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Ciorra: rinnovabili e reti digitali, i nuovi obiettivi dell’ENEL

Carbon free al 2050 per Enel, cancellati gli investimenti per le fossili e spostati metà su rinnovabili e metà su reti digitali. Il ruolo della mobilità elettrica nella transizione energetica e il basilare contributo dell’innovazione in questa rivoluzione epocale

Ciorra: rinnovabili e reti digitali, i nuovi obiettivi dell’ENEL

 

Ernesto Ciorra è un acquisto relativamente recente nel macro sistema Enel.

E’ stato scelto da Francesco Starace per sviluppare un nuovissimo percorso aziendale basato, contemporaneamente, sull’innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale, un percorso che ha l’ambizioso compito di traghettare l’azienda nel futuro.

 

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Dott. Ciorra, l’AD di Enel Francesco Starace, da qualche anno sta guidando l’azienda verso obiettivi produttivi chiaramente più sensibili alla sostenibilità ambientale. Gli investimenti sullo sviluppo tecnologico delle fossili, ad esempio, sono stati completamente cancellati a favore di quelli sulle rinnovabili e sulle reti digitali ad esse collegate. Cosa sta succedendo realmente in Enel e cosa devono aspettarsi gli utenti?

La rivoluzione non è una, ma sono tante e dipendono dal fatto che il mondo è in continuo cambiamento e che noi vogliamo sopravvivere nel tempo. Per far questo dobbiamo produrre un inquinamento che tendenzialmente sia pari a zero e anzi dovremmo cercare di ridurre i livelli attuali. Ciò significa, dal punto di vista della generazione, di portare il mix energetico ad essere composto unicamente da rinnovabili. Abbiamo la fortuna che la nostra azienda è già leader, in molti Paesi, per il fotovoltaico e, specialmente, per la geotermia. A queste tecnologie stiamo lavorando per aggiungere quella per l’energia marina. L’Enel ha la possibilità di investire pesantemente su queste tecnologie, infatti, quasi il 50% del nostro piano a tre anni è polarizzato su investimenti sulle rinnovabili.

 

L’altro 50% circa è finalizzato allo sviluppo di reti di distribuzione che devono essere digitali in quanto, se non lo fossero, perderemmo grandi opportunità connesse al dispacciamento delle rinnovabili stesse. Quindi le reti digitali rappresentano il complemento delle rinnovabili e la condizione necessaria e indispensabile alla loro diffusione. Oltre a questo esiste il tema delle batterie, batterie intese in due tipologie: da una parte quelle che noi dobbiamo istallare nei pressi degli impianti di generazione per rendere l’uso delle rinnovabili più flessibile e indipendente dalla disponibilità della fonte. Dall’altra le batterie di terzi, prime tra tutte quelle delle auto elettriche che, nel momento in cui il mezzo è parcheggiato, possono essere connesse alla rete per stabilizzare le fonti rinnovabili. Poi ci sono le batterie degli impianti di telecomunicazione, quelle presenti nelle industrie, insomma tutte potrebbero essere tra loro collegate grazie, appunto, alle reti digitali.

 

Torniamo al 50% degli investimenti ENEL sullo sviluppo delle rinnovabili. Quali sono le tecnologie che privilegiate nel vostro piano di sviluppo?

Se osserviamo l’attuale mix di energie rinnovabili, abbiamo principalmente fotovoltaico ed eolico. Esiste inoltre una grande attenzione alla geotermia, e lo conferma il fatto che abbiamo appena inaugurato in Cile l’unica centrale nel sud America. In effetti questo impianto rappresenta non solo una soluzione energetica, ma anche un’importante innovazione tecnologica in quanto è collegato ad una minigrid e ad un impianto che produce idrogeno. Quest’ultimo ha il compito di garantire continuità, indipendentemente dalla produzione, alla copertura del fabbisogno energetico locale. Il vantaggio delle fuel cell rispetto alle batterie convenzionali è che offrono la possibilità di stoccare molta energia in uno spazio relativamente contenuto, oltre ad una durata notevolissima.

 

Mi faccia capire meglio: perché l’impianto cileno è così importante per Enel?

Perché è uno degli interventi più riusciti dal punto di vista della sintesi della nostra visione: lo sviluppo contemporaneo di rinnovabili, reti digitali e innovazione tecnologica.

 

Veniamo al suo ruolo in azienda: lei è il responsabile in Enel dell’innovazione e della sostenibilità. Come è nato questo dualismo?

Diciamo che questa è stata un’intuizione dell’ing. Starace che per la prima volta ha associato l’innovazione alla sostenibilità. Oggi può sembrare una cosa scontata, ma le assicuro che qualche anno fa non lo era affatto. La sostenibilità di azienda, senza l’innovazione, è impensabile e se l’azienda non si innova, è garantito, nel tempo chiuderà.

 

CiorraCon quali modalità un colosso come Enel investe nell’innovazione tecnologica?

Se si vuol fare davvero innovazione tecnologica bisogna aprire alle menti esterne. Immaginare che i ricercatori interni ad un’azienda, benché preparati e numerosi, possano da soli assolvere a questa immensa scommessa con il futuro sarebbe un errore. Per questo abbiamo cercato di intercettare la mentalità di questi innovatori e creatori di star up sapendo che loro non hanno, come primo obiettivo, quello di accumulare ricchezza – se ciò fosse avrebbero fatto scelte diverse – ma di costruire un futuro migliore, più equo ed equilibrato, per il pianeta. E chi ha questa visione non collaborerebbe mai con una società che non sceglie un percorso di sostenibilità. E in questo mi sembra che stiamo facendo un gran lavoro visto che recentemente un rapporto internazionale ci ha indicato come l’azienda numero venti tra quelle che stanno cambiando il pianeta, cioè tra quelle con maggior capacità innovativa e di sostenibilità.

