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Visione e prospettive del Progetto RECOCER, la più grande Comunità Energetica Rinnovabile d’Italia

Si è tenuto sabato 1° luglio il convegno organizzato dalla Comunità Collinare del Friuli in collaborazione con Rinnovabili.it per far conoscere il progetto RECOCER e, partire dai suoi risultati analizzare lo stato dell’arte e le prospettive delle CER italiane

recocer comunità energetiche rinnovabili

In Italia stimate fino a 22mila comunità energetiche realizzabili in pochi anni

(Rinnovabili.it) – Rappresentano la chiave per rendere i cittadini protagonisti della transizione energetica mantenendo sul territorio i benefici economici, ambientali e sociali legati a tale cambiamento. Parliamo delle comunità energetiche rinnovabili (CER), nuove configurazioni introdotte dalla legislazione europea (e nazionale) per facilitare la generazione distribuita da fonti pulite e l’energy sharing. E per aprire agli utenti finali i mercati elettrici senza discriminazioni.

Delle loro potenzialità e delle loro sfide se ne è parlato il 1° luglio a Colloredo di Monte Albano, in provincia di Udine, partendo da quella che è a tutti gli effetti l’esperienza in materia più grande e ambiziosa: il progetto RECOCER (acronimo di Regia Coordinata dei processi di costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili sul territorio) della Comunità Collinare del Friuli.

Amministratori locali, esperti, scienziati, regolatori e impresari si sono riuniti per una full immersion dedicata al progetto e alle nuove forme dell’autoconsumo diffuso, nel convegno organizzato della Comunità Collinare del Friuli (CCF) in collaborazione con il quotidiano sulla sostenibilità ambientale Rinnovabili.it

Come ha spiegato in apertura Mauro Spagnolo, direttore responsabile della testata e moderatore dell’evento, “oggi le CER rappresentano la novità più elettrizzante del nostro settore proprio perché connesse a tutti i segmenti chiave della transizione ecologica”. E a queste realtà è affidato un compito essenziale: trasformare la decarbonizzazione nazionale in uno strumento a vantaggio di persone e territori oltre che in una leva per accelerare la crescita delle green energy. Secondo recenti analisi – ha ricordato Spagnolo – le CER potrebbero contribuire con oltre 17 GW agli incrementi energetici a zero emissioni previsti dal Piano Energia e Clima 2030.

Sul fronte normativo mancano ancora alcuni tasselli ma, assicura Vannia Gava, Viceministro del MASE, “siamo quasi al traguardo del decreto ministeriale che disciplina i nuovi incentivi per il comparto. Il provvedimento “prevede, oltre a una serie di semplificazioni per la realizzazione delle CER […] anche un incentivo in bolletta per i produttori e i consumatori dell’energia verde condivisa, con un investimento di 2,2 miliardi di euro per le comunità che nasceranno nei piccoli comuni. Alcune stime indicano che in pochi anni potranno essere realizzate da 15mila a 22mila comunità energetiche in Italia”.

Autonomia energetica, la parola d’ordine è collaborare

In questo contesto la CCF ha fatto da apripista. “Siamo 15 comuni che compongono la Comunità collinare. Comunità che ha ormai una certa anzianità di servizio dal momento che è attiva da più di 55 anni e che continua ad offrire un esempio di collaborazione e lavoro condiviso, ingredienti fondamentali per far nascere una comunità energetica”, ha commentato Michele Fabbro, Presidente dell’Assemblea dei Sindaci della Comunità Collinare del Friuli.

 L’aiuto economico per far partire l’iniziativa è arrivato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che oggi ricorda come  l’attenzione verso le nuove configurazioni dell’autoconsumo sia parte integrante delle politiche territoriali. “La Regione ha l’obiettivo molto ambizioso di raggiungere la neutralità climatica 5 anni prima del limite del green deal europeo”, ha affermato Fabio Scoccimarro, Assessore regionale ambiente, energia e sviluppo sostenibile del Friuli Venezia Giulia. “Da ecologista conservatore quale sono, considero l’ambiente prima di tutto. Ma nell’ambiente c’è l’uomo e quindi tutte le nostre politiche vanno in questo senso, anche quelle energetiche”. Come sottolineato da Scoccimarro, attualmente ammontano a circa 300 milioni di euro gli interventi sul fronte energia avviati dall’amministrazione regionale con lo scopo di favorire lo sviluppo sostenibile e l’autonomia energetica del territorio; risorse in cui rientrano anche gli investimenti per le Comunità energetiche rinnovabili. 

Progetto Recocer

Il modello RECOCER

Quando e come è nato il progetto RECOCER? E perché oggi è considerato un modello da imitare per la diffusione di comunità energetiche in Italia? “Il progetto – spiega Luigino Bottoni, Presidente della CCF – è nato 3-4 anni fa grazie alla felice intuizione di un sindaco del nostro territorio, il primo cittadino di San Daniele, che dovendo realizzare un impianto fotovoltaico sua una struttura scolastica, proprio in virtù alla tradizione locale d’agire come territorio e non come singolo comune, ebbe l’idea di portare il progetto alla Comunità Collinare”. Ma nel 2019 il concetto di comunità energetiche era ancora agli albori e il percorso imboccato dalla Comunità Collinare non aveva una guida da seguire o un solco da calcare. 

Un problema? Non per una realtà che, come sottolinea Emiliano Mian, Direttore Generale della CCF, ha sempre avuto “sviluppo e innovazione nel proprio DNA”. Per capire il presente è d’aiuto guardare al passato. La Comunità Collinare è nata come consorzio volontario nel 1967 dall’unione di 15 comuni, per poi diventare ente locale nel 2020 per effetto della normativa regionale. Oltre 50 anni in cui i comuni aderenti hanno imparato a guardare nella stessa direzione e a lavorare assieme dal punto di vista amministrativo e non solo (la comunità collinare aggrega anche le pro loco, i volontari della protezione civile, i servizi sociosanitari, ecc). “Questo ci ha abituato a ragionare sulla visione del risultato finale – ha aggiunto Bottoni – permettendoci anche di comprendere subito il progetto di Comunità energetica e di andare oltre al semplice concetto di risparmio in bolletta”. Mirando piuttosto ad ottenere una remunerazione sociale e amministrativa in vista di una gestione ottimizzata del territorio.

