Oltre un miliardo di persone non ha accesso all’elettricità. Solo con le rinnovabili si può rispondere ai bisogni delle comunità rurali in tutto il mondo
(Rinnovabili.it) – Le energie rinnovabili come soluzioni pulite, decentralizzate e off-grid sono finalmente riconosciute come alternativa economicamente valida per la fornitura di energia elettrica in regioni isolate dell’Africa. Lo ha stabilito la dichiarazione della South Africa International Renewable Energy Conference 2015 (SAIREC), iniziata il 4 ottobre e conclusasi ieri.
Alla conferenza, che per la prima volta ha avuto sede in Africa, hanno presenziato anche l’industria e la società civile. Lo scopo era addivenire ad una strategia condivisa per la transizione del continente all’energia sostenibile. Per trasformare in realtà entro il 2030 il sogno dell’accesso universale all’elettricità, 1.3 miliardi di persone devono essere allacciate alla rete, 621 milioni delle quali vivono nell’Africa subsahariana. In percentuale, oltre il 75% della popolazione di circa 20 Stati africani non ha accesso all’elettricità. La situazione è molto simile in Myanmar, Afghanistan, Corea del Nord, Papua Nuova Guinea e Cambogia.
La scommessa non può essere vinta con le fossili o con un approccio centralizzato, ma è necessario sviluppare le rinnovabili, naturalmente predisposte a rispondere alle esigenze delle innumerevoli piccole comunità rurali dei Paesi coinvolti.
La dichiarazione rileva che a causa della rapida riduzione dei costi nei settori del fotovoltaico e dell’eolico, le tecnologie rinnovabili in alcuni mercati sono diventate la prima scelta. Tutto ciò consente l’accesso all’energia sostenibile soprattutto per i poveri, creando anche opportunità economiche, occupazionali e migliorando al tempo stesso la qualità dell’aria, con un contributo alla mitigazione del cambiamento climatico.
Per rendere la transizione globale verso le energie rinnovabili più rapida, la conferenza ritiene fondamentale promuovere processi di approvvigionamento trasparenti ed efficaci, fornendo finanziamenti, capacità tecnologica e istituzionale ai Paesi africani, nonché utilizzando strumenti finanziari innovativi per la costruzione degli impianti. Ad esempio il Fondo verde per il clima (Green Climate Fund) costituito dall’ONU, che dal 2020 dovrebbe assorbire 100 miliardi di dollari l’anno dai Paesi sviluppati, e convogliarli in progetti di adattamento ai cambiamenti climatici nelle nazioni più povere ed esposte.