 

La declinazione di innovazione nel mondo dell’energia si differenzia da quella degli altri settori?

Io penso che l’innovazione tecnologica in un’azienda che si occupa di energia vada gestita allo stesso modo di quella di altri settori: rapporti con le star up, con i partner, con i centri ricerca, stimolo delle risorse interne e soppressione della mentalità dell’errore come un’onta aziendale incancellabile sostituendola con la cultura dell’errore come strumento per provare a cambiare le cose. Ciò che risulta completamente diverso è la rilevanza dell’innovazione nel settore energetico rispetto ad altri. Se ad esempio nei settori della telefonia o della moda non si fa innovazione, o si fa più lentamente, non nascono criticità che si ripercuotono sulla qualità della vita dei cittadini. Se invece non si innova il settore dell’energia, o del farmaceutico o quello della biotecnologia medica, ci possono essere ripercussioni immediate sulla vita delle persone. E di questo noi ne siamo davvero consapevoli.

 

Gli Innovation Hub sono gestiti con due diversi approcci. Con il primo andiamo a cercare le start up dove sono numerose e interessanti – e lo facciamo creando un avamposto come abbiamo fatto in Silicon Valley o in Israele e come prossimamente faremo in India e a Singapore – inviamo i nostri innovation manager che riportano le nostre specifiche esigenze lanciano delle challenge in questi ecosistemi, e lì valutiamo quale realtà riesce a proporci le soluzioni più innovative ed utili  a risolvere il nostro problema.

 

Il secondo approccio è di ospitare le start up direttamente nei nostri centri di ricerca. L’idea è di invitare i migliori al mondo a  lavorare con i nostri ricercatori. Noi abbiamo laboratori, attrezzature all’avanguardia, e possiamo anche certificare i test su nuove tecnologie. Ad esempio noi abbiamo un grande centro ricerche a Catania e lì già stiamo ospitando start up.

In entrambe gli approcci le finalità sono identiche: vogliamo aggregare le persone preparate che sono fuori l’azienda con quelle preparate interne avendo l’umiltà di pensare che i migliori non sono necessariamente solo in Enel, ma possono essere anche esterni, anzi spesso quelli esterni sono migliori e vogliono lavorare liberamente, senza strutture organizzative e burocratiche.

 

Voi assorbite la start up che vi propone la soluzione migliore?

Noi siamo una società industriale, non facciamo finanza. Non proponiamo quindi l’acquisto di quote societarie, ma sviluppiamo il percorso innovativo in sinergia, mantenendo le identità di partenza. Se poi individuiamo delle aziende straordinarie sul piano tecnologico, aziende con competenze che colmano i nostri gap  tecnologici, allora le compriamo integralmente.

 

Mi faccia un esempio concreto…

L’azienda si chiama EnerNOC, leader mondiale di un sistema di stabilizzazione intelligente della rete. Funziona attraverso una tecnologia che consente, nel momento di maggior richiesta energetica di un’industria, di non penalizzare la rete, ma di rallentare, automaticamente, il suo processo produttivo  fino al termine dell’extradomanda. In questo modo si evita che il sistema debba stabilizzarsi sempre sul picco massimo per evitare inefficienze.  Noi abbiamo acquisito questa azienda leader con 250 milioni di dollari.

 

Come siete arrivati ad individuare questa azienda?

Sulla base di una grande attività di scouting: in tre anni abbiamo selezionato circa 1700 start up, di queste ne abbiamo incontrate poco meno di 500, e su queste basi abbiamo già sviluppato circa 80 progetti in ambito energia. Questi sono i numeri che evidenziano il nostro impegno sull’innovazione.

 

Quali sono, concretamente, i vantaggi per le start up che si avvicinano al vostro Innovation hub?

Sono diversi. Primo: l’Enel diventa un cliente. Secondo: possiamo diventare un canale per vendere a terzi. Terzo: rappresentiamo il primo cosviluppatore supportandoli nell’intero processo di ricerca. Quarto: se si presenta  l’esigenza di un finanziamento per sostenere la loro crescita, gli mettiamo a  disposizione il nostro network di venture capital sempre pronto ad investire in start up.

E questo è un modello vincente per tutti.

 

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Quali sono, in definitiva, gli ingredienti sui cui si basa l’innovazione tecnologica?

Nell’innovazione occorre un’idea, ma non basta. Serve poi la capacità, il sudore e la determinazione per incrementarla, e infine è indispensabile che interessi qualcuno. A questo proposito ho sviluppato una formula, seguita anche negli USA, in cui l’indicatore dell’innovazione è uguale a creativity x execution x appeal, in altre parole: occorre l’idea buona che vada implementata bene e che piaccia a qualcuno.

 

Spostiamoci adesso in sud America.  Il Cile ed il  Brasile sono due paesi di riferimento per un vostro progetto che si chiama Energy start, di cosa si tratta?

Di un progetto, sviluppato appunto nei due paesi sudamericani, che ci consente di individuare start up, anche minuscole, che rispondono alle nostre sfide indicando soluzioni reali. A questo punto noi offriamo supporto economico, affiancamento da parte dei nostri manager e, se esiste la necessità, presentiamo i nostri venture capital. Infine offriamo la possibilità di avere un’accelerazione della start up negli Stati uniti e precisamente presso il nostro acceleratore  all’Università di Berkeley.

 

Perché proprio l’Università di Berkeley?

Perché si tratta dell’Università pubblica più performante, negli Stati Uniti, per la ricerca nel settore energetico.

 

Perché non avete proposto la creazione dello stesso acceleratore in una Università italiana?

La risposta è molto semplice: un anno di accelerazione a Berkeley ci costa meno di un terzo rispetto ad analoghe collaborazioni con Università importanti italiane.