Oggi RECOCER si propone di realizzare 4-5 Comunità energetiche rinnovabili, in linea con il numero di cabine primarie esistenti nel perimetro della CCF, anche in una logica evolutiva di CET (ossia comunità energetica del territorio). La Comunità Collinare aggrega, supporta e coordina i comuni in questa direzione offrendo un modello organizzativo che è anche un modello di business capace di generare un flusso di risorse. “In 20 anni, il periodo della durata degli incentivi del GSE, sarà in grado di generare almeno due volte il valore dell’investimento iniziale”, ha evidenziato Mian. Cosa ancor più importante: tutti i partner del progetto sono pubblici, come ad esempio l’Energy Center del Politecnico di Torino, Magliano Alpi o RSE, a garanzia dell’indipendenza dell’attività svolta. In questo contesto per il periodo 2022-2024 sono stati pianificati oltre 40 impianti fotovoltaici per una potenza unitaria di oltre 2 MW, da realizzare sugli edifici pubblici dei 15 comuni. Due di questi sono già attivi, e ovviamente si trovano nel comune di San Daniele. Ma l’iniziativa ha anche provveduto ad installare strumenti di misura su ogni POD di produzione e consumo, selezionando delle piattaforme dati per monitorare in tempo reale la gestione energetica.

Progetto Recocer evento

Mantenere i benefici delle comunità energetiche rinnovabili sul territorio

Molteplici i benefici associati alle CER: si va dai più noti, ossia quelli economici – generano flussi di cassa tramite gli incentivi per l’energia condivisa e la vendita dell’elettricità al mercato – a quelli meno conosciuti ma ugualmente importanti: dalle agevolazioni fiscali alla creazione di valore in termini di lavoro, dalla realizzazione di economie di scala alla creazione di asset a basso rischio per gli investimenti, passando per nuovi servizi a valore aggiunto e strumenti finanziari.

In questo contesto – e il progetto RECOCER lo ha capito bene – “le CER si configurano in maniera molto simile ad un bancomat territoriale ed è importante che questo bancomat sia a servizio della comunità e non di soggetti gestori esterni”, afferma Sergio Olivero dell’Energy Center del Politecnico di Torino e del Comitato Scientifico IFEC. “Bisogna mettere queste entità nella possibilità di spendere questi soldi e di creare modelli di business bancabili”. Ecco perchè ha senso immaginare una capacità di gestione della CER, integrata e aggregata che consenta di trasformare tali realtà in virtual energy company. “Mini utility con bassissimi costi di gestione e altissima marginalità”. La configurazione ottimale, spiega Olivero, è quella della CET, un‘entità in grado di governare la costruzione di scenari di investimento bancabili, gestendo i servizi e le attività che creano valore.

CER e ruolo delle imprese

Giovanni Collino, Consigliere della Camera di Commercio di Pordenone-Udine, ha salutato il progetto con entusiasmo. “Il mondo imprenditoriale – ha affermato Collino – è attento e partecipe. Le aziende devono prendere parte al cambiamento, ed è necessario che ci sia un’evoluzione culturale. E importante che questi progetti vengano portati avanti sia perché generano valore che può essere redistribuito ma anche perché creano una nuova mentalità, un’occupazione territoriale e una partecipazione dei giovani”. 

Gli fa eco Edoardo De Luca, Responsabile Affari Legali e Istituzionali Elettricità Futura. “Le CER sono prima di tutto un’opportunità per un cambio di paradigma, per far sì che anche i cittadini acquisiscono la consapevolezza dell’importanza degli impianti a fonti rinnovabili”. Ma, aggiunge De Luca, “questo percorso funziona solo se tutti gli attori – cittadini, imprese e PA – sono coinvolti in un sistema di partenariato, muovendosi nella stessa direzione”. Un insegnamento potrebbe arrivare anche da quei Paesi UE che già da tempo hanno fatto proprie le comunità energetiche, come Danimarca e Germania. Quest’ultima da sola conta oltre 5.000 CER sul proprio territorio. “L’elemento che accomuna le esperienze negli altri Paesi è il ruolo delle Utility che affiancano i comuni”, ha sottolineato De Luca. Ecco perché “riteniamo fondamentale che all’interno delle CER ci sia chi abbia le professionalità, le abilità tecniche e la solidità patrimoniale per lo sviluppo corretto dei progetti”.

“La formula per far funzionare le cose è il partenariato pubblico-privato”, ha spiegato nel suo intervento Luca Conti, Chief sales & delivery officer EON Italia Spa. “Ci vuole un livello pari di competenze per poter discutere nella maniera migliore di come realizzare CER a beneficio della comunità, coinvolgendo pubblica amministrazione e mondo accademico, e creando valore di medio-lungo termine. Medio-lungo termine in cui le Energy Company possono avere un ruolo pivotale, non solo per aspetti finanziari ma anche perché sono i soggetti per loro natura più portati ad avere prospettive lungimiranti”.

Altri modelli vincenti per le CER

Emanuele Ramella Pralungo, presidente della provincia di Biella, ha portato sul palco dell’evento l’esperienza del suo territorio e di Ener.bit, società partecipata al 51% dallo stesso ente provinciale e dal 49% da Cordar Spa Biella Servizi. “Noi abbiamo lavorato in senso opposto. La Provincia si è messa a disposizione dei comuni dotandoli di una società – Ener.Bit – in grado di fare alcune operazioni sul territorio e riunendoli assieme, soprattutto quelli medio piccoli”, ha dichiarato Pralungo. “Le CER rappresentano il futuro e funzioneranno se noi che facciamo la parte politica riusciremo a spiegare al cittadino che il successo della comunità dipende dalla loro adesione e convinzione”.

