Il parlamento europeo approva le norme sulla sicurezza energetica: lo stato membro che si troverà di fronte a una grave crisi d’approvvigionamento potrà ottenere l’aiuto dei suoi vicini
Cooperazione regionale per affrontare la crisi del gas
(Rinnovabili.it) – L’Unione dell’Energia deve fare fronte comune durante le crisi nazionali di approvvigionamento del gas. Lo stabilisce la nuova legislazione in tema di sicurezza energetica votata ieri dai parlamentari europei. Il provvedimento, che ha ottenuto il via libera anche dal Consiglio dei ministri dell’UE, introduce per la prima volta il principio di solidarietà fra Stati UE per le questioni legate al gas naturale: in caso di interruzioni nei rifornimenti del combustibile, gli Stati membri potranno ora contare sull’aiuto delle nazioni limitrofe. I “vicini” contribuiranno a garantire l’approvvigionamento alle famiglie e ai servizi sociali essenziali, come gli ospedali, dello Stato in difficoltà.
L’obiettivo è evidente: l’Europa sta cercando di prevenire eventuali “ricatti” da Paesi fornitori di gas fuori dal blocco, Russia in primis che assieme all’Algeria e alla Norvegia fornisce ben il 65% dei circa 400 miliardi di metri cubi gas impiegati all’interno dell’Unione.
Le nuove norme stabiliscono sette nuovi blocchi regionali e tre livelli di crisi dell’approvvigionamento energetico – preavviso, avviso ed emergenza –che gli Stati potranno dichiarare. E richiedono anche una maggiore trasparenza al mercato: le aziende del gas naturale dovranno notificare alla Commissione Europea i contratti a lungo termine rilevanti per la sicurezza dell’approvvigionamento (28% del consumo annuale di gas nello Stato membro).
“Il voto del Parlamento europeo –ha commentato il commissario per l’Azione per il clima e l’energia Miguel Arias Cañete – rafforza la sicurezza energetica in Europa e aumenta la solidarietà e la cooperazione tra gli Stati membri. Con le nuove regole, siamo meglio attrezzati per prevenire e gestire eventuali crisi del gas. Il che ci rende più efficienti, garantisce la nostra offerta energetica e riduce i costi per i consumatori”.
Non tutti gli europarlamentari però hanno accolto con entusiasmo il provvedimento. Questione del Nord Stream 2 a parte – che il deputato polacco Krzysztof Hetman ha tenuto a sottolineare – c’è chi oggi non ottiene nessun beneficio da tali norme. È il caso dell’Irlanda che, come ricordato dal parlamentare Seán Kelly, attualmente dipende dal Regno Unito per il 90% della sua domanda di gas e l’unico collegamento energetico dell’isola con l’UE è destinato a scomparire nel marzo 2019.