La transizione ecologica su piccola scala
(Rinnovabili.it) – Il Governo italiano ha pubblicato stamane il testo definitivo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il documento è stato inviato a Bruxelles a fine aprile, caricandolo sulla piattaforma digitale creata ad hoc dalla Commissione europea. L’esecutivo van der Leyen ha ora due mesi di tempo per valutarlo – assieme ai Recovery plan degli altri Stati membri – sulla base degli undici criteri stabiliti nel regolamento UE. L’analisi comprenderà in particolare un esame volto ad accertare che il piano contribuisca ad affrontare efficacemente, nel suo insieme o in parte, le sfide individuate nelle varie raccomandazioni nazionali. E alla fine del periodo di valutazione, la Commissione europea tradurrà il contenuto in atti giuridicamente vincolanti.
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In attesa di conoscere il verdetto di Bruxelles, cogliamo l’occasione della messa online del testo, per approfondire uno dei tanti aspetti del PNRR italiano. In particolare le misure inserite nella Missione 2, intitolata Rivoluzione Verde e Transizione ecologica, e dedicate ai cosiddetti energy citizens.
Nel dettaglio, la Missione è stata suddivisa in 4 Componenti: C1 – Economia circolare e agricoltura sostenibile; C2 – Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile; C3 – Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici; C4 – Tutela del territorio e della risorsa idrica. Per ciascuno di loro, il PNRR definisce un percorso verso una piena sostenibilità ambientale, stabilendo obiettivi generali e il quadro delle risorse e delle misure finanziate. All’interno del testo uno dei capitoli più vicini alle esigenze dei cittadini è quello riguardante i piccoli modelli di sostenibilità e autosufficienza.
In questo contesto, il Piano Ripresa e Resilienza si muove su tre linee di investimento dedicate rispettivamente a “Isole verdi”, “Green Communities” e “Promozione rinnovabili per le comunità energetiche e l’auto-consumo“.
L’iniziativa Isole verdi si concentra su 19 piccole Isole che, attraverso investimenti per 200 mln, faranno da “laboratorio” allo sviluppo di modelli “100% green” e auto-sufficienti. Gli interventi, specifici per ciascuna isola, interesseranno la rete elettrica e le relative infrastrutture per garantire la continuità e la sicurezza delle forniture e facilitare l’integrazione di fonti rinnovabili, ma procederanno secondo una logica integrata di gestione efficiente delle risorse. “Esempi sono l’ottimizzare della raccolta differenziata dei rifiuti, impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, dispositivi di accumulo, smart grids, sistemi innovativi di gestione e monitoraggio dei consumi, integrazione del sistema elettrico con il sistema idrico dell’isola, sistemi di desalinizzazione, costruzione o adeguamento di piste ciclabili e servizi/infrastrutture di mobilità sostenibile”.
Il Progetto Green communities sosterrà invece con 140 mln lo sviluppo sostenibile e resiliente dei territori rurali e di montagna che intendano sfruttare in modo equilibrato le risorse principali di cui dispongono: acqua, boschi e paesaggio. “Ciò verrà realizzato favorendo la nascita e la crescita di comunità locali, anche tra loro coordinate e/o associate (le Green communities), attraverso il supporto all’elaborazione, il finanziamento e la realizzazione di piani di sviluppo sostenibili dal punto di vista energetico, ambientale, economico e sociale”. In particolare, l’ambito di tali piani includerà in modo integrato (per 30 Green Communities complessivamente):
- la gestione integrata e certificata del patrimonio agro-forestale;
- la gestione integrata e certificata delle risorse idriche;
- la produzione di energia da fonti rinnovabili locali, quali i microimpianti idroelettrici, le biomasse, il biogas, l’eolico, la cogenerazione e il biometano;
- lo sviluppo di un turismo sostenibile;
- la costruzione e gestione sostenibile del patrimonio edilizio e delle infrastrutture di una montagna moderna;
- l’efficienza energetica e l’integrazione intelligente degli impianti e delle reti;
- lo sviluppo sostenibile delle attività produttive (zero waste production);
- l’integrazione dei servizi di mobilità;
- lo sviluppo di un modello di azienda agricola sostenibile.
Ben 2,20 mld saranno invece riservati alle comunità energetiche e alle strutture collettive di autoproduzione per estendere la sperimentazione già avviata con l’anticipato recepimento della Direttiva RED II. L’investimento, individua Pubbliche Amministrazioni, famiglie e microimprese in Comuni con meno di 5.000 abitanti, realtà spesso a rischio di spopolamento, rafforzandone la coesione sociale. “In particolare, questo investimento mira a garantire le risorse necessarie per installare circa 2 GW di nuova capacità di generazione elettrica in configurazione distribuita da parte di comunità delle energie rinnovabili e auto-consumatori di energie rinnovabili che agiscono congiuntamente”. La realizzazione di questi interventi, ipotizzando che riguardino impianti fotovoltaici con una produzione annua di 1.250 kWh per kW, produrrebbe circa 2.500 GWh annui. Contribuendo anche una riduzione delle emissioni di gas serra stimata in circa 1,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. “Per ottenere quote più elevate di autoconsumo energetico, queste configurazioni possono anche essere combinate con sistemi di accumulo di energia”.