“Per noi questa partita è iniziata 3 anni fa, con l’appoggio dell’Energy Center del PoliTo che ci accompagna in questo percorso”, ha aggiunto Paolo Maggia, Presidente ENER.BIT Srl. La società ha lanciato un bando ai propri enti soci per la costituzione di CER (attualmente l’iniziativa conta ben 30 comuni), attivando contestualmente una campagna di informazione locale. “Oggi siamo arrivati a 329 POD aderenti, tra cittadini privati, edifici pubblici e PMI, trovando sia consumatori che produttori. Questa sinergia ha portato ad una manifestazione di interesse per la progettazione di 12 MW complessivi di fotovoltaico. Un punto di partenza importante”. Il prossimo passo sarà progettare le comunità energetiche vere e proprie. “Il nostro obiettivo strategico è di creare almeno una CER in ogni comune, tutte coordinate e gestite da Ener.Bit, facendo diventare il territorio biellese soggetto attivo e propositivo nel campo dell’energia”, ha concluso Maggia. 

Comunità energetiche rinnovabili, il ruolo dei comuni

“Un comune può farsi promotore della CER ergendosi a stimolo della comunità laddove lo stimolo non dovesse arrivare direttamente dal territorio, aggregando necessità e criticità”. Lo ha spiegato Eleonora Egalini, Funzione Promozione e Assistenza alla PA, del GSE, chiarendo il percorso che gli enti locali possono intraprendere all’interno delle nuove formule dell’autoconsumo virtuale. Diverse le possibilità: i comuni possono “semplicemente” mettere a disposizione i propri impianti di generazione energetica la cui produzione ecceda il fabbisogno di autoconsumo, oppure creare, amministrare e manutenere la CER, promuovendo l’iniziativa sul territorio. In alternativa un ente locale può aderire ad una Comunità energetica già esistente divenendo un membro sia nei panni del consumatore che del prosumer (in questo caso anche in relazione a pod diversi). O ancora può mettere a disposizione i propri asset, dagli spazi pubblici utili agli impianti produttivi veri e propri. “Stiamo predisponendo una guida per i comuni per orientarli nella costituzione di una Comunità energetica nelle diverse fasi: pianificazione, programmazione, progettazione, realizzazione e gestione”, ha anticipato Egalini.

Progetto Recocer,

Tra le altre cose all’amministrazione comunale  va il compito di definire una proposta organizzativa per la società con un modello di ripartizione dei benefici coerente con la disciplina della finanza degli enti locali, e contestualmente aprire e promuovere l’iniziativa sul territorio raccogliendo le adesioni sia dei consumatori che dei produttori. Buona parte delle difficoltà arrivano a questo livello, come ha avuto modo di spiegare nel suo intervento Francesco Dal Piaz dello Studio legale Dal Piaz “Le comunità energetiche rinnovabili realizzate da enti locali – ha sottolineato Dal Paz – presentano criticità peculiari” sul fronte normativo sia nel caso vogliano creare una CER che semplicemente scelgano di aderirvi acquistando una partecipazione. 

Oggi le Corti dei Conti hanno chiarito che i Comuni non possono costituire comunità energetiche con le associazioni, riconosciute e non, per ovvie questioni economiche e amministrative, ma solo come società. Ma quali società?  La normativa a cui si  fa riferimento è il TUSP, testo unico in materia di società a partecipazione pubblica del 2016 che definisce due modelli – società consortili e cooperative – e una serie di incombenze a cui il comune e i soggetti pubblici sono obbligati. Come ad esempio l’obbligo di fornire una motivazione analitica di una serie di elementi essenziali, a partire dai profili di convenienza economica e sostenibilità finanziaria derivate dalla partecipazione societaria. “I modelli consortili sono a mio parere uno dei più corretti per la costituzione di una CER, sicuramente per quelle a iniziativa privata”, ha commentato Dal Paz. “Ma per quelle a iniziativa pubblica vi sono stati dei problemi perché la società consortile è quella più vicina al modello societario classico”, in cui prevale lo scopo commerciale. 

Il modello cooperativo si contraddistingue dal precedente soprattutto per lo scopo mutualistico. Nella pratica offre una serie di vantaggi a partire dal principio della “porta aperta”, e da quello del controllo democratico. “E questo piace alle Corti dei Conti”, sottolinea Dal Piaz. In entrambi i casi il parere del tribunale di controllo è obbligatorio ma non vincolante. La Corte può dire di no e in quel caso il comune la motivare analiticamente le proprie ragioni rispetto al diniego della magistratura, sottoponendo a controlli periodici. 

Più facile è la strada per il modello delle società pubbliche partecipate che possono essere socie di CER, in rappresentanza dei loro enti, senza dover soggiacere alle procedure  del TUSP e ai controlli delle Corti dei Conti, perlomeno quelli diretti”.

CER, tra tecnologie innovati e ruolo dei cittadini

Uno degli aspetti fondamentali nella costituzione delle Comunità rinnovabili è quello di quantificare i consumi da coprire, la potenza necessaria, così come la configurazione tecnica di massima della società. Ed è qui che entrano in campo le nuove tecnologie disruptive.

“Oggi esiste un problema: andare a capire velocemente e con facilità dove installare le CER e dove poter utilizzare le varie tecnologie di produzione rinnovabile”, ha commentato Francesco Meneghetti, fondatore e Ceo di Fabbrica digitale Srl spiegando in che modo digitalizzazione, IoT e soluzioni basate sui dati possono dare una mano. Ad esempio attraverso dati satellitari e programmi d’analisi intelligenti è possibile facilitare l’individuazione, territorio per territorio, le sedi di installazione degli impianti rinnovabili, identificando il tipo di superficie disponibile e di risorsa da sfruttare. Le tecnologie avanzate possono anche permettere di immaginare la capacità produttiva e prevedere il fabbisogno territoriale ed extra-territoriale. Permettendo di gestire tutto quello che esula dai semplici incentivi per l’energia condivisa, come il trading dell’energia, le economie di scala o i vantaggi fiscali. Aiutando ad ottimizzare i bilanciamenti tra domanda, consumi e storage, processo complesso che richiede, oltre ad una grande quantità di dati, un coinvolgimento di tutte le parti e un’analisi fine delle abitudini di consumo.

