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CER e Made in Italy: E.ON supporta Italconcia nel progetto di Comunità Energetica Rinnovabile

Nasce la prima Comunità Energetica Rinnovabile nel comune toscano di Castelfranco di Sotto. E.ON installerà un impianto fotovoltaico da 154 kWp sul tetto di Italconcia e il surplus energetico sarà condiviso virtualmente con i cittadini 

CER e Made in Italy: E.ON supporta Italconcia nel progetto di Comunità Energetica Rinnovabile
Credits: E.ON

Condividere l’energia per creare valore

La transizione energetica dal basso lancia l’appello, E.ON risponde. La società, oggi uno dei principali operatori energetici in Italia, ha messo la propria esperienza al servizio di una delle nuove configurazioni dell’autoconsumo. Parliamo delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), “strumenti” di condivisione energetica in grado generare benefici a cascata per i partecipanti, l’ambiente e  il clima. Forte della sua lunga esperienza in ambito fotovoltaico e, più in generale, nel campo della sostenibilità energetica, E.ON ha deciso di aiutare cittadini e imprese nella creazione, gestione e sviluppo delle CER.

Il primo grande progetto da tenere d’occhio? Sarà realizzato in Toscana e più precisamente a Castelfranco di Sotto, a circa 50 km da Firenze. Un’iniziativa nata sul territorio e per il territorio. Nel dettaglio E.ON sta supportando la realizzazione di una comunità energetica rinnovabile promossa da Italconcia, azienda conciaria nata a metà del secolo scorso, oggi impegnata a rendere le proprie attività produttive sempre più sostenibili.

Sul tetto dell’impresa toscana sarà installato un impianto fotovoltaico da 154 kWp, sovradimensionato rispetto al fabbisogno elettrico di Italconcia. In questo modo tutta la produzione non consumata dall’azienda potrà essere condivisa virtualmente e “valorizzata” con i consumatori della CER. Ma per capirne vantaggi e benefici è opportuno fare qualche passo indietro,

Cosa è una comunità energetica rinnovabile? 

Per comunità energetica rinnovabile si intende un insieme di cittadini, PMI, enti territoriali e autorità locali, enti religiosi e del terzo settore, che condividono energia elettrica; a patto che sia prodotta da impianti rinnovabili (di qualunque tipo) nella disponibilità di uno o più soggetti associati alla comunità stessa. 

In Italia i primi esperimenti  di CER risalgono addirittura all’inizio del 2000 ma in una forma completamente diversa da quella attuale. La condivisione energetica poteva solo essere fisica e non esisteva un inquadramento normativo o regimi di sostegno dedicati.

Nel 2016 è arrivato il primo grande cambiamento a livello comunitario. Nel pacchetto “Clean energy for all europeans”, contenente gli obiettivi UE su clima ed energia per il 2030, la Commissione europea ha deciso di assegnare un ruolo di primo piano i cosiddetti “energy citizens”. Come? Stabilendo che tutti consumatori nell’Unione avessero il diritto di generare elettricità per il proprio consumo, immagazzinarla, condividerla [anche virtualmente], consumarla o rivenderla al mercato. Un cambiamento necessario per rendere più facile per le famiglie e le aziende essere coinvolte nel sistema energetico, controllare i propri consumi e rispondere ai segnali di prezzo.

Il processo per trasformare le proposte del pacchetto in atti giuridici e quindi introdurli nei vari ordinamenti nazionali ha richiesto tempo. L’Italia si è fatta notare anticipando parzialmente le norme UE attraverso il Milleproroghe 2020. Il decreto ha inaugurato una fase sperimentale concedendo per la prima volta ai consumatori italiani la possibilità di entrare a far parte delle nuove configurazioni dell’autoconsumo virtuale. E prevedendo una valorizzazione dell’energia condivisa. Ma il grande passo avanti si è compiuto solo a gennaio 2024 con l’entrata in vigore del Decreto CACER, atto ministeriale figlio del recepimento delle direttive UE e recante la disciplina definitiva per l’incentivazione delle CER e dall’Autoconsumo Diffuso.

I Benefici delle Comunità Energetiche Rinnovabili

Quali vantaggi comporta la realizzazione e/o adesione ad una comunità energetica rinnovabile? Per rispondere alla domanda basta guardare qual è l’obiettivo che anima questa tipologia di configurazioni. Lo scopo principale di una CER è quello di “fornire benefici ambientali, economici e sociali ai propri membri o soci e alle aree locali in cui opera”.

