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Dal fotovoltaico marino all’idrogeno: l’innovazione verde firmata Saipem

La società sta ridisegnando il suo ruolo nel comparto energetico ampliando il portafoglio tecnologico green con soluzioni di ultima generazione, in linea con gli obiettivi mondiali di sviluppo sostenibile

innovazione verde saipem

Saipem e la strada per anticipare transizione energetica

(Rinnovabili.it) – Isole di fotovoltaico marino, aquiloni in grado di sfruttare i venti ad alta quota, fondazioni per turbine eoliche (fisse e galleggianti), robot subacquei e impianti per catturare energia da onde e correnti. C’è la migliore innovazione verde degli ultimi anni nel “mare tecnologico” di Saipem, la società che oggi si qualifica come un fornitore globale di servizi nel settore dell’energia e delle infrastrutture. Con l’avvio della transizione energetica, il gruppo ha rapidamente ampliato il suo portafoglio di soluzioni e servizi focalizzandosi sul gas e diversificandosi nelle rinnovabili, offrendo nuovi modelli di business e tecnologie green e spostando in avanti le frontiere dell’innovazione per continuare a creare valore economico e sociale.

Il gruppo ha trasformato l’esperienza accumulata negli oltre 60 anni di storia nel settore idrocarburi, in un vantaggio con cui affrontare e anticipare le nuove sfide energetiche.

E lo ha fatto investendo fortemente nel “futuro”. Basti pensare che nel 2019 la società ha speso per le nuove tecnologie una cifra complessiva di 79 milioni di euro, ampliando a circa 2.700 i brevetti e le domande di brevetto, depositate a livello mondiale.

Se la cifra distintiva è quella dell’innovazione, le parole chiave per declinarla sono sicurezza e sostenibilità, anche quando si tratta di progetti pionieristici. Ne sono un esempio l’ampio numero di soluzioni sviluppate sinergicamente dalle sue divisioni XSIGHT ed E&C Offshore, prodotti in grado di sfruttare le fonti rinnovabili di mari e oceani anche in ambienti estremi, aree remote o acque profonde. 

Rinnovabili offshore, la nuova meta della sostenibilità

In questo contesto una delle opere di ingegneria più interessanti ed attuali è l’Hexafloat, una fondazione galleggiante a pendolo per aerogeneratori offshore. La struttura è stata studiata per consentire agli sviluppatori eolici di accedere a siti con fondali profondi, semplificando i lavori d’installazione rispetto alle fondazioni fisse. 

Si tratta di un elemento fondamentale sia per catturare i venti più forti che soffiano in mare aperto, sia per tutti quei Paesi, come l’Italia, che non sono caratterizzati da bassi fondali sfruttabili. 

Il “pendolo” è composto da una carena semi-sommergibile e un contrappeso connesso al galleggiante, oltre ovviamente i cavi di ancoraggio. L’ottima stabilità dinamica e la sua relativa leggerezza rendono questa piattaforma in grado ospitare anche le nuove maxi turbine da oltre 10 MW, su cui sta lavorando l’industria eolica. Il prototipo della piattaforma sarà testato con il progetto europeo AFLOWT, iniziativa finanziata dall’Unione Europea, che mira ad accelerare la diffusione sul mercato comunitario dell’eolico galleggiante. Inoltre sono in corso tavoli con istituti di ricerca italiani che potrebbero consentire di testare,  in scala ridotta, tale fondazione galleggiante, favorendone lo sviluppo e l’utilizzo anche nel nostro paese.

Non sfrutta invece l’energia del vento, bensì quella solare, il concept sviluppato dalla controllata norvegese Moss Maritime, società di ingegneria navale parte della divisione XSIGHT. La società ha creato un design ad hoc che facilita la costruzione e la installazione di impianti fotovoltaici in mare. Si tratta una piattaforma galleggiante, modulare e flessibile, che può essere personalizzata in base al luogo d’installazione e alla potenza cercata. Ed è stata appositamente progettata per resistere a condizioni  meteorologiche moderatamente avverse assicurando l’integrità dei moduli e la capacità di produzione.

La maggiore resistenza ed efficienza dei pannelli solari è anche assicurata da strutture di base sopraelevate rispetto al livello del mare che consentono il raffrescamento mediante areazione.

Tale soluzione tecnologica si potrebbe ben integrare anche con l’eolico offshore per applicazioni anche nel mare Adriatico, consentendo uno sfruttamento combinato della risorse naturali e lo sviluppo di iniziative completamente sostenibili.

