L’Italia sconta ancora oggi un differenziale sul prezzo del gas naturale nel mercato rispetto al Nord Europa
(Rinnovabili.it) – Con un incremento dei volumi mondiali vicino al 40%, il gas naturale potrebbe diventare da qui al 2040 la seconda fonte energetica più impiegata al mondo.
La proiezione si basa sull’analisi condotta da Confindustria in collaborazione con Nomisma Energia: partendo da un’osservazione strutturale del contesto globale ed europeo, il rapporto “Sistema gas naturale — transizione e competitività” approfondisce le opportunità, ma anche i rischi, a cui l’Italia andrebbe in contro in un simile scenario. Il documento prende in esame tre direttrici: “scenari previsti di domanda”, in relazione alle politiche per la lotta ai cambiamenti climatici; “dinamiche di offerta”, in relazione allo sviluppo delle infrastrutture per assicurare la sicurezza degli approvvigionamenti e “dimensione competitiva del mercato gas”, con riferimento ai possibili miglioramenti del posizionamento dell’Italia attraverso una nuova visione strategica delle infrastrutture.
Gli scenari considerano un aumento della domanda vicino al 40% entro 20 anni. “La transizione low carbon – ha spiegato Confindustria presentando il documento – implica la necessità di coniugare le esigenze di sostenibilità ambientale con la garanzia di un approvvigionamento energetico sicuro, competitivo e stabile nel tempo”. Considerando le minori emissioni (50 e 90% di CO2 e CO in meno rispetto al carbone) e il terzo posto raggiunto nel 2017 tra i combustibili fossili più utilizzati al mondo a fini energetici (3,2 miliardi di tep contro i 4 del carbone e i 4,9 del petrolio), accanto alle rinnovabili (4e nelle classifica di cui sopra con 2 miliardi di tep), per l’associazione il gas naturale potrebbe giocare una parte molto importante nel progressivo processo di decarbonizzazione.
>>Leggi anche: Investire nel gas naturale come “carburante ponte”? Un errore enorme<<
In riferimento al secondo punto, cioè le dinamiche di offerta, Confindustria ha evidenziato come i primi quattro Paesi più dotati di tale risorsa appartengono alle due macro aree Ex Urss e Medio Oriente. Nel 2017, in particolare, nonostante le sanzioni commerciali adottate a partire dal 2014, la quota di mercato della Russia ha raggiunto il valore record del 43% sulle importazioni europee di gas (da Paesi extra-UE), arrivando a soddisfare il 31% della domanda dell’Unione. Tale dipendenza – evidenzia ancora Confindustria – parrebbe tuttavia destinata a crescere ulteriormente: “è fondamentale – si legge nel documento – avviare una riflessione seria, a livello comunitario, sull’opportunità di diversificare la geopolitica degli approvvigionamenti europei e migliorare la competitività del mercato tra i fornitori”.
Qui entra in gioco l’Italia che, nel contesto geopolitico attuale, caratterizzato da instabilità politica nel Nord Africa, dalla guerra al terrorismo nel Medio Oriente e da tensioni sull’asse Russia-UE-USA, assumerebbe una evidente importanza dovuta alla sua strategica posizione geografica. Ma c’è un problema: “sul fronte della competitività – evidenzia ancora Confindustria – il nostro Paese sconta oggi un differenziale sul prezzo del gas naturale nel mercato rispetto al Nord Europa maggiore di circa 2 €/MWh”. Il ché determina, com’è facile intuire, una notevole perdita di competitività per le imprese nazionali. Ed è qui, secondo Confindustria, che istituzioni ed organi competenti dovrebbero intervenire: “occorre azzerare tale differenziale attraverso interventi infrastrutturali e misure regolatorie. Il nostro Paese può rappresentare lo snodo che consentirebbe di diversificare le rotte di approvvigionamento, evitando di consegnare il destino dell’Europa nelle mani di un solo paese”.
>>Leggi anche La corsa al gas naturale degli USA? Costerà più delle rinnovabili<<