Si focalizza proprio su quest’ultimo aspetto il lavoro svolto dall’Enea. Spiega Gianluca D’Agosta dell’Agenzia nazionale “Noi come ente tecnologico stiamo lavorando affinché le comunità energetiche vengano inserite in un contesto decisamente più ampio di quella della semplice produzione locale. In particolare uno degli obiettivi che ci siamo sempre dati […] è quello di assegnare al concetto della CER un aspetto più sociale e  di rilancio del territorio”.

Come evidenziato da D’Agosta, oggi è quanto mai necessario avviare anche un processo di formazione e informazione dei cittadini che porti ad una nuova consapevolezza energetica dei propri consumi e del proprio peso ambientale. In questo contesto conoscere e monitorare le abitazioni e più in generale i partecipanti della comunità risulta una condizione sine qua non sia per progettare e gestire al meglio le comunità energetiche che per rendere i cittadini una parte attiva del processo. Ecco perché l’Enea sta sviluppando strumenti dedicati alla valorizzazione del territorio, cercando di capire quali saranno tra 4- 5 anni le esigenze delle comunità energetiche rinnovabili, in particolare dal punto di vista dell’informazione del flusso di dati. Il punto d’arrivo? L’ente immagina una CER dinamica, fatta di partecipanti consapevoli e in grado di conoscere i suoi bisogni gestendo in maniera ottimizzata le sue risorse.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

Incentivi fotovoltaico, tutti i bonus 2024 per privati e famiglie

Dal reddito energetico ai nuovi incentivi per l’autoconsumo virtuale, dal bonus fotovoltaico al 50% ai contributi regionali. Ecco una guida completa ed aggiornata a tutti gli incentivi dedicati al fotovoltaico in Italia per famiglie e privati

Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie
Guida agli incentivi per il fotovoltaico residenziale 2024

Guida completa e aggiornata agli incentivi statali e regionali per il fotovoltaico 2024

Anche nel 2024, in Italia, i privati cittadini possono dotarsi di un impianto fotovoltaico facendo affidamento su una serie di sussidi dedicati, dai bandi regionali ai contributi statali. Abbiamo raccolto tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024 in una guida, per offrire una panoramica completa e aggiornata degli strumenti di agevolazione finanziaria e fiscale attualmente in vigore e delle modalità per accedervi.

Incentivi al fotovoltaico 2024 per privati e famiglie: bonus e contributi statali

Tra fine del Superbonus 110% e nuove configurazioni dell’energy sharing, i regimi incentivanti per il fotovoltaico dei privati cittadini stanno mutando rapidamente. Oggi la tendenza generale è quella di premiare gli impianti solari in autoconsumo e mettere in campo nuovi strumenti contro la povertà energetica. Dagli ecobonus edilizi “rimaneggiati” al pannelli solari gratuiti per le famiglie a basso reddito, ecco come stanno cambiando gli incentivi per il fv residenziale.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Una delle grandi novità in tema di incentivi statali al fotovoltaico domestico è il Reddito energetico nazionale 2024. La misura permette di ottenere, per alcune fasce economiche della popolazione, pannelli fotovoltaici domestici in maniera gratuita grazie ad un contributo in conto capitale. Con l’obiettivo più ampio di riuscire a realizzare nell’arco di due anni – il 2024 e il 2025 – circa 31mila impianti solari residenziali al servizio di famiglie in condizione di disagio economico. Budget stanziato per il biennio: 200 milioni di euro.

Beneficiari: possono fare richiesta del Bonus Fotovoltaico Reddito Energetico tutti i nuclei familiari con ISEE inferiore a 15.000 euro; oppure inferiore a 30.000 euro ma con almeno 4 figli a carico. L’incentivo è destinato al Soggetto realizzatore dell’impianto.

Tempistiche: le domande per gli incentivi possono essere presentate dal 5 luglio 2024 fino al 31 dicembre 2024, o fino ad esaurimento fondi. Dopo solo 24 ore gli 80 milioni destinati alle Regioni del Sud e le Isole sono andati esauriti. Ad oggi rimangono unicamente quelli per il resto dell’Italia.

Tipologia di intervento: Il bonus Reddito energetico 2024 incentivata i sistemi fotovoltaici residenziali su coperture e/o superfici di edifici con taglia compresa tra 2 e 6 kWp. Il contributo prevede una quota fissa massima di 2.000 euro più una quota variabile di 1.500 euro per ogni kW di potenza installata. Le agevolazioni previste dal Reddito Energetico Nazionale non sono cumulabili con altri incentivi pubblici.

Come fare domanda: L’istanza per il Reddito energetico deve essere inoltrata direttamente dalla piattaforma dedicata del Gse (Gestore dei Servizi energetici), previa iscrizione o identificazione con SPID. L’installazione di moduli fotovoltaici sul tetto va considerata manutenzione ordinaria e pertanto ricade nelledilizia libera che non richiede nessuna autorizzazione o atto amministrativo necessario per procedere immediatamente.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Bonus Fotovoltaico 50%  

Noto anche come Bonus Casa 50% o Bonus Ristrutturazione, questo contributo permette di portare in detrazione il 50% delle spese sostenute (bonifici effettuati) in caso di interventi di ristrutturazione edilizia. Ma nella lista di lavori rientra anche l’acquisto e l’installazione di impianti fotovoltaici residenziali.

Beneficiari: Possono portare in detrazione le spese sia i proprietari di singole unità abitative, sia i condomìni per le parti in comune.

Tempistiche: le agevolazioni per i pannelli fotovoltaici rimarranno in vigore fino al 31 dicembre 2024 (salvo proroghe).