 

Mi risulta che l’Enel abbia sviluppato una partnership con il Ministero dell’economia israeliana …

Si tratta di un accordo con l’Autorità per l’innovazione israeliana, Organismo interno al Ministero dell’Economia, che prevede varie opportunità. La prima: ci ha messo a disposizione interessanti start up locali proponendoci di selezionarle, in piena autonomia, e di portarle a lavorare in Italia supportando il 50% dei costi da noi sostenuti.  La seconda: ci ha chiesto di realizzare un acceleratore in Israele fornendoci spazi e attrezzature, e supporta il lancio di ogni nostra challenge in modo rapido e capillarmente in tutti gli ambiti di ricerca del Paese con il risultato che in tre giorni tutti sono a  conoscenza della nostra richiesta. E noi stiamo utilizzando questa opportunità lanciando ogni mese una challenge diversa. La terza: si impegnano affinché i nostri ricercatori vadano a fare ricerca in Israele. In tal senso hanno lanciato un bando internazionale, al quale hanno aderito una ventina di multinazionali, per le reti del futuro: smart infrastraction e le smart trasportation. La gara l’abbiamo vinta noi e stiamo per attivare un nostro laboratorio con ricercatori Enel integrati a quelli locali.

 

Il recente rapporto del Tracking Clean Energy Progress della Agenzia Internazionale dell’energia indica il fotovoltaico e l’eolico, la mobilità elettrica e l’energy storage come le uniche tecnologie, tra le 26 sostenibili monitorate, ad essere sul giusto percorso della transizione energetica. Condivide questa analisi?

Direi senz’altro di si. Condivido in pieno aggiungendo forse, all’interno del settore storage, le fuel cells integrate alle rinnovabili.

 

E la geotermia di cui abbiamo parlato?

La geotermia è molto importante, ma la risorsa geotermica, quella a media ed alta entalpia, non è disponibile dovunque. Sono poi valutazioni legate alle attuali performance tecnologiche. Se ad esempio pensassimo ad un periodo lungo, credo che tra venti anni l’energia dal mare potrebbe esser più rilevante delle altre rinnovabili. Quindi se parliamo di un’analisi attuale, non posso che condividere a pieno il rapporto.

 

In quale direzione si sta sviluppando il settore dell’e-mobility firmato Enel? In Europa la sua azienda è stata la prima a testare la tecnologia di ricarica V2G (Vehicle to Grid). Quali risultati ha ottenuto finora?

Le confermo, noi siamo stati i primi al mondo a gestire e testare questa rivoluzionaria tecnologia. In effetti il concetto di V2G è stato sviluppato ben 25 anni fa da un professore americano. Il ruolo però dell’Enel è stato fondamentale perché ha reso possibile il raggiungimento di tre requisiti indispensabili a far funzionare l’intero sistema: il primo: un software che consenta all’auto di caricarsi e scaricarsi. Il secondo: un caricatore che consenta di caricare, ma anche di scaricare l’auto. E il terzo: una piattaforma digitale che connetta le varie batterie delle auto alla rete, cioè al Gestore della Trasmissione o al Gestore della distribuzione. Questa connessione “intelligente” consente, al contrario di ciò che attualmente accade nella maggioranza dei sistemi di ricarica, di gestire in modo bidirezionale il flusso di energia: dalla rete alle batterie e viceversa in funzione delle esigenze della smart grid.

 

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Il primo requisito è stato raggiunto grazie alla tecnologia Nissan che già ha dotato tutte le sue auto della capacità di ricevere, ma anche di cedere energia alla rete. Il secondo, il sistema di caricamento/scaricamento, lo ha realizzato l’Enel ed il terzo è stato raggiunto grazie ad una start up americana diretta proprio dal professore che aveva iniziato la ricerca tanti anni fa. Uno straordinario esempio di opening innovation.

 

A che punto siamo del percorso?

Abbiamo svolto nel 2016 una prima sperimentazione di sei mesi in Danimarca. Verificato che il sistema funzionava, e poteva essere certificato, nel settembre 2016, data che io definisco storica, per la prima volta al mondo abbiamo inaugurato un sistema tecnologico che permetteva ad auto elettriche di serie, parcheggiate normalmente in strada, di dialogare con intelligenza con la rete, ricaricandosi ma anche cedendo energia in funzione delle necessità. Da quella data noi stiamo stabilizzando, con le nostre auto, la rete in Danimarca. E questo servizio ci viene riconosciuto e fatturato nella misura di circa 1500 euro ad auto ogni anno. Questo valore aggiuntivo dell’auto elettrica potrebbe andare a ridurre immediatamente il gap economico per lo sviluppo dell’elettrico.

 

In che modo?

Lei pensi che un’auto elettrica oggi venduta a 30mila euro, dotata di batterie con vita media di almeno 5/6 anni, potrebbe avere un sconto immediato, al momento dell’acquisto, di circa 8000 euro. Ciò consentirebbe da subito di rendere un’auto elettrica meno cara, o al massimo allineata, di un’auto termica.

E l’esperienza danese la stiamo ripetendo in Inghilterra, dove abbiamo ricevuto la certificazione, e abbiamo iniziato anche in Germania e Francia. L’Enel quindi ha inventato una nuova tecnologia, la sta esportando nel mondo molto rapidamente, e questo ruolo di pionieri ch viene riconosciuto da tutti. Il TIMES ci ha indicato come l’azienda che nell’automotive ha realizzato l’innovazione più dirompente. Lei pensi a quando ci saranno milioni di batterie di auto elettriche, collegate in rete, che avranno la capacità di bilanciare il sistema, cosa che adesso facciamo unicamente con il fossile. Basterà ricevere l’1% dalle tante batterie per bilanciare l’intermittenza delle rinnovabili di un determinato momento, senza incidere sull’efficienza dell’intero sistema e senza che nessuno se ne accorga. Si rende conto quale rivoluzione stiamo realizzando?

