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Direttiva rinnovabili 2030: i Ventotto si accordano sul minimo sforzo

Il Consiglio UE adotta la posizione negoziale sulla nuova legislazione energetica per il 2030. Tutti d'accordo un target del 27% per le rinnovabili e per una quota più ampia di biofuel di prima generazione

direttiva rinnovabili 2030

 

La posizione del Consiglio UE sulla direttiva rinnovabili 2030

(Rinnovabili.it) – Il prossimo anno i colloqui sulla nuova direttiva rinnovabili 2030 entreranno nella fase finale: Commissione europea, Europarlamento e Consiglio UE dovranno confrontare le rispettive posizioni per trovare un accordo definitivo. In realtà sono diversi i provvedimenti che finiranno sul tavolo del trilogo, tutti frutto del Pacchetto Energia presentato da Bruxelles nel 2016. Si va dal regolamento per un mercato interno dell’elettricità in tutta l’Unione a quello dedicato all’Energy Union. Ma a creare il divario più consistente fra le posizioni dei tre organi decisionali è ancora una volta la legislazione sull’energia pulita.

 

Come in un triangolo equilatero, abbiamo tre posizioni perfettamente equidistanti. C’è la Commissione Europea, autrice della proposta iniziale, che dopo aver chiesto un obiettivo di energia rinnovabile sui consumi finali del 27% entro il 2030, ha ammesso che la base dei suoi calcoli non era aggiornata e che il target potrebbe essere alzato senza fatica di tre punti percentuali (Leggi anche L’UE rifà i calcoli: si può puntare al 30% di rinnovabili 2030). C’è il Parlamento europeo che, tramite le Commissioni Industria (ITRE) e Ambiente (ENVI), chiede di portare l’obiettivo almeno al 35% (Vedi anche I deputati UE votano per maggiore efficienza e rinnovabili).

E infine c’è il Consiglio dell’Unione Europea, vera nota dolente per la leadership climatica dell’UE.

 

Sotto la presidenza estone, i ministri dell’energia e dell’ambiente si sono riuniti ieri per adottare la posizione negoziale sulla direttiva rinnovabili 2030, il regolamento sulla governante dell’Unione Energetica e i due provvedimenti sul mercato elettrico (la Direttiva relativa a norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica e il regolamento sul mercato interno dell’energia elettrica). Ci sono volute ben 15 ore di discussioni prima di arrivare a un punto fermo. Il risultato lascia parecchio a desiderare, soprattutto sul fronte energia pulita, dove i Ventotto si limitano ad approvare il target del 27% inizialmente proposto dall’esecutivo.

 

Un capitolo a sé è dedicato ai sistemi di riscaldamento e raffreddamento, per i quali gli Stati membri dovranno adottare misure per raggiungere un aumento annuale indicativo di 1 punto percentuale nella quota di energie rinnovabili impiegate. “Poiché i sistemi e gli impianti nazionali esistenti differiscono ampiamente in tutta l’UE, ciò viene preso in considerazione nel testo del Consiglio. In particolare, considerando le caratteristiche specifiche degli impianti di ‘raffreddamento’ nei climi più caldi”, si legge nel comunicato stampa dei ventotto.

 

Come parte del pacchetto di misure, i ministri hanno anche concordato di reintrodurre un obiettivo vincolante per le rinnovabili nel settore dei trasporti che impone agli Stati membri di raggiungere un 14% entro il 2030 con bonus concessi per l’uso di elettricità rinnovabile nel trasporto stradale e ferroviario. L’inclusione del trasporto su ferro negli obiettivi UE è stata disapprovata dalla Commissione europea, dal momento che ampie parti della rete ferroviaria nel Vecchio Continente sono già elettrificate. La proposta della presidenza estone approvata dai ministri europei dell’energia include anche disposizioni critiche sui biofuel, tra cui l’abbassamento dei limiti per l’uso dei biocarburanti di prima generazione, ottenuti cioè da colture alimentari o in competizione con quelle alimentari, dal 7% attuale a un 3,8%. Nel complesso la posizione del Consigli non soddisfa l’esecutivo, come ha tenuto a sottolineare anche il commissario europeo per il clima Miguel Arias Canete agli stessi ministri “Il livello di ambizione è chiaramente insufficiente”.