Da una parte c’è chi come la Germania spinge per ottenere maggiore ambizione sulle rinnovabili, dall’altra ci sono Paesi come la Polonia che vogliono rimandare le decisioni al prossimo anno
(Rinnovabili.it) – Il Consiglio UE dei ministri europei dell’Ambiente e dell’Energia ha iniziato ieri una due giorni di acceso dibattito. Sul tavolo dei colloqui la questione più scottante appare senza dubbio la questione del pacchetto energia ambiente 2030, sui cui i ventotto appaiono nettamente divisi. I ministri hanno convenuto che il dibattito sulla proposta della Commissione di un quadro 2030 sia quanto mai necessario per fornire a investitori, imprese e cittadini la chiarezza e la prevedibilità necessaria sulle future politiche climatiche ed energetiche. Tutti d’accordo dunque ad individuare l’obiettivo del pacchetto di norme 2030 nell’equilibrio tra tre componenti fondamentali: sostenibilità ambientale, competitività e sicurezza dell’approvvigionamento energetico.
Ciò, hanno sottolineato i Ventotto, richiede un approccio integrato e coerenza tra le politiche puntando a mantenere contenuti i prezzi dell’energia e garantire la competitività dell’unione europea.
Tuttavia gli Stati membri non sono stati in grado di trovare un punto d’unione sui principali target del pacchetto clima energia. Se da una parte c’è chi come la Germania spinge per ottenere sulla carta anche un obiettivo vincolante per il risparmio energetico e maggiore ambizione sulle fonti rinnovabili, dall’altra ci sono Paesi come la Polonia che vogliono un impegno a un taglio delle emissioni assunto in maniera opzionale. E sembrerebbe essere proprio Varsavia a remare contro anche contro l’unico target importante inserito dalla Commissione europea nel provvedimento 2030. Secondo quanto confermato da fonti ufficiali la Polonia starebbe bloccando il consenso sull’obiettivo del 40% di riduzione di CO2 facendo pressione sia affinchè la decisione finale sia rinviata al prossimo anno sia perché il target venga reso vincolante per l’UE nel suo complesso e non per i singoli Stati membri. Deludente anche la posizione dell’Italia che sarebbe “a favore” della proposta avanzata dalla Commissione europea. A riferirlo è stato il neo ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che conferma così la posizione di basso profilo che il Belpaese intende assumere durante i colloqui comunitari. “Siamo coscienti che il nostro contributo sarà realmente efficiente solo se altri Paesi come Usa, Cina e Russia si assumeranno impegni consistenti in linea con quanto ci chiede la scienza” ha quindi osservato il ministro. “In questo contesto la chiarezza sull’obiettivo di riduzione delle emissioni rappresenta un elemento imprescindibile per il successo della lotta ai cambiamenti climatici e consideriamo anche importanti ulteriori sviluppi sui fronti dell’efficienza energetica e delle rinnovabili” ha aggiunto Galletti.
Finora dunque i ministri hanno espresso opinioni divergenti sul livello di ambizione, il numero e la natura degli obiettivi, e anche la tempistica delle decisioni. Diverse delegazioni hanno accolto con favore l’approccio di concedere agli Stati membri una maggiore flessibilità nella decisione di quali misure applicare per raggiungere il target sulle rinnovabili anche se rimangano ancora aperte molte domande . Tuttavia, le domande su come questa flessibilità funzionerebbe in pratica.