Tipologia di interventi:  La detrazione fiscale si applica sulla spesa per impianti fv su tetto, balconi e persino le facciate degli immobili, sistemi di accumulo compresi. Coperto anche anche un eventuale ampliamento dell’impianto solare a patto che la potenza di picco resti sotto i 20 kW. Limite massimo di spesa: 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare. Questo incentivo permette ancora di optare tra cessione del credito o sconto in fattura, ma unicamente per gli interventi effettuati prime del 16 febbraio 2023, o entro la cui data siano stati stipulati contratti vincolanti. 

Come fare domanda:  La richiesta della detrazione IRPEF deve avvenire tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 50% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti,
  • la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Per approfondire le modalità di richiesta, leggi Bonus ristrutturazione, cosa accade se il bonifico parlante non coincide con il beneficiario.

Bonus Fotovoltaico 50%  

Superbonus 70% per il fotovoltaico residenziale

Il Bonus fotovoltaico 2024 più famoso in ambito residenziale rimane quello definito “super”. Ma abbandonato una volta per tutte il generoso e complesso 110%, il Superbonus per gli interventi di riqualificazione energetica in edilizia, pannelli solari per privati compresi, scende all’aliquota 70%. Tra tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024, questo contributo è in assoluto il più generoso ma presenta anche rigidi paletti.

Beneficiari: possono portare in detrazione le spese i condomìni e le persone fisiche per interventi su edifici composti da 2 a 4 unità immobiliari distintamente accatastate. 

Tempistiche: il Superbonus 70% rimane in vigore fino al 31 dicembre 2024, poi l’aliquota si abbassa al 65%.

Tipologia di intervento: il Bonus Fotovoltaico al 70% copre le spese sostenute nel 2024 per l’installazione di impianti solari, accumuli compresi, anche se i lavori non vengono effettivamente eseguiti nel medesimo anno. Con l’obbligo però di migliorare la certificazione energetica (APE) dell’immobile di almeno 2 classi. Il massimo che può essere detratto è 2.400 euro per ogni kW di potenza fotovoltaica installata, entro un massimo di 48.000 euro. In alcuni casi è ancora possibile chiedere la cessione del credito 2024.

Come fare domanda: Anche in questo caso la richiesta della detrazione IRPEF avviene tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 70% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti e la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Gli incentivi per le Comunità Energetiche Rinnovabili e l’Autoconsumo Diffuso 

Una forma di incentivi fotovoltaici 2024 molto convenienti è stata introdotta dal nuovo Decreto CACER e premia l’energia generata da impianti solari (ma non solo) e condivisa virtualmente nei gruppi di autoconsumo diffuso e nelle comunità energetiche rinnovabili (CER). Il regime prevede una tariffa premio riconosciuta sull’energia condivisa incentivabile e un corrispettivo di valorizzazione ARERA a rimborso di alcune componenti tariffarie (nel 2023 è stato di 8,48 euro/MWh).

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi i condomìni nel caso dell’autoconsumo diffuso, i privati cittadini per le CER.

Tempistiche: la misura è già in vigore e può essere richiesta fino al trentesimo giorno successivo alla data di raggiungimento dei 5 GW incentivati totali; o in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2027.

Tipologia di intervento: Possono essere incentivati unicamente impianti entro 1 MW di potenza unitaria. La tariffa premio per il fotovoltaico delle CER e dei gruppi di autoconsumo varia a seconda della zona geografica e si suddivide in una tariffa fissa, legata alla potenza dell’impianto, e una tariffa variabile in funzione del Prezzo zonale.

Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale
Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”. 

Incentivi per l'Autoconsumo Fotovoltaico: CER e autoconsumo diffuso 

Incentivi per pannelli fotovoltaici nel Conto Termico 3.0 

E’ ancora presto per poter richiedere queste agevolazioni ma è opportuno parlare anche della proposta di Conto Termico 3.0, schema che modifica l’attuale regime incentivante per le rinnovabili termiche. L’attuale bozza del provvedimento propone di ampliare gli interventi ammissibili, incentivando accanto alle fonti rinnovabili termiche anche l’installazione di pannelli fotovoltaici e relativi sistemi di accumulo, presso l’edificio o nelle relative pertinenze. A patto di sostituire contestualmente gli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti a pompe di calore elettriche

Beneficiari: La misura è aperta a privati, PA ed enti del terzo settore.

Tempistiche: Il Decreto Ministeriale è in fase di valutazione, dovrebbe entrare in vigore nel 2024 (salvo ritardi).

Tipologia di interventi: L’agevolazione è un contributo a fondo perduto (valore da definire). Attualmente sono in vigore incentivi che variano dal 40% al 65% della spesa sostenuta. Il Conto Termico è cumulabile con altri incentivi di natura non statale.

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”.

conto termico 3.0

Fotovoltaico, gli incentivi regionali 2024

Non esistono solo gli incentivi statali. Diverse Regioni in Italia offrono oggi delle agevolazioni per i pannelli fotovoltaici, destinate a privati cittadini o comunità. E in molti casi i contributi sono cumulabili con le misure di supporto distribuite a livello nazionale. Vediamo nel dettaglio i bandi regionali 2024 che sostengono la crescita del fotovoltaico residenziale, assieme a tempistiche e modalità per presentare la richiesta.

Gli incentivi al fotovoltaico residenziale del Friuli Venezia Giulia

Il bando del Friuli Venezia Giulia ammette a finanziamento l’acquisto e installazione di impianti fotovoltaici con annessi sistemi di accumulo a batteria, realizzati a servizio di unità immobiliari a uso residenziale con categoria catastale da A1 ad A9 e A11 situati nel territorio regionale.

Beneficiari: Possono partecipare al bando del FVG le persone fisiche residenti nel territorio regionale, ma la richiesta deve essere legata ad un solo immobile.

Tempistiche: il bando regionale è stato lanciato nel 2023 ma le richieste possono essere ancora presentate fino alla fine del 2024.