 

E parliamo proprio del futuro: riuscirà l’Italia a compiere questa tanto discussa transizione energetica e se sì, con quali tempi?

Io sono sicuro di sì. E questa convinzione nasce dalla considerazione che proprio noi siamo coloro che, in grande parte, devono e dovranno aiutare il Paese a fare la transizione energetica. E dico questo perché abbiamo un piano come ENEL Global, cioè in tutto il mondo, di diventare carbon neutral al 2050. E ci stiamo dando già una serie di obiettivi molto virtuosi già al 2030. Sono anche fiducioso perché praticamente tutte le forze politiche italiane si dichiarano convinte della necessità di passare alle rinnovabili e poi c’è l’azione straordinaria di coinvolgimento responsabile e globale di Papa Francesco sui temi della sostenibilità ambientale.

Per queste ragioni sono convinto che la transizione energetica avverrà e credo anche più rapidamente del previsto.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

Incentivi fotovoltaico, tutti i bonus 2024 per privati e famiglie

Dal reddito energetico ai nuovi incentivi per l’autoconsumo virtuale, dal bonus fotovoltaico al 50% ai contributi regionali. Ecco una guida completa ed aggiornata a tutti gli incentivi dedicati al fotovoltaico in Italia per famiglie e privati

Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie
Guida agli incentivi per il fotovoltaico residenziale 2024

Guida completa e aggiornata agli incentivi statali e regionali per il fotovoltaico 2024

Anche nel 2024, in Italia, i privati cittadini possono dotarsi di un impianto fotovoltaico facendo affidamento su una serie di sussidi dedicati, dai bandi regionali ai contributi statali. Abbiamo raccolto tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024 in una guida, per offrire una panoramica completa e aggiornata degli strumenti di agevolazione finanziaria e fiscale attualmente in vigore e delle modalità per accedervi.

Incentivi al fotovoltaico 2024 per privati e famiglie: bonus e contributi statali

Tra fine del Superbonus 110% e nuove configurazioni dell’energy sharing, i regimi incentivanti per il fotovoltaico dei privati cittadini stanno mutando rapidamente. Oggi la tendenza generale è quella di premiare gli impianti solari in autoconsumo e mettere in campo nuovi strumenti contro la povertà energetica. Dagli ecobonus edilizi “rimaneggiati” al pannelli solari gratuiti per le famiglie a basso reddito, ecco come stanno cambiando gli incentivi per il fv residenziale.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Una delle grandi novità in tema di incentivi statali al fotovoltaico domestico è il Reddito energetico nazionale 2024. La misura permette di ottenere, per alcune fasce economiche della popolazione, pannelli fotovoltaici domestici in maniera gratuita grazie ad un contributo in conto capitale. Con l’obiettivo più ampio di riuscire a realizzare nell’arco di due anni – il 2024 e il 2025 – circa 31mila impianti solari residenziali al servizio di famiglie in condizione di disagio economico. Budget stanziato per il biennio: 200 milioni di euro.

Beneficiari: possono fare richiesta del Bonus Fotovoltaico Reddito Energetico tutti i nuclei familiari con ISEE inferiore a 15.000 euro; oppure inferiore a 30.000 euro ma con almeno 4 figli a carico. L’incentivo è destinato al Soggetto realizzatore dell’impianto.

Tempistiche: le domande per gli incentivi possono essere presentate dal 5 luglio 2024 fino al 31 dicembre 2024, o fino ad esaurimento fondi. Dopo solo 24 ore gli 80 milioni destinati alle Regioni del Sud e le Isole sono andati esauriti. Ad oggi rimangono unicamente quelli per il resto dell’Italia.

Tipologia di intervento: Il bonus Reddito energetico 2024 incentivata i sistemi fotovoltaici residenziali su coperture e/o superfici di edifici con taglia compresa tra 2 e 6 kWp. Il contributo prevede una quota fissa massima di 2.000 euro più una quota variabile di 1.500 euro per ogni kW di potenza installata. Le agevolazioni previste dal Reddito Energetico Nazionale non sono cumulabili con altri incentivi pubblici.

Come fare domanda: L’istanza per il Reddito energetico deve essere inoltrata direttamente dalla piattaforma dedicata del Gse (Gestore dei Servizi energetici), previa iscrizione o identificazione con SPID. L’installazione di moduli fotovoltaici sul tetto va considerata manutenzione ordinaria e pertanto ricade nelledilizia libera che non richiede nessuna autorizzazione o atto amministrativo necessario per procedere immediatamente.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Bonus Fotovoltaico 50%  

Noto anche come Bonus Casa 50% o Bonus Ristrutturazione, questo contributo permette di portare in detrazione il 50% delle spese sostenute (bonifici effettuati) in caso di interventi di ristrutturazione edilizia. Ma nella lista di lavori rientra anche l’acquisto e l’installazione di impianti fotovoltaici residenziali.

Beneficiari: Possono portare in detrazione le spese sia i proprietari di singole unità abitative, sia i condomìni per le parti in comune.

Tempistiche: le agevolazioni per i pannelli fotovoltaici rimarranno in vigore fino al 31 dicembre 2024 (salvo proroghe).

Tipologia di interventi:  La detrazione fiscale si applica sulla spesa per impianti fv su tetto, balconi e persino le facciate degli immobili, sistemi di accumulo compresi. Coperto anche anche un eventuale ampliamento dell’impianto solare a patto che la potenza di picco resti sotto i 20 kW. Limite massimo di spesa: 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare. Questo incentivo permette ancora di optare tra cessione del credito o sconto in fattura, ma unicamente per gli interventi effettuati prime del 16 febbraio 2023, o entro la cui data siano stati stipulati contratti vincolanti. 

