Il ruolo delle rinnovabili negli NDC
(Rinnovabili.it) – Con la ratifica dell’Accordo di Parigi, i singoli impegni climatici presentati all’ONU sono passati dall’essere Intended Nationally Determined Contribution (INDC) ossia “Contributi promessi stabiliti a livello nazionale”, ai cosiddetti Nationally Determined Contributions (NDC) o “Contributi Nazionali Determinati”. Si tratta degli obiettivi climatici che le Nazioni si sono date, in maniera autonoma e volontaria, per contribuire a mantenere la crescita della temperatura globale entro i 2 gradi Celsius.
Per l’Unione europea, ad esempio, questo impegno è definito dal quadro per il clima e l’energia 2030 adottato dal consiglio europeo nell’ottobre 2014 e che prevede: meno 40% di emissioni, più 27% di rinnovabili nel consumo finale di energia e più 27% d’efficienza energetica. In molti casi tra INDC e NDC, non vi alcuna differenza, in altri il passaggio ha determinato un aumento dell’impegno.
Rappresentano il vero cuore del Paris Agreement e allo stesso tempo uno delle più grandi falle dell’intesa. Come ha mostrato la stessa analisi delle Nazioni Unite, allo stato attuale, gli NDC non sono in grado di garantire la “vittoria climatica”. O meglio, gli obiettivi che si sono dati gli Stati sono troppo deboli e anche eseguendoli alla lettera, la temperatura globale crescerà oltre il tipping point.
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La soluzione al problema, spiega l’Agenzia internazionale delle energie rinnovabili IRENA, è a portata di mano. Dal palco della Cop 23 sui cambiamenti climatici, il vertice annuale dell’Unfccc in svolgimento a Bonn, l’Agenzia ha presentato una nuova relazione che lega a doppio filo una rinnovata ambizione nelle fonti alternative al successo della lotta climatica.
Il documento spiega come gli attuali NDC possano essere migliorati senza grandi stravolgimenti pratici. Tra le 194 parti della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) che hanno presentato i Nationally Determined Contributions, 145 fanno riferimento alle fonti rinnovabili come strumento per attenuare i cambiamenti climatici, mentre 109 le citano esplicitamente negli obiettivi dei loro contributi. Sommando gli impegni riportati nei vari NDC, si ottiene un trend di nuova capacità rinnovabili a livello mondiale di 80 GW l’anno, dal 2015 e il 2030.
Il primo suggerimento che arriva da IRENA , dunque, è quello di includere in tutti i contributi nazionali obiettivi rinnovabili, dal momento che la mossa può contribuire ad attirare nuovi investimenti nelle fer. Il secondo quello di considerare gli attuali trend di crescita: mentre la capacità installata globale dell’energia pulita è aumentata di circa l’8,5% l’anno tra il 2010 e il 2016, l’attuazione degli obiettivi verdi negli NDC porterebbe ad un aumento annuo medio di appena il 3,6% nel periodo 2015-2030.
I paesi potrebbero dunque utilizzare l’opportunità presentata dal prossimo aggiornamento degli NDC, fissato al 2020 , per esaminare se i loro componenti di green energy possano essere rafforzate o meno. In Africa, ad esempio, gli NDC potrebbero raggiungere, un target di 310 GW rinnovabili entro il 2030, quasi quattro volte e oltre la capacità attualmente Allo stesso modo gli NDC dei paesi del G20 – responsabili dell’80% delle riduzione globali di emissioni di CO2 legate all’energia, necessaria entro il 2050 – potrebbero mirare a una capacità rinnovabile installata di 4,6 TW entro il 2030. Ovvero ben 3,2 TW in più rispetto alla situazione attuale.