Tipologia di intervento: gli incentivi sono concessi a fondo perduto nella misura del 40% del costo totale dell’intervento. Per un impianto fotovoltaico di taglia sotto i 800 W (compresi anche i sistemi fotovoltaici Plug and Play da balcone) è ammissibile un costo massimo di 1.720 euro; per un impianto di potenza pari o superiore a 800 W, è ammissibile un costo massimo di 3000 euro al kW (per un totale massimo di 18.000 euro).

Come accedere: la domanda di incentivo deve essere presentata esclusivamente “online” attraverso il sistema “ISTANZE ONLINE” della Regione. L’incentivo è cumulabile con le detrazioni fiscali nazionali e con altri incentivi, purché la somma delle agevolazioni ottenute non superi la spesa complessivamente sostenuta.

Emilia Romagna: Contributi per le Comunità energetiche rinnovabili

L’Emilia Romagna ha lanciato un Bando del valore di 6 milioni euro, per favorire lo sviluppo di CER, in coerenza con la L.R. 5/2022, attraverso la concessione di contributi economici a copertura dei costi per l’installazione degli impianti fotovoltaici di  accumulo dell’energia a servizio delle comunità energetiche stesse e delle relative spese tecniche.

Beneficiari: le Comunità Energetiche Rinnovabili ubicate sul territorio della Regione Emilia-Romagna.

Tempistiche: il bando dell’Emilia Romagna si è aperto il 12 giugno 2024 per chiudersi il 31 ottobre 2024.

Tipologia di intervento: Per ogni Impianto/Unità di produzione deve essere presentata una singola domanda di contributo ed è riconosciuto il 25% dell’importo minore tra: la spesa ammissibile effettivamente sostenuta per l’investimento e  il massimale di spesa ammissibile previsto per l’investimento. La percentuale di contributo riconosciuta per ciascun impianto potrà essere aumentata del 5% qualora la CER sia situata in aree montane ed interne del territorio regionale, oppure vi prendano parte Soggetti economicamente svantaggiati (ISEE fino a 15.000 €), o il progetto sia localizzato nelle aree interessate dall’emergenza alluvione del Maggio 2023.

Come accedere: La domanda di contributo dovrà essere trasmessa alla Regione tramite applicativo web Sfinge 2020. I contributi del bando sono cumulabili con altri aiuti di Stato.

Fotovoltaico residenziale, il bando 2024 della Toscana

Quest’anno la Toscana ha pubblicato il Bando contributi “Casa a zero emissioni” finalizzato al miglioramento della qualità dell’aria nei 14 Comuni dell’area di superamento “Piana lucchese”. L’intervento stanzia 6 milioni di euro per interventi di dismissione di generatori di calore già installati e a uso residenziale a favore di pompe di calore ad alta efficienza, a cui possono essere aggiunti pannelli fotovoltaici con sistema di accumulo a batterie. 

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi al fotovoltaico i cittadini residenti nei comuni Altopascio, Capannori, Lucca, Porcari, Buggiano, Chiesina Uzzanese, Massa e Cozzile, Montecatini Terme, Monsummano Terme, Montecarlo, Pescia, Pieve a Nievole, Ponte Buggianese, Uzzano. Ma le richieste devono riferirsi ad un singolo immobile per famiglia.

Tempistiche: il bando è stato aperto il 15 febbraio 2024 e rimarrà in vigore fino a esaurimento fondi.

Tipologia di intervento: in caso di sostituzione di caminetto a legno o stufa a biomassa, il bando della Toscana permette usufruire di un contributi a fondo perduto fino ad un massimo di 3.000 euro per l’acquisto di un impianto fotovoltaico. Più altri 500 euro in caso di aggiunta di un sistema di accumulo. L’incentivo scende a 2.400 euro massimi in caso di sostituzione di un impianto a gasolio.

Come Accedere: solo online tramite la piattaforma di Sviluppo ToscanaLe agevolazioni sono cumulabili con gli incentivi nazionali del Conto Termico e degli ecobonus edilizi e possono essere incrementate in base all’ISEE.

Fotovoltaico Basilicata, il bonus 2024

Per il 2024 la Regione Basilicata ha messo a disposizione 15 milioni di euro con cui incentivare il fotovoltaico residenziale e altri impianti rinnovabili domestici. Alla cifra si aggiungono 24 milioni di euro per il 2025.

Soggetti beneficiari: proprietari o usufruttuari di immobili in cui gli stessi hanno la residenza.

Tempistiche: Il bonus fotovoltaico della Basilicata può essere richiesto dall’8 aprile fino al 31 dicembre 2025 o fino a esaurimento budget.

Tipologia di interventi: Il regime lucano assegna contributi a fondo perduto valido per impianti fotovoltaici con una potenza non inferiore a 3 kWp (5% di tolleranza). Il sussidio può arrivare fino a un massimo di 10.000 euro compresi i sistemi di accumulo.

Come accedere:  La procedura di prenotazione delle risorse è “a sportello”. Le istanze devono essere presentate attraverso la piattaforma “Centrale bandi” della Regione Basilicata.

Bonus fotovoltaico basilicata 2024

Incentivi al fotovoltaico 2024, il bando della Lombardia

La Regione Lombardia è storicamente uno delle amministrazioni territoriali che più ha incentivato il fotovoltaico residenziale. Dai bonus destinati ai pannelli solari sul tetto a quelli per l’accumulo fotovoltaico passando per i contributi elargiti alle comunità energetiche, la Regione si è sempre distinta. Divenendo non a caso, la prima in Italia per numero di impianti solari in esercizio e per autoconsumo solare. Nel 2024 lo slancio “locale” si è affievolito, per lasciare spazio ai nuovi sussidi statali. Reddito Energetico Nazionale e Bonus fotovoltaico 70% in primis. Ma qualcosa ancora persiste come nel caso del Bando Rifugi Alpini del valore di 5.000.000 euro, finalizzato a supportare interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico.

Soggetti beneficiari: Possono chiedere gli incentivi i gestori o i proprietari di rifugi alpinistici ed escursionistici di Comuni montani o parzialmente montani.