Come fare domanda:  La richiesta della detrazione IRPEF deve avvenire tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 50% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti,
  • la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Per approfondire le modalità di richiesta, leggi Bonus ristrutturazione, cosa accade se il bonifico parlante non coincide con il beneficiario.

Bonus Fotovoltaico 50%  

Superbonus 70% per il fotovoltaico residenziale

Il Bonus fotovoltaico 2024 più famoso in ambito residenziale rimane quello definito “super”. Ma abbandonato una volta per tutte il generoso e complesso 110%, il Superbonus per gli interventi di riqualificazione energetica in edilizia, pannelli solari per privati compresi, scende all’aliquota 70%. Tra tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024, questo contributo è in assoluto il più generoso ma presenta anche rigidi paletti.

Beneficiari: possono portare in detrazione le spese i condomìni e le persone fisiche per interventi su edifici composti da 2 a 4 unità immobiliari distintamente accatastate. 

Tempistiche: il Superbonus 70% rimane in vigore fino al 31 dicembre 2024, poi l’aliquota si abbassa al 65%.

Tipologia di intervento: il Bonus Fotovoltaico al 70% copre le spese sostenute nel 2024 per l’installazione di impianti solari, accumuli compresi, anche se i lavori non vengono effettivamente eseguiti nel medesimo anno. Con l’obbligo però di migliorare la certificazione energetica (APE) dell’immobile di almeno 2 classi. Il massimo che può essere detratto è 2.400 euro per ogni kW di potenza fotovoltaica installata, entro un massimo di 48.000 euro. In alcuni casi è ancora possibile chiedere la cessione del credito 2024.

Come fare domanda: Anche in questo caso la richiesta della detrazione IRPEF avviene tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 70% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti e la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Gli incentivi per le Comunità Energetiche Rinnovabili e l’Autoconsumo Diffuso 

Una forma di incentivi fotovoltaici 2024 molto convenienti è stata introdotta dal nuovo Decreto CACER e premia l’energia generata da impianti solari (ma non solo) e condivisa virtualmente nei gruppi di autoconsumo diffuso e nelle comunità energetiche rinnovabili (CER). Il regime prevede una tariffa premio riconosciuta sull’energia condivisa incentivabile e un corrispettivo di valorizzazione ARERA a rimborso di alcune componenti tariffarie (nel 2023 è stato di 8,48 euro/MWh).

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi i condomìni nel caso dell’autoconsumo diffuso, i privati cittadini per le CER.

Tempistiche: la misura è già in vigore e può essere richiesta fino al trentesimo giorno successivo alla data di raggiungimento dei 5 GW incentivati totali; o in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2027.

Tipologia di intervento: Possono essere incentivati unicamente impianti entro 1 MW di potenza unitaria. La tariffa premio per il fotovoltaico delle CER e dei gruppi di autoconsumo varia a seconda della zona geografica e si suddivide in una tariffa fissa, legata alla potenza dell’impianto, e una tariffa variabile in funzione del Prezzo zonale.

Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale
Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”. 

Incentivi per l'Autoconsumo Fotovoltaico: CER e autoconsumo diffuso 

Incentivi per pannelli fotovoltaici nel Conto Termico 3.0 

E’ ancora presto per poter richiedere queste agevolazioni ma è opportuno parlare anche della proposta di Conto Termico 3.0, schema che modifica l’attuale regime incentivante per le rinnovabili termiche. L’attuale bozza del provvedimento propone di ampliare gli interventi ammissibili, incentivando accanto alle fonti rinnovabili termiche anche l’installazione di pannelli fotovoltaici e relativi sistemi di accumulo, presso l’edificio o nelle relative pertinenze. A patto di sostituire contestualmente gli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti a pompe di calore elettriche

Beneficiari: La misura è aperta a privati, PA ed enti del terzo settore.

Tempistiche: Il Decreto Ministeriale è in fase di valutazione, dovrebbe entrare in vigore nel 2024 (salvo ritardi).

Tipologia di interventi: L’agevolazione è un contributo a fondo perduto (valore da definire). Attualmente sono in vigore incentivi che variano dal 40% al 65% della spesa sostenuta. Il Conto Termico è cumulabile con altri incentivi di natura non statale.

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”.

conto termico 3.0

Fotovoltaico, gli incentivi regionali 2024

Non esistono solo gli incentivi statali. Diverse Regioni in Italia offrono oggi delle agevolazioni per i pannelli fotovoltaici, destinate a privati cittadini o comunità. E in molti casi i contributi sono cumulabili con le misure di supporto distribuite a livello nazionale. Vediamo nel dettaglio i bandi regionali 2024 che sostengono la crescita del fotovoltaico residenziale, assieme a tempistiche e modalità per presentare la richiesta.

Gli incentivi al fotovoltaico residenziale del Friuli Venezia Giulia

Il bando del Friuli Venezia Giulia ammette a finanziamento l’acquisto e installazione di impianti fotovoltaici con annessi sistemi di accumulo a batteria, realizzati a servizio di unità immobiliari a uso residenziale con categoria catastale da A1 ad A9 e A11 situati nel territorio regionale.

Beneficiari: Possono partecipare al bando del FVG le persone fisiche residenti nel territorio regionale, ma la richiesta deve essere legata ad un solo immobile.

Tempistiche: il bando regionale è stato lanciato nel 2023 ma le richieste possono essere ancora presentate fino alla fine del 2024.

Tipologia di intervento: gli incentivi sono concessi a fondo perduto nella misura del 40% del costo totale dell’intervento. Per un impianto fotovoltaico di taglia sotto i 800 W (compresi anche i sistemi fotovoltaici Plug and Play da balcone) è ammissibile un costo massimo di 1.720 euro; per un impianto di potenza pari o superiore a 800 W, è ammissibile un costo massimo di 3000 euro al kW (per un totale massimo di 18.000 euro).