I benefici ambientali sono pressoché ovvi: le fonti rinnovabili, come l’eolico e il solare, generano energia senza emissioni climalteranti e inquinanti. Produrre e consumare FER significa contribuire alla decarbonizzazione nazionale, contrastando i cambiamenti climatici e partecipando a quel processo che ci vuole impegnati a ridurre del 40,6% le emissioni di CO2 eq. entro la fine del decennio nei settori soggetti all’Effort Sharing Regulation (PNIEC 2024). Inoltre gli impianti eolici e fotovoltaici non emettono inquinanti atmosferici, contribuendo a tutelare la qualità dell’aria locale.

Su un fronte prettamente sociale, invece, le CER permettono di riunire diversi soggetti sul territorio facendo quadra a livello locale e aiutando a promuovere  la cultura della sostenibilità. Inoltre i benefici raggiungibili, tra cui una maggiore resilienza agli effetti dell’andamento dei mercati energetici, possono creare veri e propri “scudi solidali” in grado di proteggere dal caro bollette i soggetti fragili o che versano in condizioni di povertà energetica.

Ma uno degli aspetti più interessanti delle nuove configurazioni dell’autoconsumo riguarda i vantaggi economici. Tutte le comunità energetiche rinnovabili con impianti che abbiano una potenza unitaria non superiore a 1 MW possono accedere ad incentivi dedicati. Nel dettaglio il Decreto CACER prevede una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile e autoconsumata virtualmente dai membri della CER, riconosciuta dal GSE per un periodo di 20 anni. La tariffa varia tra 60 e 120 euro il MWh in base alla taglia dell’impianto e al valore di mercato dell’energia elettrica. Con eventuali maggiorazioni in funzione della localizzazione geografica della comunità. 

A ciò si aggiunge un corrispettivo di valorizzazione per l’energia autoconsumata, definito dall’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA). Inoltre, tutta l’energia elettrica rinnovabile prodotta ma non autoconsumata può essere valorizzata a condizioni di mercato, sfruttando il servizio del Ritiro Dedicato.

E.ON supporta la transizione energetica delle aziende

Per cogliere appieno i benefici sopracitati è necessario sapersi muovere con sicurezza. Come? Facendo affidamento a realtà che conoscono bene il mercato energetico, quello delle rinnovabili in primis, e che abbiano da sempre sostenibilità e attenzione per il territorio nel proprio core business.

Realtà come E.ON, che quotidianamente mette le sue tecnologie, competenze, e know-how a servizio dei clienti per aiutarli ad essere protagonisti della transizione energetica.

In qualità di partner tecnico l’azienda sta lavorando per realizzare l’impianto fotovoltaico sul tetto dello stabilimento di Italconcia e l’infrastruttura che permetterà di gestire e condividere l’energia solare

L’iniziativa per la costituzione della Comunità è stata presentata ufficialmente lo scorso 25 settembre, raccogliendo un ampio interesse. “Questo progetto rappresenta un significativo passo avanti verso la transizione e l’indipendenza energetica”, ha dichiarato Daniela Leotta, Chief Strategy, Sustainability and Communication Director di E.ON Italia. “Siamo orgogliosi di collaborare con Italconcia per raggiungere questo obiettivo. Crediamo fermamente che la transizione energetica debba essere un percorso condiviso, in cui i cittadini possano svolgere un ruolo attivo. Per questo motivo, sosteniamo con convinzione l’efficacia delle Comunità Energetiche Rinnovabili, che coinvolgono direttamente la comunità in un impegno comune, portando benefici a tutta la collettività”

La CER di Castelfranco di Sotto in numeri

Il punto focale della nuova comunità energetica toscana è l’impianto fotovoltaico: 348 pannelli solari installati sul tetto dell’azienda per una capacità totale di 154,86 kWp. A regime il sistema dovrebbe produrre in un anno circa 188.091 kWh di energia pulita. Un quantitativo superiore al fabbisogno elettrico di Italconcia. Il surplus, stimato in circa 98.352 kWh annuali, sarà condiviso virtualmente con i membri della Comunità Energetica, coinvolgendo utenti residenziali, PMI e partite IVA.

Nel contempo l’azienda conciaria porterà avanti il suo impegno a favore della transizione energetica, decarbonizzando i suoi consumi e accelerando nel suo percorso di sostenibilità. Si stima che tale intervento possa risparmiare all’atmosfera circa 60.189 kg di CO₂ emessi annualmente.

Commenta soddisfatto Andrea Martini, CEO di Italconcia “Siamo orgogliosi di poter portare sul nostro territorio un progetto che punta a coinvolgere attivamente l’intera comunità. Italconcia, già da diversi anni, ha intrapreso un cammino verso una maggiore sostenibilità delle proprie attività produttive. Questo percorso ci ha portato a collaborare con E.ON in un progetto di transizione energetica e condivisione di obiettivi comuni, culminando nella creazione di Be.Energy, la Comunità Energetica del nostro comune”.

Articolo in collaborazione con E.ON

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