Tempistiche: le domande possono essere presentate a partire dalle ore 10.00 del 10 luglio 2024 ed entro le ore 16.00 del 31 ottobre 2024.

Tipologia di Intervento: Si tratta di una sovvenzione a fondo perduto di massimo 300.000 euro a per singolo rifugio. Gli incentivi supportano tra le altre cose, anche l’installazione di impianti fotovoltaici ed eventuali sistemi di accumulo. Ogni soggetto richiedente può presentare più domande nel limite dell’importo max. complessivo di 600.000 euro.

Come accedere: La domanda deve essere presentata esclusivamente mediante la piattaforma Bandi e Servizi della Regione Lombardia all’indirizzo www.bandi.regione.lombardia.it.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili del MASE è entrato in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il 2 luglio 2024. Ecco tutte le norme e la suddivisione regionale della nuova potenza verde

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore
le nuove norme del Decreto Aree Idonee 2024. Via depositphotos

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale

Dopo un lungo periodo di rimpalli tra MASE (Ministero dell’Ambiente) e Regioni, il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili ha concluso il suo iter normativo. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 2 luglio 2024, il provvedimento ministeriale è entrato ieri formalmente in vigore. Nato con l’obiettivo di fare chiarezza sulle aree da destinare o meno agli impianti eolici e fotovoltaici, il testo finale, tuttavia, non centra a pieno l’obiettivo. Il braccio di ferro innescato da poter centrale e potere locale ha ottenuto come risultato quello di demandare il peso delle decisioni più importanti alle amministrazioni regionali. Senza compiere di fatto quella semplificazione e omogeneizzazione inizialmente sperata.

Ma il decreto in questione è molto di più. Nelle sue pagine sono infatti contenute le nuove quote di Burden Sharing, ossia le ripartizioni regionali dell’obiettivo nazionale per la capacità rinnovabile 2030. Nel dettaglio le 19 Regioni e le due Province autonome di Trento e Bolzano dovranno spartirsi 80 GW di potenza verde attesa per la fine del decennio.

Decreto Aree idonee 2024, cosa contiene il testo

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è composto da 9 articoli in totale, suddividendo le norme in due capitoli: la ripartizione della potenza fra regioni e province autonome; i principi e i criteri per l’individuazione delle cd. aree idonee.

La disciplina è stata voluta dal decreto legislativo n. 199 del 2021, ma nella pratica avrebbe dovuto rispondere ad un bisogno “storico”. L’obiettivo iniziale era, infatti, quello di ridurre al minimo quegli spazi di dissidio che hanno connotato in passato il rapporto tra livelli di Governo proprio in riferimento al tema delle FER.

Tuttavia il provvedimento risponde anche ad una seconda esigenza, ossia dividere tra i territori quegli 80 GW di potenza verde che il Belpaese dovrebbe installare entro la fine di questo decennio. Nel dettaglio a ogni regione è stata assegnata una capacità minima da raggiungere annualmente, a partire dal 2021. Nel conteggio annuale rientrano tutti i nuovi impianti e i progetti di potenziamento. Sia terra che in mare. Ma vediamo la ripartizione nel dettaglio.

Burden Sharing 2030, le nuove capacità rinnovabile regionale

 Ai fini del calcolo per il raggiungimento degli obiettivi territoriali, il Decreto Aree Idonee Rinnovabili tiene conto della potenza nominale degli impianti nuovi, potenziati, riattivati, ricostruiti integralmente o oggetto di rifacimentoentrati in esercizio dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre dell’anno di riferimento”. Compreso il 100% della capacità installata in mare.

Per questi ultimi il Decreto prevede, in caso di connessioni ricadenti in regioni diverse da quelle in cui insistono gli impianti offshore, una speciale ripartizione della potenza. Il 20% a carico del territorio  in cui si trovano le infrastrutture di connessione  alla  rete  elettrica  e  il restante 80%, “in via proporzionale rispetto alla reciproca  distanza, tra le altre regioni  la cui costa sia direttamente  prospiciente l’impianto”. 

Ai fini del raggiungimento dei target regionali il nuovo schema Aree Idonee Rinnovabili riconosce per gli impianti geotermici ad alta e media entalpia e quelli idroelettriciuna potenza nominale aggiuntiva pari alla potenza di ogni fonte rinnovabile per il relativo parametro di equiparazione”. Contestualmente il testo affida al GSE il compito di pubblicare i parametri di equiparazione sulla base della producibilità media rilevata da idro e geotermia rispetto a quella da fonte fotovoltaica.

Il contributo maggiore? Sempre quello della Sicilia con oltre 10,4 GW per la fine del decennio, seguita dalla Lombardia (8,7 GW) e dalla Puglia (7,3 GW).

Decreto Aree Idonee 2024, la capacità assegnata alle Regioni

Impianti rinnovabili: aree Idonee, non idonee, ordinarie o vietate

In base al provvedimento Regioni e Province avranno 180 giorni per individuare sul loro territorio con propria legge quattro tipologie di zone:

  • Le aree idonee, caratterizzate da un iter accelerato ed agevolato per la costruzione ed esercizio degli impianti a rinnovabili.
  • Le aree non idonee, le cui caratteristiche sono incompatibili con l’installazione di specifiche tipologie di impianti, sulla base delle linee guida governative già emanate.
  • Le aree ordinarie, ossia aree diverse dalle precedenti in cui si applicano i regimi autorizzativi ordinari.
  • Le aree vietate, zone che in base alle nuove norme introdotte con l’art.5 del DL Agricoltura sono precluse agli impianti fotovoltaici a terra.

Il potere di definire zone “appropriate e non” rimane, dunque, in mano alle autorità regionali e provinciali, ma, in caso di mancata adozione delle legge nei termini previsti e dopo un richiamo ufficiale con nuovo termine, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica adotterà “le opportune iniziative ai fini dell’esercizio dei poteri sostitutivi”.

