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Nuova direttiva rinnovabili, la UE punta sugli energy citizen

Direttiva rinnovabili UE, si punta sulla generazione distribuita

 

(Rinnovabili.it) – Il rapporto dell’istituto di ricerca ambientale CE Delft lo ha spiegato in maniera semplice: nel futuro prossimo gli europei parteciperanno attivamente al sistema energetico trasformandosi in veri e propri energy citizens.

La diffusione delle rinnovabili su scala domestica ha il potere di cambiare le carte in tavola, trasformando i cittadini e le imprese dell’Unione Europea in figure chiave delle politiche energetiche dei prossimi anni. E la Commissione Europea lo sa bene. Per questo motivo nella nuova direttiva comunitaria sulle energie rinnovabili (direttiva rinnovabili) che Bruxelles sta preparando, la parola d’ordine è “partecipazione attiva”. Quella, per intendersi di cittadini e comunità locali al mercato della domanda e offerta di energia elettrica.

 

Se è vero secondo il report sopracitato che entro il 2050 quasi la metà della popolazione UE sarà in grado di soddisfare il 45 per cento della domanda comunitaria di elettricità tramite l’autoproduizione, è anche vero che la ricetta per l’autosufficienza deve ancora essere scritta.

In questo senso, il provvedimento dell’esecutivo europeo, in preparazione per la fine dell’anno, includerà misure per incoraggiare gli europei a produrre, immagazzinare e vendere la propria energia. “Una delle cose mi appassiona particolarmente è quella di sostenere gli individui – i consumatori e le comunità – nell’essere partecipanti attivi al sistema energetico”, ha commentato ad Euractiv, Marie Donnelly funzionario senior della Direzione generale per l’Energia della Commissione europea. “E questo è il leitmotiv che caratterizzerà tutte le nostre proposte”.

 

L’esecutivo non si sbilancia su quali siano le misure in questione e per ora le uniche rivelazioni trapelate sulla nuova direttiva rinnovabili sono quelle che negano l’ipotesi di una possibile armonizzazione dei regimi incentivanti. Nonostante Bruxelles insegua il sogno di un mercato unico dell’energia, con regole comuni e condivise, la stessa Donnelly scarta l’idea di un unico meccanismo di sostegno per le fonti rinnovabili. Perché? Perché le differenze tra i mercati nazionali “sono ancora molto significative” e realizzare un progetto simile ora sarebbe “troppo complesso”.

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