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Disciplina degli sbilanciamenti, l’AEEGSI ricorre in appello

Disciplina degli sbilanciamenti, l'AEEGSI ricorre in appello

 

(Rinnovabili.it) – Un’erronea interpretazione degli elementi di diritto rilevanti. L’Autorità per l’Energia AEEGSI risponde così alle sentenze del TAR della Lombardia sulla disciplina degli sbilanciamenti, preannunciando un appello. Lo scorso gennaio i magistrati della corte milanese, in più riprese avevano accolto i ricorsi di alcune società contro l’authority su due questioni chiavi per il comparto delle rinnovabili italiane: la delibera n. 522/2014/R/eel “Disposizioni in materia di dispacciamento delle fonti rinnovabili non programmabili a seguito della sentenza del Consiglio di Stato – Sezione Sesta – 9 giugno 2014, n. 2936” e le conseguenti “Regole tecniche per il trasferimento delle parti economiche relative ai corrispettivi di sbilanciamento e alle offerte accettate sul mercato infragiornaliero da parte del GSE”.

 

Al centro della discussione ci sono le misure in materia di dispacciamento delle fonti rinnovabili non programmabili, terreno di scontro da oltre due anni tra società e AEEGSI. L’ultimo atto della “battaglia” si è consumato nel tribunale amministrativo della Lombardia con la bocciatura della delibera 522/2014, nella parte in cui prevedeva per il periodo dal 1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2014 l’applicazione dei corrispettivi di sbilanciamento definiti con l’atto n. 111/06 dell’AEEGSI. Il problema? Si tratta di una versione antecedente all’annullata deliberazione 281/2012 da parte del Consiglio di Stato e il cui affetto è stato quello di assoggettare le fonti rinnovabili non programmabili partecipanti al mercato infragiornaliero ai medesimi oneri di sbilanciamento applicabili a unità programmabili, facendo pagare agli operatori somme ancora più gravose di quelle che sarebbero state dovute in applicazione della 281/2012.

 

Il TAR della Lombardi ha dato ragione alle ricorrenti ma l’authority si prepara ad un secondo round. Spiega l’AEEGSI: “le richiamate sentenze si prestano ad essere censurate in quanto si basano su un’erronea interpretazione degli elementi di diritto rilevanti”. Ecco perché esisterebbero presupposti per proporre ricorsi in appello.

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