Decreto Aree Idonee Rinnovabili: Principi e Criteri di individuazione

Il tema è stato uno dei più discussi durante l’iter di approvazione. Dopo una serie di rimaneggiamenti del testo, la formula finale del DM Aree idonee 2024 chiede alle Regioni di prendere in considerazione la massimizzazione delle aree da individuare al fine di agevolare il raggiungimento degli obiettivi del Burden sharing. Dando priorità all’impiego di superfici di strutture edificate, quali:

  • capannoni industriali
  • parcheggi, 
  • aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica.

E verificando  nel contempo l’idoneità di aree non  sfruttabili per altri scopi, come ad esempio le  superfici agricole non utilizzabili.

Alle amministrazioni regionali è lasciata la possibilità di classificare le superfici o le aree come idonee differenziandole sulla base della fonte, della taglia e della tipologia di impianto. Tenendo conto “delle aree immediatamente idonee di cui all’articolo 20, comma 8 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199 vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto”.

Nelle aree non idonee entreranno automaticamente tutte quelle zone e superfici ricomprese nel perimetro dei beni sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio. 

Una delle parti più contestate? Le nuove fasce di rispetto, ossia quelle porzioni di territorio a protezione di elementi sensibili nelle quali le trasformazioni urbanistico-edilizie sono sottoposte a disciplina specifica. In base al nuovo decreto le Regioni possono stabilire una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela di ampiezza differenziata a seconda della tipologia di impianto. Con un limite massimo di 7 chilometri. I rifacimenti sono esclusi.

Leggi qui il testo in Gazzetta Ufficiale

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Rinnovabili • Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Con oltre 10mila richieste inoltrate attraverso lo sportello del GSE, le famiglie del Mezzogiorno e delle Isole hanno rapidamente saturato il contingente. Ora restano solo gli incentivi di reddito energetico per le altre regioni

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore
Il contatore degli Incentivi del Reddito Energetico 2024. Credits: GSE

 In un giorno prenotato l’80% delle risorse del REN 2024

Gli incentivi del Reddito Energetico Nazionale sono stati un successo. Perlomeno nelle Regioni del Sud Italia, dove in appena 24 ore sono andati esauriti gli 80 milioni di euro messo a disposizione dal regime. Lo hanno fatto sapere il 6 luglio, con note stampa separate, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetici (MASE) e il Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Al netto  dei controlli e delle possibili rinunce, il REN 2024 ha mostrato come l’interesse per il fotovoltaico residenziale sia ancora particolarmente attivo. E come la misura, nata nel 2019 come strumento regionale di contrasto alla povertà energetica, abbia seguito il giusto corso.

Il Reddito Energetico ha visto la luce la prima volta nel Comune di Porto Torres, in Sardegna, come un progetto fortemente voluto dal sindaco pentastellato Sean Wheeler. L’obiettivo? Portare avanti un percorso sociale di rilancio economico del territorio, dotando le famiglie in difficoltà di pannelli solari gratuiti.

La bontà dell’iniziativa, dimostratasi fin da subito un successo, ha convinto prima altre regioni a replicare lo strumento e il poi il Governo Conte a studiare un meccanismo applicabile a tutto il paese. Tuttavia per trasformare l’idea in realtà sono occorsi anni, a causa sia del cambio di Governo e del rimpasto delle funzioni ministeriali che del particolare periodo storico.

Oggi appare chiaro che l’intuizione di Porto Torres possa costituire uno strumento interessante per alleviare la povertà energetica (allora, ben lontani dal caro bolletta 2022, si stimava un risparmio per famiglia di 150-200 euro). Un’opinione condivisa dal ministro dell’Ambiente Pichetto secondo cui “lo strumento ha avuto un buon  impatto e si rivelerà molto utile; in chiave economica ed energetica per le famiglie che lo hanno scelto, ma anche più in generale verso i nostri obiettivi di crescita delle rinnovabili sul territorio”.

Ma veniamo ai dati di questo fine settimana. Secondo le informazioni condivise dal GSE, le domande provenienti da Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna hanno saturato il contingente dedicato al Mezzogiorno. Ossia 80 milioni di euro su un totale annuale di 100 milioni.

Da questi territori sono arrivate, infatti, oltre 10.500 richieste di accesso agli incentivi Reddito Energetico 2024 in appena 24 ore, dalle 12.00 di venerdì 5 luglio 2024.

Ma il portale del GSE resterà aperto. In ballo ci sono ancora le risorse destinate alle famiglie con basso ISEE nel resto delle Regioni e Province autonome d’Italia. In questo caso il budget di 20 milioni di euro risulta “prenotato” solo per un quarto (dati aggiornati all’8 luglio 2024). Con 618 richieste pervenute.

Per controllare l’andamento degli incentivi REN 24 viene in aiuto il Contatore del GSE che mostra le risorse residue, suddivise per zona geografica e in funzione delle richieste depositate.

In attesa di capire quando il bando sarà definitivamente chiuso e se il Gestore riaprirà lo sportello nel corso dell’anno per riassegnare le risorse liberate da rinunce ed esclusioni, c’è chi propone di anticipare gli incentivi del Reddito energetico 2025.

“Visto il grande successo, chiediamo al Governo di anticipare il bando di febbraio, che prevede altri 100 milioni di euro, in modo da permettere a tutti coloro che sono rimasti esclusi di poter fare richiesta”, scrive Antonio Trevisi, Senatore del Movimento 5 Stelle. “È fondamentale agire rapidamente per soddisfare le esigenze dei cittadini e sfruttare al meglio le risorse disponibili e per questo motivo lancio un appello per l’apertura del nuovo bando nazionale già a settembre, evitando di aspettare fino al 2025, e sollecito la Regione Puglia a riaprire il bando del reddito energetico per i fondi residui. E non dimentichiamo che il reddito energetico non è solo un aiuto economico per le famiglie italiane, ma rappresenta anche un passo significativo sul piano ambientale, verso un futuro più sostenibile”.

Leggi anche Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

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