Raddoppiano le iniziative di CER presentate sotto la spinta dei nuovi incentivi, ma i progetti in esercizio rimangono ancora pochissimi. Le Regioni più attive per numero di comunità energetiche rinnovabili? Piemonte, Lazio e Sicilia
I dati 2024 delle comunità energetiche in Italia: progetti, modelli organizzativi e tipologia di impianti
Come procedono le nuove configurazioni dell’autoconsumo virtuale? E quante comunità energetiche rinnovabili (CER) risultano oggi attive in Italia? La risposta arriva dal nuovo Electricity Market Report 2024 di Energy&Strategy, il Team del Politecnico di Milano dedicato a ricerca, formazione e progetti con le imprese. Il rapporto è stato presentato oggi nel capoluogo lombardo, offrendo come di consueto uno sguardo approfondito sul sistema elettrico italiano. Quest’ultima edizione riserva un occhio di riguardo alle nuove configurazioni dell’autoconsumo diffuso, offerendo anche uno spaccato sul progetto pilota UVAM e sui i primi risultati delle iniziative pilota sulla flessibilità locale.
A Davide Chiaroni, del Dipartimento di Ingegneria Gestionale (POLIMI) è andato il compito di presentare lo studio su “Le comunità energetiche: lo stato delle CER, l’evoluzione normativa e il loro potenziale”. Ne è emerso un quadro dinamico ma molto contenuto.
I dati sulle CER italiane, aggiornati a maggio 2024, mostrano un numero di progetti in netta crescita. Nel dettaglio gli autori hanno individuato un totale di 168 iniziative per la costituzione di configurazioni per l’autoconsumo tra comunità rinnovabili vere e proprie e autoconsumo collettivo. La cifra appare quasi doppia rispetto al numero 2023, per una crescita anno su anno dell’89%. Ma se si guarda da vicino i dati cambiano aspetto. Solo 46 delle iniziative risultano effettivamente attive, mentre il resto (121) è ancora nella fase progettuale.
Mancano invece completamente le informazioni sui progetti di autoconsumo individuale a distanza.
Cosa frena le comunità energetiche?
Perché questa grande discrepanza tra progetti attivi e non? In parte è una questione normativa. Il quadro regolatorio finale è abbastanza recente. Il Decreto CACER è entrato in vigore il 24 gennaio 2024 e i portali GSE per la richiesta degli incentivi solo il 9 aprile. In altre parole la maggior parte dei progetti in esercizio è nato sotto la normativa transitoria, con tutti i suoi limiti.
Ma esistono anche altri problemi. Come evidenzia il report di Energy&Strategy c’è ancora, ad esempio, poca chiarezza su ruolo e responsabilità del referente della configurazione. Poco chiari anche gli aspetti fiscali riguardante le entrate in caso di comunità energetiche rinnovabili non configurate come associazioni. Mentre manca completamente una normativa fiscale aggiornata per le CER con impianti rinnovabili di taglia sopra i 200 kW.
Risulta di ostacolo anche il valore soglia del 55% per l’energia condivisa. Per la precisione le norme prevedono che, superando il 55% di energia condivisa (calcolata rispetto all’energia immessa in rete) gli incentivi maturati oltre tale tetto non possano andare alle imprese. Gli unici destinatari possibili sono famiglie, enti pubblici, no profit oppure progetti con finalità sociali. Questa clausola da un lato limita la partecipazione di aziende e dall’altro non specifica quali “finalità sociali” siano ammissibili.
Ma su tutto pesa ancora l’iter processuale con la sua mole di documenti da allegare alla richiesta e le barriere di puro carattere conoscitivo. Difficile anche l’inoltro dal GSE alla piattaforme di gestione CER dei dati di consumo raccolti dai contatori elettronici.
Comunità energetiche rinnovabili, in quale regione sono presenti più CER?
Il rapporto mostra come le regioni più attive sul fronte comunità energetiche in Italia sono attualmente il Piemonte, Lazio, Sicilia e Lombardia. A maggio 2024 risultavano infatti 80 iniziative cumulate in questi 4 territori, quasi la metà del totale. In compensò però oggi tutte le regioni mostrano almeno un progetto di comunità energetica rinnovabile (o autoconsumo collettivo).
Modelli organizzativi e forma giuridica delle comunità energetiche italiane
Nel complesso il modello organizzativo prevalente (58%) vede gli enti pubblici nel ruolo di promotore, aggregando gli altri membri e concedendo spazio utile all’installazione di impianti alimentati a rinnovabili. Seguono poi i progetti di CER promossi da soggetti specializzati (21%), mentre le iniziative promosse direttamente dai cittadini sono ancora una nicchia (4%)
Si legge inoltre: “su un campione di 60 iniziative di cui era nota la forma giuridica, nel 50% dei casi è stata costituita un’associazione e nel 30% una cooperativa. La scelta dell’associazione, in particolare l’associazione non riconosciuta, è dovuta ai minori costi richiesti e alla maggior semplicità in fase di costituzione e di gestione, poiché le iniziative individuate sono prevalentemente di piccole dimensioni”.
La potenza rinnovabile delle CER 2024 in Italia
Gli autori hanno preso in esame un campione di 123 progetti, in cui rientrano sia Comunità energetiche rinnovabili che autoconsumo collettivo. Quello che emerge chiaramente è la predominanza del fotovoltaico. L’87.4% degli impianti al servizio dell’autoconsumo sono, infatti, sistemi fotovoltaici. Seguono quelli idroelettrici (6%), eolici (3.0%), a biomassa (2.2%) e solari termici (1%). “La potenza mediana è in leggera crescita da 55 kW nel 2023 a 60 kW nel 2024″, scrivono gli autori.