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Dal CNR la fotosintesi ibrida

Arriva dall’Istituto per i processi chimico-fisici di Bari la messa a punto di un sistema ibrido, capace di sfruttare al meglio la luce solare grazie a una fotosintesi più performante

(Rinnovabili.it) – Elementi naturali combinati a molecole di sintesi per formare un sistema ibrido per una fotosintesi potenziata e sfruttare, dunque, al meglio l’energia solare. È quanto hanno messo a punto i ricercatori dell’Istituto per i processi chimico-fisici del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bari, che sono riusciti a realizzare un efficiente apparato fotosintetico, capace di ottenere il massimo rendimento dall’energia solare. In pratica, il team di ricercatori si è ispirato a quanto accade negli organismi naturali alimentati da fotosintesi: «Complessi di proteine e pigmenti – ha spiegato Massimo Trotta dell’Ipcf-Cnr – catturano la luce come un’antenna e la guidano a un centro di reazione, dove l’energia è convertita in coppie di cariche opposte: un elettrone carico negativamente viene separato dalla molecola di provenienza, lasciandovi una “buca” carica positivamente».

 

Per conferire, però, una maggiore stabilità allo stato dell’apparato, che altrimenti manterrebbe le cariche separate per un tempo dell’ordine dei millisecondi, i ricercatori hanno pensato di combinare un fotoconvertitore naturale con un assorbitore artificiale di luce: il primo, è il batterio rosso Rhodobacter sphaeroides R26; il secondo, di sicuro più performante delle nanostrutture “quantum dots” utilizzate fino a oggi, progettato ad hoc per non alterare la reazione naturale e massimizzare l’efficacia dell’intero apparato. Per Trotta, il sistema appena messo a punto è la dimostrazione che, in opportune condizioni, le prestazioni degli ibridi organico-biologici sono superiori a quelle del sistema naturale.