Come accedere: la domanda di incentivo deve essere presentata esclusivamente “online” attraverso il sistema “ISTANZE ONLINE” della Regione. L’incentivo è cumulabile con le detrazioni fiscali nazionali e con altri incentivi, purché la somma delle agevolazioni ottenute non superi la spesa complessivamente sostenuta.

Emilia Romagna: Contributi per le Comunità energetiche rinnovabili

L’Emilia Romagna ha lanciato un Bando del valore di 6 milioni euro, per favorire lo sviluppo di CER, in coerenza con la L.R. 5/2022, attraverso la concessione di contributi economici a copertura dei costi per l’installazione degli impianti fotovoltaici di  accumulo dell’energia a servizio delle comunità energetiche stesse e delle relative spese tecniche.

Beneficiari: le Comunità Energetiche Rinnovabili ubicate sul territorio della Regione Emilia-Romagna.

Tempistiche: il bando dell’Emilia Romagna si è aperto il 12 giugno 2024 per chiudersi il 31 ottobre 2024.

Tipologia di intervento: Per ogni Impianto/Unità di produzione deve essere presentata una singola domanda di contributo ed è riconosciuto il 25% dell’importo minore tra: la spesa ammissibile effettivamente sostenuta per l’investimento e  il massimale di spesa ammissibile previsto per l’investimento. La percentuale di contributo riconosciuta per ciascun impianto potrà essere aumentata del 5% qualora la CER sia situata in aree montane ed interne del territorio regionale, oppure vi prendano parte Soggetti economicamente svantaggiati (ISEE fino a 15.000 €), o il progetto sia localizzato nelle aree interessate dall’emergenza alluvione del Maggio 2023.

Come accedere: La domanda di contributo dovrà essere trasmessa alla Regione tramite applicativo web Sfinge 2020. I contributi del bando sono cumulabili con altri aiuti di Stato.

Fotovoltaico residenziale, il bando 2024 della Toscana

Quest’anno la Toscana ha pubblicato il Bando contributi “Casa a zero emissioni” finalizzato al miglioramento della qualità dell’aria nei 14 Comuni dell’area di superamento “Piana lucchese”. L’intervento stanzia 6 milioni di euro per interventi di dismissione di generatori di calore già installati e a uso residenziale a favore di pompe di calore ad alta efficienza, a cui possono essere aggiunti pannelli fotovoltaici con sistema di accumulo a batterie. 

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi al fotovoltaico i cittadini residenti nei comuni Altopascio, Capannori, Lucca, Porcari, Buggiano, Chiesina Uzzanese, Massa e Cozzile, Montecatini Terme, Monsummano Terme, Montecarlo, Pescia, Pieve a Nievole, Ponte Buggianese, Uzzano. Ma le richieste devono riferirsi ad un singolo immobile per famiglia.

Tempistiche: il bando è stato aperto il 15 febbraio 2024 e rimarrà in vigore fino a esaurimento fondi.

Tipologia di intervento: in caso di sostituzione di caminetto a legno o stufa a biomassa, il bando della Toscana permette usufruire di un contributi a fondo perduto fino ad un massimo di 3.000 euro per l’acquisto di un impianto fotovoltaico. Più altri 500 euro in caso di aggiunta di un sistema di accumulo. L’incentivo scende a 2.400 euro massimi in caso di sostituzione di un impianto a gasolio.

Come Accedere: solo online tramite la piattaforma di Sviluppo ToscanaLe agevolazioni sono cumulabili con gli incentivi nazionali del Conto Termico e degli ecobonus edilizi e possono essere incrementate in base all’ISEE.

Fotovoltaico Basilicata, il bonus 2024

Per il 2024 la Regione Basilicata ha messo a disposizione 15 milioni di euro con cui incentivare il fotovoltaico residenziale e altri impianti rinnovabili domestici. Alla cifra si aggiungono 24 milioni di euro per il 2025.

Soggetti beneficiari: proprietari o usufruttuari di immobili in cui gli stessi hanno la residenza.

Tempistiche: Il bonus fotovoltaico della Basilicata può essere richiesto dall’8 aprile fino al 31 dicembre 2025 o fino a esaurimento budget.

Tipologia di interventi: Il regime lucano assegna contributi a fondo perduto valido per impianti fotovoltaici con una potenza non inferiore a 3 kWp (5% di tolleranza). Il sussidio può arrivare fino a un massimo di 10.000 euro compresi i sistemi di accumulo.

Come accedere:  La procedura di prenotazione delle risorse è “a sportello”. Le istanze devono essere presentate attraverso la piattaforma “Centrale bandi” della Regione Basilicata.

Bonus fotovoltaico basilicata 2024

Incentivi al fotovoltaico 2024, il bando della Lombardia

La Regione Lombardia è storicamente uno delle amministrazioni territoriali che più ha incentivato il fotovoltaico residenziale. Dai bonus destinati ai pannelli solari sul tetto a quelli per l’accumulo fotovoltaico passando per i contributi elargiti alle comunità energetiche, la Regione si è sempre distinta. Divenendo non a caso, la prima in Italia per numero di impianti solari in esercizio e per autoconsumo solare. Nel 2024 lo slancio “locale” si è affievolito, per lasciare spazio ai nuovi sussidi statali. Reddito Energetico Nazionale e Bonus fotovoltaico 70% in primis. Ma qualcosa ancora persiste come nel caso del Bando Rifugi Alpini del valore di 5.000.000 euro, finalizzato a supportare interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico.

Soggetti beneficiari: Possono chiedere gli incentivi i gestori o i proprietari di rifugi alpinistici ed escursionistici di Comuni montani o parzialmente montani.

Tempistiche: le domande possono essere presentate a partire dalle ore 10.00 del 10 luglio 2024 ed entro le ore 16.00 del 31 ottobre 2024.

