(Rinnovabili.it) – Il 65% della produzione mondiale di carbone già oggi lavora in perdita. L’analisi – pur conservativa – della società di intelligence commerciale Wood Mackenzie, è tuttavia impietosa. Il gruppo è spesso citato dagli analisti di investimento e dalla stessa industria del carbone.
La ricerca ha preso in esame entrambi i tipi di carbone più utilizzati: il coke, assorbito dall’industria siderurgica, e il termico, bruciato nelle centrali elettriche. Wood Mackenzie ha escluso alcuni costi sostenuti durante l’estrazione, e si è concentrato principalmente sul forte calo del prezzo negli ultimi anni.
Gli analisti prevedono un crollo ulteriore della domanda di carbone termico, anche a causa del fatto che gli impianti dovranno presto conformarsi a norme ambientali sempre più stringenti.
Le magagne per il coke, che spesso si vende a prezzi maggiori, vengono invece dal duro colpo che il settore ha dovuto subire a seguito dell’improvvisa crisi dell’industria siderurgica cinese, produttrice di circa il 50% dell’acciaio mondiale. La ripresa di questo settore impiegherà anni, dicono gli esperti. Per alcuni tipi di carbon coke, i prezzi sono già scesi di oltre il 75% dal 2011. Gli analisti di Wood Mackenzie hanno concluso che ad oggi più del 65% della produzione mondiale di carbone opera in perdita. Situazione ancora più pesante per alcune regioni minerarie americane, come l’Appalachia centrale: la società di analisi afferma che qui il 72% del carbone prodotto è stato venduto sottocosto (secondo dati raccolti a marzo).
Di questo crollo progressivo non si avvantaggiano, tuttavia, le rinnovabili. O per lo meno non abbastanza. Il rischio concreto è che la transizione porti l’industria verso il gas naturale, un altro combustibile fossile nemico del clima. Se le aziende minerarie impegnate nel carbone sono, letteralmente, alla canna del gas, Wood Mackenzie immagina che ci si attaccheranno con entrambe le mani.
Eppure, gli stessi esperti della società hanno fatto delle comparazioni, stabilendo che il fotovoltaico ha il potenziale per avere un impatto pari a quello del gas naturale sui mercati. Agli investitori il consiglio è di concentrarsi su solare e altre fonti rinnovabili, così da evitare i rischi finanziari legati ai combustibili fossili, dato che le soglie della normativa climatica non permettono di sfruttarli ancora per molto.