"E' necessario garantire un sistema di incentivi efficiente e certo fino al raggiungimenti della grid parity". L'opinione congiunta di Aper, Anev ed Anie
(Rinnovabi.it) – Lo schema del DM relativo alle fonti elettriche rinnovabili sta assumendo la sua forma definitiva. In attesa del testo ultimo e della firma dei ministeri competenti, le associazioni di categoria mettono nuovamente in luce aspetti critici e debolezze. In una missiva indirizzata al Presidente del Consiglio i responsabili dei dicasteri di Ambiente, Sviluppo e Politiche Agricole i presidenti di APER, ANIE ed ANEV richiamano l’attenzione sul comparto delle energie verdi e su come l’atteso provvedimento abbia la potenzialità di infliggere “un duro colpo all’intero settore” e di “comprometterne irrimediabilmente lo sviluppo”.
Riduzione del budget di spesa e incentivo minimo in caso di asta, sono tra i due punti più delicati. La bozza del decreto attuativo prevede infatti un passaggio dai 6-7 miliardi di euro previsti con il precedente Governo a 5-5,5 miliardi di euro ed una riduzione del floor dal 70% al 50% della base d’asta. “Se dovesse essere confermata tale previsione, l’incentivo minimo vedrebbe snaturata la sua stessa funzione, in quanto, applicando una riduzione del 50%, si avrebbe un valore addirittura inferiore al prezzo della sola energia elettrica scambiata sul mercato”.
Un’attenzione particolare è riservata anche al mantenimento delle penali per ritardata entrata in esercizio e l’indeterminatezza degli investimenti a causa del sistema delle aste. “L’obbligo alla partecipazione alle aste anche per impianti piccoli (già a partire da 6 MW) determina una grave incertezza sull’esito dei relativi investimenti, impedendo una corretta pianificazione, a scapito soprattutto delle piccole e medie imprese”.
Tra i profili maggiormente critici, secondo le tre firmatarie, appaiono ovviamente anche la drastica riduzione delle tariffe, l’abolizione dei meccanismi di Ritiro Dedicato e Scambio sul Posto e l’eliminazione della possibilità di un rinnovo del parco produttivo. “La disciplina sui rifacimenti, la cui effettiva possibilità è già inficiata dalle restrittive disposizioni del D. Lgs 28/2011, rende anti economica la realizzazione di investimenti sugli impianti esistenti volti a migliorarne l’efficienza”.