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Decreto rinnovabili: che fine ha fatto il supporto all’autoproduzione?

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Le prime critiche al decreto rinnovabili

(Rinnovabili.it) – È arrivato sul filo di lana il nuovo decreto rinnovabili elettriche e l’accoglienza non è stata delle migliori. Con ben un anno di ritardo alle spalle, il provvedimento lascia inascoltate molte delle proposte fornite in fase di consultazione dalle associazioni di settore, mostrando ancora una volta poca lungimiranza. Uno degli elementi più critici è offerto dal delicato momento politico: nell’incertezza di questo ‘dopo elezioni’, il decreto rinnovabili dovrebbe essere prima approvato dall’Authority per l’energia e dalla Conferenza unificata stato Regioni, poi essere firmato dai ministri competenti una volta ottenuto il via libera dalla Commissione Europea.

L’entrata in vigore dunque potrebbe avere tempi ulteriormente dilazionati, che preoccupano operatori rinnovabili e ambientalisti. Senza contare che la prima gara di assegnazione del contingente sarà praticamente a ridosso della fine del 2018, frenando per mesi, come conseguenza, gli investimenti nel settore.

 

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Ecco perché, oggi, Legambiente chiede al Ministro dello Sviluppo Carlo Calenda di “garantire in questa fase la massima trasparenza e rapidità di approvazione del provvedimento”. Attraverso le parole del suo vicepresidente Edoardo Zanchini, l’associazione offre un primo screening del provvedimento individuando criticità e punti deboli. Come ad esempio, la predisposizione di incentivi per il fotovoltaico anche in siti contaminati, discariche e cave esaurite senza concomitante obbligo di bonifica o di recupero delle aree in questione.

 

Non solo. Il decreto disattende qualsiasi promessa fatta in merito al sostegno dei prosumer, posizione non solo molto cara a Bruxelles ma ventilata anche nella stessa Strategia Energetica nazionale 2030. Come spiega Zanchini, il testo richiede delle modifiche che facciano proprie le idee avanzate in questi mesi dall’industria verde nazionale.

 

“[…]è necessario accogliere le proposte di modifica provenienti dalle associazioni delle fonti rinnovabili, per arrivare a una rapida approvazione – commenta il vicepresidente di Legambiente in una nota stampa -. Ma soprattutto di aprire finalmente le porte all’autoproduzione e distribuzione locale di energia da fonti rinnovabili, ancora bloccata da assurde barriere, indispensabile per permettere a famiglie e imprese di beneficiare appieno di un modello distribuito da fonti pulite […] Nella SEN si apriva a questa prospettiva, ma il rischio è che nell’incertezza politica dei prossimi mesi questo tassello indispensabile per il pieno sviluppo delle energie pulite a beneficio dei territori, sia ancora una volta rinviato”.

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