automazione, inoltre, è possibile efficientare non solo le linee produttive, ma anche il building, e più processi riusciamo ad efficientare migliori saranno le performance raggiunte, tutto grazie a tecnologie sempre più all’avanguardia.

Ci può fare qualche esempio?

Un esempio è la robotica, che fino a poco tempo fa era ad appannaggio esclusivo di alcuni settori industriali come l’automotive e che, oggi invece  si è diffusa anche in molti altri ambiti. Inoltre, non è possibile parlare di innovazione digitale e automazione senza poi citare l’intelligenza artificiale, altro elemento che sta guadagnando una posizione da protagonista con una velocità di accelerazione  a cui non siamo abituati.

Questo elemento sottolinea uno dei passaggi fondamentali in questo campo, ossia quello dall’automazione basata sull’hardware a quella basta sul software. Per quanto riguarda Schneider Electric a livello di software industriale, cosa proponete alle aziende che si affidano a voi?

Noi partiamo proprio da un concetto che vede i due mondi dell’hardware e del software integrati e si identifica con le soluzioni EcoStruXure. Si tratta di un approccio fatto a livelli dove nello strato più basso si trovano i prodotti, quindi l’hardware, ed in quelli più alti i software che permettono di creare applicazioni e servizi e integrare i diversi sistemi, con un approccio che deve essere aperto e interoperabile. Grazie a questa piattaforma Schneider Electric riesce a collegare il mondo dell’operation al mondo che prima era appannaggio esclusivo dell’information technology

Secondo una delle principali società di consulenza strategica, il 74% delle aziende considera la trasformazione digitale e l’automazione industriale come una priorità assoluta. C’è dunque una presa di coscienza del settore. Quali vantaggi si possono ottenere a breve termine?

I vantaggi saranno veramente importanti dal punto di vista di produttività e di capacità di essere concorrenziali, elemento chiave di un’azienda che vuole rimanere sul mercato.

L’industria italiana ha passato nel corso degli ultimi anni un periodo non facile con la crescita inflazionaria, problemi di approvvigionamento e bollette sempre più alte. Quindi c’è necessità di contingentare queste voci di bilancio, sicuramente automazione e digitalizzazione saranno elementi fondamentali per poter lavorare in questa direzione.

L’altro vantaggio a breve termine derivato dall’innovazione tecnologica per il settore industriale è poi l’aumento della produzione ed il miglioramento dei processi produttivi. 

L’obiettivo è estremamente ambizioso perché implica inserire una logica di customizzazione di massa, a cui i consumatori sono ormai abituati, all’interno di una logica di produzione che invece tenderebbe alla standardizzazione. 

Senza automazione industriale e digitalizzazione il traguardo sarebbe impossibile da raggiungere. 

C’è poi un vantaggio importante in termini di branding. Sicuramente un’azienda che oggi riesce ad essere più green ottiene un migliore posizionamento sul mercato grazie ad una “brand Image” più credibile di fronte ai consumatori che rende tangibile questa sostenibilità.

L’ultimo ma non meno importante vantaggio è un beneficio fiscale. Aspettando che finalmente il Governo rilasci i decreti attuativi, con il Piano Transizione 5.0 potranno  diventare realtà progetti di sostenibilità integrati a progetti di digitalizzazione. Le aziende che investiranno non solo in ottica di innovazione, ma con un interesse specifico sul tema del green e della sostenibilità potranno avere anche un vantaggio anche in termini di benefici fiscali o detrazioni.

Automazione industriale

Nel momento in cui sarà finalmente delineato il Piano di Transizione 5.0, Schneider Electric come supporterà questa evoluzione non solo in termini di software ma anche di servizi di consulenza?

Consulenza è proprio la parola chiave. Noi crediamo fermamente nel concetto di ecosistema perché riteniamo sia impossibile risolvere questa complessità da soli: ci collochiamo nei confronti di clienti proprio come dei consulenti che si prefiggono l’obiettivo di unire la parte tecnologica, alla parte dei servizi, ma affiancando l’azienda anche nella parte fiscale. 

Tutto ciò è possibile grazie ad una rete di partner e all’esperienza “che abbiamo fatto in casa nostra”, testando le tecnologie direttamente nelle nostre di fabbriche, proprio perché vogliamo mettere a servizio di coloro che si affidano a noi, le competenze maturate da  Schneider Electric nel corso di oltre 15 anni quale leader tra le corporation più sostenibili al mondo.

Come abbiamo già fatto per l’Industria 4.0 , riusciremo a seguire le aziende anche all’interno di un contesto che può essere quello di Transizione 5.0, sviluppando un programma ricco di soluzioni innovative, ma che si collochi e rispecchi quelli che sono i requisiti del piano di incentivazione, supportando il cliente in tutte le fasi, dal design all’implementazione, fino all’ottenimento dei crediti di imposta.