Tipologia di Intervento: Si tratta di una sovvenzione a fondo perduto di massimo 300.000 euro a per singolo rifugio. Gli incentivi supportano tra le altre cose, anche l’installazione di impianti fotovoltaici ed eventuali sistemi di accumulo. Ogni soggetto richiedente può presentare più domande nel limite dell’importo max. complessivo di 600.000 euro.

Come accedere: La domanda deve essere presentata esclusivamente mediante la piattaforma Bandi e Servizi della Regione Lombardia all’indirizzo www.bandi.regione.lombardia.it.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili del MASE è entrato in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il 2 luglio 2024. Ecco tutte le norme e la suddivisione regionale della nuova potenza verde

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore
le nuove norme del Decreto Aree Idonee 2024. Via depositphotos

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale

Dopo un lungo periodo di rimpalli tra MASE (Ministero dell’Ambiente) e Regioni, il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili ha concluso il suo iter normativo. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 2 luglio 2024, il provvedimento ministeriale è entrato ieri formalmente in vigore. Nato con l’obiettivo di fare chiarezza sulle aree da destinare o meno agli impianti eolici e fotovoltaici, il testo finale, tuttavia, non centra a pieno l’obiettivo. Il braccio di ferro innescato da poter centrale e potere locale ha ottenuto come risultato quello di demandare il peso delle decisioni più importanti alle amministrazioni regionali. Senza compiere di fatto quella semplificazione e omogeneizzazione inizialmente sperata.

Ma il decreto in questione è molto di più. Nelle sue pagine sono infatti contenute le nuove quote di Burden Sharing, ossia le ripartizioni regionali dell’obiettivo nazionale per la capacità rinnovabile 2030. Nel dettaglio le 19 Regioni e le due Province autonome di Trento e Bolzano dovranno spartirsi 80 GW di potenza verde attesa per la fine del decennio.

Decreto Aree idonee 2024, cosa contiene il testo

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è composto da 9 articoli in totale, suddividendo le norme in due capitoli: la ripartizione della potenza fra regioni e province autonome; i principi e i criteri per l’individuazione delle cd. aree idonee.

La disciplina è stata voluta dal decreto legislativo n. 199 del 2021, ma nella pratica avrebbe dovuto rispondere ad un bisogno “storico”. L’obiettivo iniziale era, infatti, quello di ridurre al minimo quegli spazi di dissidio che hanno connotato in passato il rapporto tra livelli di Governo proprio in riferimento al tema delle FER.

Tuttavia il provvedimento risponde anche ad una seconda esigenza, ossia dividere tra i territori quegli 80 GW di potenza verde che il Belpaese dovrebbe installare entro la fine di questo decennio. Nel dettaglio a ogni regione è stata assegnata una capacità minima da raggiungere annualmente, a partire dal 2021. Nel conteggio annuale rientrano tutti i nuovi impianti e i progetti di potenziamento. Sia terra che in mare. Ma vediamo la ripartizione nel dettaglio.

Burden Sharing 2030, le nuove capacità rinnovabile regionale

 Ai fini del calcolo per il raggiungimento degli obiettivi territoriali, il Decreto Aree Idonee Rinnovabili tiene conto della potenza nominale degli impianti nuovi, potenziati, riattivati, ricostruiti integralmente o oggetto di rifacimentoentrati in esercizio dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre dell’anno di riferimento”. Compreso il 100% della capacità installata in mare.

Per questi ultimi il Decreto prevede, in caso di connessioni ricadenti in regioni diverse da quelle in cui insistono gli impianti offshore, una speciale ripartizione della potenza. Il 20% a carico del territorio  in cui si trovano le infrastrutture di connessione  alla  rete  elettrica  e  il restante 80%, “in via proporzionale rispetto alla reciproca  distanza, tra le altre regioni  la cui costa sia direttamente  prospiciente l’impianto”. 

Ai fini del raggiungimento dei target regionali il nuovo schema Aree Idonee Rinnovabili riconosce per gli impianti geotermici ad alta e media entalpia e quelli idroelettriciuna potenza nominale aggiuntiva pari alla potenza di ogni fonte rinnovabile per il relativo parametro di equiparazione”. Contestualmente il testo affida al GSE il compito di pubblicare i parametri di equiparazione sulla base della producibilità media rilevata da idro e geotermia rispetto a quella da fonte fotovoltaica.

Il contributo maggiore? Sempre quello della Sicilia con oltre 10,4 GW per la fine del decennio, seguita dalla Lombardia (8,7 GW) e dalla Puglia (7,3 GW).

Decreto Aree Idonee 2024, la capacità assegnata alle Regioni

Impianti rinnovabili: aree Idonee, non idonee, ordinarie o vietate

In base al provvedimento Regioni e Province avranno 180 giorni per individuare sul loro territorio con propria legge quattro tipologie di zone:

  • Le aree idonee, caratterizzate da un iter accelerato ed agevolato per la costruzione ed esercizio degli impianti a rinnovabili.
  • Le aree non idonee, le cui caratteristiche sono incompatibili con l’installazione di specifiche tipologie di impianti, sulla base delle linee guida governative già emanate.
  • Le aree ordinarie, ossia aree diverse dalle precedenti in cui si applicano i regimi autorizzativi ordinari.
  • Le aree vietate, zone che in base alle nuove norme introdotte con l’art.5 del DL Agricoltura sono precluse agli impianti fotovoltaici a terra.

Il potere di definire zone “appropriate e non” rimane, dunque, in mano alle autorità regionali e provinciali, ma, in caso di mancata adozione delle legge nei termini previsti e dopo un richiamo ufficiale con nuovo termine, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica adotterà “le opportune iniziative ai fini dell’esercizio dei poteri sostitutivi”.

