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Così nel 2050 140 Paesi potrebbero essere 100% rinnovabili

Così nel 2050 140 Paesi potrebbero essere 100 rinnovabili 2

 

(Rinnovabili.it) – Con un po’ di impegno, 139 Paesi nel mondo entro il 2050 potrebbero produrre tutta l’energia di cui hanno bisogno in ogni settore economico da fonti rinnovabili. Lo afferma un nuovo studio condotto da Mark Jacobson e Mark Delucchi, due ricercatori americani che si erano già cimentati nel 2009 in queste previsioni. In queste nazioni, tramite eolico, fotovoltaico e idroelettrico si potrebbe alimentare l’edilizia, i trasporti, le imprese, l’industria e l’agricoltura. Il tutto entro 35 anni.

I piani nazionali di Jacobson-Delucchi sono estremamente dettagliati: prevedono il numero esatto di turbine eoliche, parchi solari e dighe idroelettriche, e verranno inviati ai leader dei 195 Paesi riuniti a consesso per la COP 21 dal 30 novembre. I ricercatori vogliono sottolineare, con questa ricerca, che gli accordi internazionali per ridurre le emissioni potrebbero essere superflui se i governi passassero con decisione alle rinnovabili e smettessero in tempi rapidi di bruciare petrolio, gas e carbone. Non servirebbe nemmeno l’energia nucleare.

 

Mark Jacobson, della Stanford University
Mark Jacobson, della Stanford University

«Le persone non sono al corrente delle reali possibilità», spiega Mark Jacobson, professore di ingegneria ambientale alla Stanford University. L’esperto passerà gran parte del tempo durante la COP in colloqui a tu per tu con i negoziatori, per convincerli della bontà del suo approccio. È convinto di avere successo, poiché secondo i calcoli la transizione creerebbe, in 35 anni, 24 milioni di posti di lavoro per la costruzione delle infrastrutture e 26,5 milioni di posti “operativi”, compensando del tutto i 28,4 milioni persi nel settore fossile con un guadagno netto di 22 milioni di occupati.

Il percorso verso una società 100% rinnovabili potrebbe anche impedire dalle 3,3 alle 4,6 milioni di morti premature l’anno provocate dall’inquinamento atmosferico dei combustibili fossili.

La quota delle diverse tecnologie per raggiungere l’obiettivo fissato dai ricercatori prevede un mix così composto:

– 19,4% di eolico onshore

– 12,9% di offshore

– 42,2% di campi fotovoltaici su scala industriale

– 5,6% di fotovoltaico domestico

– 6% di fotovoltaico sui tetti degli edifici commerciali

– 7,7% di solare a concentrazione

– 4,8% di idroelettrico

– 1,47% tra geotermico, energia dalle onde e dalle maree

 

Il problema dell’intermittenza implicherebbe grandi quantità di accumulo di energia per stoccare quella in eccesso e sfruttarla nei momenti di picco della domanda. Questo implica un aumento della complessità e dei costi di un sistema 100% rinnovabile. Ma Jacobson ha una risposta: utilizzando un mix intelligente di tecnologie, si possono tappare le falle che potrebbero aprirsi in alcuni momenti della giornata o in presenza di particolari condizioni atmosferiche. Così, sostiene la ricerca, l’accumulo può essere ridotto al minimo.

Il documento rilasciato offre un alto livello di dettaglio per quanto riguarda i costi e il mix di tecnologie necessario per ciascun Paese, così come la quantità di terreno e la superficie sui tetti. Ora si tratta solo di convincere i leader globali.

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