Come Schneider Electric vorremmo essere questo: non solo un fornitore di tecnologia, ma un partner che fornisce le competenze per garantire anche il raggiungimento di tutti gli altri obiettivi. 

La competenza di Schneider Electric abbraccia inoltre l’intera catena del valore industriale, questo perché se la supply chain non è efficiente sotto il profilo della sostenibilità sarà impossibile raggiungere gli obiettivi preposti di decarbonizzazione.

Senza dubbio avete il polso della situazione, ma anche una posizione privilegiata per comprendere come si sta evolvendo questo settore. Quali sono le principali esigenze emerse in Italia?

E’ un fenomeno questo cruciale e centrale perché fino a poco fa erano solo i grossi gruppi che si impegnavano ad efficientare l’intera catena dei fornitori. 

Oggi invece stiamo assistendo a un cambio di paradigma, con ritmi estremamente rapidi. 

Le aziende capofila che trainano la catena, stanno imponendo dei paletti a tutta la supply chain dei fornitori, chiedendo certificazioni, chiedendo report di sostenibilità, chiedendo un percorso di decarbonizzazione ben delineato. 

Ci sono anche realtà che, anche senza essere inserite in questa dinamica “forzata”, hanno compreso appieno che se si vuole rimanere competitivi si deve investire in questa direzione, migliorando i processi produttivi.

Grazie al nostro punto di osservazione privilegiato stiamo assistendo ad una dinamica di accelerazione in tal senso di tutta la filiera, basata su strategie di sostenibilità da definire passo per passo, che dimensionano gli sforzi e misurano i ritorni attesi su tutte le dimensioni – economiche, di immagine, di certificazione. 

In questo processo virtuoso entra inevitabilmente a far parte anche l’automazione industriale, con tecnologie avanzate, l’intelligenza artificiale, l’apprendimento automatico. Questo apre un capitolo sulla questione lavoratori: servono nuove competenze? 

Il tema delle competenze sarà uno dei nodi da sciogliere per il futuro perché la carenza di talenti riguarda tutti. Avremo un periodo di transizione in cui dovremo creare queste nuove competenze, dovremo creare nuovi ruoli, nuove linee di lavoro.

E’ un punto sul tavolo di tutti gli imprenditori e di tutte le aziende perché effettivamente è oggi lo scoglio più importante. E’ per questo che, ancora una volta, non si può pensare di agire da soli, ma serve un ecosistema.

Come Schneider per esempio lavoriamo col mondo scolastico, con gli  ITS e le Università, per formare i professionisti del futuro. Per aiutare la filiera a cogliere le opportunità fin da subito, oltre alla formazione i vendor possono mettere in campo anche strumenti di supporto.

Ad esempio, noi abbiamo lanciato un programma per aiutare i player della filiera,  soprattutto chi costruisce macchinari automatici, a definire dei life cycle assessment per attivare un processo di miglioramento iterativo che migliori il grado di sostenibilità lungo tutto il ciclo di vita della macchina.  

Abbiamo avviato i primi pilot con i clienti, ora dovremo costruire il set di competenze specifiche, per questo stiamo andando per esempio a parlare con gli incubatori, con i centri di competenza, con le università. Contemporaneamente stiamo sviluppando degli algoritmi di automazione industriale che consentono, ad esempio, di conoscere quanta CO2 viene emessa in un determinato punto del ciclo produttivo – e ben presto entrerà nell’equazione anche l’intelligenza artificiale con l’auto-apprendimento. E’ veramente un mondo molto interessante in forte fermento, su cui c’è molto da lavorare. 

E’ questa l’automazione universale che contraddistingue Schneider Electric?

Noi quando parliamo di automazione universale intendiamo proprio un’automazione che sia aperta, perché un mondo chiuso è comunque limitato e circoscritto. Invece se si vogliono massimizzare tutte le opportunità, bisogna essere aperti: il software deve essere in grado di interloquire con tutti i device presenti sul mercato, deve essere sempre più plug-and-play, anche perché le nuove generazioni hanno questa attitudine.

Senza trascurare mai la sostenibilità, ovvero un’automazione che preveda per ogni prodotto una chiara etichetta, una sorta di carta di identità che identifichi le azioni da poter compiere in futuro, come per esempio nel caso dello smaltimento dell’oggetto, ma anche le emissioni legate alla produzione stessa. Partendo dall’oggetto stesso, per poi passare alla macchina ed arrivare poi all’impianto, coinvolgendo l’intero ecosistema industriale.

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