Decreto Aree Idonee Rinnovabili: Principi e Criteri di individuazione

Il tema è stato uno dei più discussi durante l’iter di approvazione. Dopo una serie di rimaneggiamenti del testo, la formula finale del DM Aree idonee 2024 chiede alle Regioni di prendere in considerazione la massimizzazione delle aree da individuare al fine di agevolare il raggiungimento degli obiettivi del Burden sharing. Dando priorità all’impiego di superfici di strutture edificate, quali:

  • capannoni industriali
  • parcheggi, 
  • aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica.

E verificando  nel contempo l’idoneità di aree non  sfruttabili per altri scopi, come ad esempio le  superfici agricole non utilizzabili.

Alle amministrazioni regionali è lasciata la possibilità di classificare le superfici o le aree come idonee differenziandole sulla base della fonte, della taglia e della tipologia di impianto. Tenendo conto “delle aree immediatamente idonee di cui all’articolo 20, comma 8 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199 vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto”.

Nelle aree non idonee entreranno automaticamente tutte quelle zone e superfici ricomprese nel perimetro dei beni sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio. 

Una delle parti più contestate? Le nuove fasce di rispetto, ossia quelle porzioni di territorio a protezione di elementi sensibili nelle quali le trasformazioni urbanistico-edilizie sono sottoposte a disciplina specifica. In base al nuovo decreto le Regioni possono stabilire una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela di ampiezza differenziata a seconda della tipologia di impianto. Con un limite massimo di 7 chilometri. I rifacimenti sono esclusi.

Leggi qui il testo in Gazzetta Ufficiale

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Rinnovabili • Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Con oltre 10mila richieste inoltrate attraverso lo sportello del GSE, le famiglie del Mezzogiorno e delle Isole hanno rapidamente saturato il contingente. Ora restano solo gli incentivi di reddito energetico per le altre regioni

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore
Il contatore degli Incentivi del Reddito Energetico 2024. Credits: GSE

 In un giorno prenotato l’80% delle risorse del REN 2024

Gli incentivi del Reddito Energetico Nazionale sono stati un successo. Perlomeno nelle Regioni del Sud Italia, dove in appena 24 ore sono andati esauriti gli 80 milioni di euro messo a disposizione dal regime. Lo hanno fatto sapere il 6 luglio, con note stampa separate, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetici (MASE) e il Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Al netto  dei controlli e delle possibili rinunce, il REN 2024 ha mostrato come l’interesse per il fotovoltaico residenziale sia ancora particolarmente attivo. E come la misura, nata nel 2019 come strumento regionale di contrasto alla povertà energetica, abbia seguito il giusto corso.

Il Reddito Energetico ha visto la luce la prima volta nel Comune di Porto Torres, in Sardegna, come un progetto fortemente voluto dal sindaco pentastellato Sean Wheeler. L’obiettivo? Portare avanti un percorso sociale di rilancio economico del territorio, dotando le famiglie in difficoltà di pannelli solari gratuiti.

La bontà dell’iniziativa, dimostratasi fin da subito un successo, ha convinto prima altre regioni a replicare lo strumento e il poi il Governo Conte a studiare un meccanismo applicabile a tutto il paese. Tuttavia per trasformare l’idea in realtà sono occorsi anni, a causa sia del cambio di Governo e del rimpasto delle funzioni ministeriali che del particolare periodo storico.

Oggi appare chiaro che l’intuizione di Porto Torres possa costituire uno strumento interessante per alleviare la povertà energetica (allora, ben lontani dal caro bolletta 2022, si stimava un risparmio per famiglia di 150-200 euro). Un’opinione condivisa dal ministro dell’Ambiente Pichetto secondo cui “lo strumento ha avuto un buon  impatto e si rivelerà molto utile; in chiave economica ed energetica per le famiglie che lo hanno scelto, ma anche più in generale verso i nostri obiettivi di crescita delle rinnovabili sul territorio”.

Ma veniamo ai dati di questo fine settimana. Secondo le informazioni condivise dal GSE, le domande provenienti da Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna hanno saturato il contingente dedicato al Mezzogiorno. Ossia 80 milioni di euro su un totale annuale di 100 milioni.

Da questi territori sono arrivate, infatti, oltre 10.500 richieste di accesso agli incentivi Reddito Energetico 2024 in appena 24 ore, dalle 12.00 di venerdì 5 luglio 2024.

Ma il portale del GSE resterà aperto. In ballo ci sono ancora le risorse destinate alle famiglie con basso ISEE nel resto delle Regioni e Province autonome d’Italia. In questo caso il budget di 20 milioni di euro risulta “prenotato” solo per un quarto (dati aggiornati all’8 luglio 2024). Con 618 richieste pervenute.

Per controllare l’andamento degli incentivi REN 24 viene in aiuto il Contatore del GSE che mostra le risorse residue, suddivise per zona geografica e in funzione delle richieste depositate.

In attesa di capire quando il bando sarà definitivamente chiuso e se il Gestore riaprirà lo sportello nel corso dell’anno per riassegnare le risorse liberate da rinunce ed esclusioni, c’è chi propone di anticipare gli incentivi del Reddito energetico 2025.

“Visto il grande successo, chiediamo al Governo di anticipare il bando di febbraio, che prevede altri 100 milioni di euro, in modo da permettere a tutti coloro che sono rimasti esclusi di poter fare richiesta”, scrive Antonio Trevisi, Senatore del Movimento 5 Stelle. “È fondamentale agire rapidamente per soddisfare le esigenze dei cittadini e sfruttare al meglio le risorse disponibili e per questo motivo lancio un appello per l’apertura del nuovo bando nazionale già a settembre, evitando di aspettare fino al 2025, e sollecito la Regione Puglia a riaprire il bando del reddito energetico per i fondi residui. E non dimentichiamo che il reddito energetico non è solo un aiuto economico per le famiglie italiane, ma rappresenta anche un passo significativo sul piano ambientale, verso un futuro più sostenibile”.

Leggi anche Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

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