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Decarbonizzare il settore energetico europeo non è abbastanza

Secondo uno studio della Commissione europea le attuali misure per ridurre le emissioni di carbonio nel settore energetico non saranno in grado di limitare l'aumento della temperatura globale di due gradi entro il 2050

Decarbonizzare il settore energetico europeo non è abbastanza(Rinnovabili.it) – Fino a ieri l’Unione europea deteneva lo scettro della leadership ambientale, grazie ad un’ambizione e a obiettivi senza pari. Eppure la meta che il Ventotto si sono proposti di raggiungere nel lungo termine, non sarà affatto sufficiente per contrastare il surriscaldamento globale. A riferirlo è la stessa Commissione Europea in un rapporto pubblicato solo qualche giorno fa e intitolato “Trend at 2050”.  Gli autori del documento asseriscono che, continuando con le stesse politiche energetico-ambientali messe in campo fino ad ora, le emissioni diminuiranno solo di circa il 30% nel 2030 e del 44% nel 2050. Percentuali ampiamente insufficienti a limitare l’aumento della temperatura globale entro i due gradi celsius, raggiungibile secondo molti solo puntando ad un taglio della CO2 dell’80%.

 

Nel rapporto sono stati presi in considerazione solo gli attuali programmi di riduzione del carbonio, escludendo l’ipotesi di qualsiasi nuova politica post-2020. “Si stima che il settore europeo dell’energia rilascerà quasi 400 milioni di tonnellate di CO2 l’anno entro il 2050 e che la dipendenza energetica dell’UE sia destinato a peggiorare. [In tale contesto], un quadro normativo in materia di energia, accompagnato da obiettivi vincolanti per le rinnovabili e la riduzione dei gas serra, sono quanto mai fondamentali”, ha detto Justin Wilkes, direttore dell’EWEA. “In assenza di obiettivi sarà impossibile ottenere un’energia “a zero emissioni di carbonio”.

 

Gli autori prevedono che, nel 2050, gas, eolico e nucleare forniranno circa un quarto dell’approvvigionamento energetico europeo; anche l’efficienza energetica aumenterà in modo significativo (ma non sufficiente), comportando una riduzione del consumo totale di energia dell’8%. Secondo lo studio, l’espansione delle riserve di gas di scisto e lo sfruttamento delle risorse non convenzionali influenzeranno i prezzi dei carburanti nel lungo termine.  Dopo il 2035 si prevede che “la limitata disponibilità di risorse fossili locali e le limitate importazioni di biomassa porteranno ad una importazione netta di nuova energia”. “Questa tendenza dimostra l’assurdità di uno scenario che non contempli un ulteriore sforzo per ridurre le emissioni e sottolinea la necessità di una politica a lungo termine per il 2050”, ha spiegato ad EurActiv Adrian Joyce di EuroACE.