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Apparecchi energetici intelligenti, verso l’interoperabilità

Il nuovo Codice di condotta dell'UE mira a garantire l'interoperabilità degli elettrodomestici smart. Ottenuta l'adesione dei primi 10 produttori

Apparecchi energetici intelligenti
Foto di Pavol Tančibok su Unsplash

Entro un anno i primi prodotti connessi interoperabili

Sono chiamati in gergo Energy Smart Appliances (ESA), letteralmente Apparecchi Energetici Intelligenti e rappresentano lo strumento principe per digitalizzare case ed edifici, permettendo ai consumatori di rivestire un ruolo principale nella futura rete intelligente. Tuttavia, una loro implementazione su larga scala potrebbe causare problemi di interoperabilità. Problemi che l’Unione europea ha deciso di risolvere con il primo Codice di Condotta dell’UE, a cui hanno già aderito 10 produttori di elettrodomestici e sistemi di riscaldamento.

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L’Importanza degli Apparecchi Energetici Intelligenti

Si prevede che il numero di case intelligenti in Europa raggiungerà gli 86,3 milioni entro il 2026 (dati Statista, 2022), un numero impressionante dal momento che il Blocco conta quasi 450 milioni di abitanti. Si tratta di più di un terzo della popolazione, considerando che oggi un’abitazione media può ospitare oltre 2 persone. In questo contesto gli Energy Smart Appliances possono rappresentare una soluzione utile sia ai consumatori che allo sviluppo del sistema energetico. Man mano che aumenta la penetrazione in rete delle fer non programmabili e che l’approvvigionamento diventa sempre più decentralizzato, infatti, la flessibilità sul lato della domanda acquista maggiore importanza ai fini della sicurezza e del contenimento dei costi.

Gli elettrodomestici energetici intelligenti, che consentono agli utenti di spostare l’uso dell’elettricità in base alle preferenze e ad altri parametri, possono offrire parte di questa flessibilità contribuendo dunque alla stabilità del sistema elettrico. Un esempio è far funzionare una pompa di calore o accendere una lavastoviglie quando la generazione rinnovabile è più abbondante. Tuttavia il rapido sviluppo che sostiene queste tecnologie smart potrebbe rendere i vari prodotti sul mercato non compatibili tra loro, tagliando fuori qualsiasi possibilità di comunicazione o di interoperabilità dei servizi.

Codice di condotta UE, a cosa serve?

Ecco perché il Centro Comune di Ricerca (JRC) e la direzione generale dell’Energia della Commissione europea hanno sviluppato insieme all’industria un Codice di condotta. L’obiettivo? Aumentare il numero di apparecchi energetici intelligenti interoperabili immessi sul mercato dell’UE, definendo i servizi di flessibilità della domanda e le informazioni che devono essere scambiate per abilitarli.

 Questa prima versione del Codice riguarda:

  • elettrodomestici quali lavatrici, asciugatrici, lavasciuga, lavastoviglie;
  • sistemi di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria (HVAC), comprese pompe di calore e riscaldamento dell’acqua.

E comprende i seguenti “casi d’uso”:

  • avvio flessibile
  • monitoraggio del consumo energetico
  • limitazione del consumo energetico
  • gestione dei consumi energetici tramite tabelle di incentivi
  • funzionamento manuale (fornitura delle informazioni necessarie in caso di funzionamento manuale dell’ESA gestito dall’utente)

“Al momento del lancio – scrive il JRC –  abbiamo ricevuto l’impegno di 10 aziende produttrici di elettrodomestici nell’ambito di questa prima versione, ovvero Arçelik, Clivet, Daikin, Electrolux, Miele, Mitsubishi Electric, Panasonic, Vaillant Group, Vestel e Viessmann. Le aziende si sono impegnate a sviluppare prodotti connessi interoperabili entro un anno. Inoltre, GEO, un produttore di sistemi di gestione dell’energia domestica, si è impegnato a supportare la conformità ESA attraverso i propri prodotti”.

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