Saipem
Credits: kjetil Alsvik – Statoil

Innovazione verde sotto il pelo dell’acqua

Dalle tecnologie sopra l’acqua si passa a quelle dentro l’acqua, con impianti in grado di catturare l’energia marina. Uno di questi è il Penguin Wave Energy Convert (WEC), una delle più promettenti tecnologie per produrre elettricità dalle onde. Il dispositivo opera convertendo il movimento dell’acqua in rotazioni che vengono successivamente amplificate per azionare un rotore interno. Saipem ha firmato un protocollo d’intesa con la finlandese Wello OY, la società creatrice, per perfezionare il sistema e testarlo nelle acque spagnole. Allo stesso tempo, sta valutando una possibile integrazione di questa tecnologia nelle tradizionali infrastrutture offshore del comparto idrocarburi, con l’obiettivo di migliorarne l’efficienza e la sostenibilità.

Il “pinguino” non è l’unica innovazione verde, firmata Saipem, a “mollo nel mare”. La società sta collaborando anche con Seapower, un consorzio fondato dall’Università Federico II di Napoli, sul sistema Gemstar. Di cosa si tratta? Di una turbina sottomarina in grado di generare elettricità dai flussi d’acqua lenti, ossia correnti marine, di marea e fluviali. Il primo prototipo, un’unità da 300 kW, sarà installato nello Stretto di Messina.

In ultimo, ma non per importanza, Saipem sta sviluppando progetti mirati all’utilizzo di tecnologie per la produzione di H2 Green, che sono già note nel mare del Nord, ma che rappresenterebbero le prime iniziative concrete nel Sud Europa. 

In realtà, il parco di innovazioni nell’offshore non si esaurisce qui ma abbraccia una lunga lista di tecnologie dai robot subacquei, come Hydrone-R o il veicolo autonomo FlatFish, agli aquiloni eolici progettati assieme alla KiteGen Venture o all’Offset Installation Equipmen (OIE), un sistema subacqueo di rapida reazione a Oil Spill unico al mondo. Nel dettaglio l’OIE – disponibile in tempi rapidi in tutto il globo – è in grado di veicolare e posizionare il cosiddetto “tappo” (capping stack) sugli sversamenti marini dei pozzi petroliferi, lavorando efficacemente ed in completa sicurezza fino a 500 metri di profondità.

Dalle bioraffinerie alla cattura dell’anidride carbonica

L’obiettivo di sostenibilità coinvolge anche le tecnologie nel segmento dell’E&C onshore. L’approccio è il medesimo: cercare svolte tecnologiche, potenziali ma ancora immature, e partecipare al loro sviluppo e completamento per anticipare le nuove richieste di mercato della transizione energetica. Sono nate così in questi anni soluzioni dedicate alla cattura e riciclo della CO2 in prodotti utili (CCU), alla produzione di idrogeno ma anche all’avanzamento dell’efficienza energetica tramite l’ammodernamento di impianti esistenti e l’ibridizzazione con soluzioni rinnovabili. Un esempio? La società ha messo a punto una tecnologia capace di ridurre drasticamente i costi di recupero dell’anidride carbonica senza impiegare composti chimici. In tale ambito ha di recente rilevato le attività e la tecnologia CO2 sviluppata da CO2 Solutions, start-up canadese. Inoltre, ha una vasta esperienza industriale nella progettazione e realizzazione di impianti di riutilizzo di CO2 per la produzione di urea (di cui attualmente Saipem è leader tecnologico), metano e metanolo. 

Saipem è anche attiva nel trasporto e nella reiniezione del biossido di carbonio ed altri gas “acidi” in giacimenti profondi (il cosiddetto Acid Gas Injection, la forma più efficace di immagazzinamento definitivo del carbonio).

In collaborazione con alcune tra le più importanti Società di infrastrutture energetiche al mondo, il gruppo sta perseguendo alcune iniziative in ambito Green H2 con il duplice obiettivo di individuare soluzioni che siano tecnologicamente innovative ed economicamente sostenibili per l’utilizzo dell’idrogeno sia per il mercato dei carburanti che per quello dell’energia. Tra queste, sono da menzionare la collaborazione con alcuni tra i principali fornitori di elettrolizzatori per ottimizzare i costi di CAPEX e OPEX; e l’individuazione di soluzioni impiantistiche ibride volte alla produzione di Green ammoniaca/urea e le soluzioni tecniche per il trasporto dell’idrogeno in reti esistenti o di nuova concezione.

Non solo. Accanto alla crescita nel settore dell’LNG, tramite nuovi brevetti e prodotti d’ultima generazione, ha avviato anche alcune collaborazioni con fornitori di tecnologie bio. Nel dettaglio la società è attualmente attiva su diversi fronti, dalla realizzazione di impianti di produzione di etanolo e biodiesel alle bioraffinerie, dal sistema d’accumulo brevettato per stoccare l’energia pulita al riciclaggio dei rifiuti, attraverso tecnologie proprietarie sviluppate in passato o in via di sviluppo. E anche in questo caso è proprio la esperienza accumulata nel campo delle fonti energetiche tradizionali a permetterle di portare avanti, velocemente e con successo, progetti essenziali.

In collaborazione con Saipem