Si tratta sempre di combustione, ma è meno inquinante del carbone. Perciò la People’s Bank of China non esita a bruciare le banconote per produrre elettricità
(Rinnovabili.it) – A Luoyang, città cinese nella provincia di Henan, la People’s Bank of China ha dato il permesso di bruciare le banconote per produrre energia elettrica. La notizia ha scatenato il divertimento e nel contempo l’indignazione dei cittadini cinesi che sui social network hanno ammesso di non sapere di vivere in un posto così ricco.
Probabilmente chi si ritiene offeso non sa che le banconote in questione sono quelle ritirate dalla circolazione perché troppo usurate o danneggiate. Si tratta quindi di denaro non più utilizzabile e che già in passato veniva riciclato nella filiera della carta e impiegato per produrre oggetti di varia natura.
L’agenzia di stampa Xinhua ha riportato che con questo sistema da una tonnellata di banconote si riescono a generare 660 kWh di energia elettrica. Il dato è vantaggioso se si pensa che, pur trattandosi di combustione, l’impatto ambientale è molto ridotto rispetto a quello di una centrale a carbone, sistema ampiamente diffuso in Cina.
“Con tutte le banconote non utilizzate della provincia di Henan, l’azienda può contribuire a generare 1,32 milioni di kWh di elettricità all’anno, che sarebbe come bruciare 4.000 tonnellate di carbone” ha dichiarato un portavoce della PBOC di Xinhua .
La notizia che ha tanto stupito il popolo dei social network cinesi, non ha però impressionato le banche del resto del mondo. Quelle inglesi hanno dichiarato infatti che già negli anni novanta erano abituate a bruciare le sterline usurate per scaldare i loro edifici, fino a rendersi conto, però, di quanto il sistema fosse poco efficiente per loro esigenze; e ora le banconote vengono utilizzate per creare compost.
In Italia le banconote usurate vengono triturate e ridotte in cenere perché la quantità di euro “vecchi” è ancora troppo esigua per rendere il riciclaggio ecologicamente conveniente.
Invece le vecchie lire vennero trasformate dalla Banca D’Italia in cilindretti di carta pressata per alimentare le stufe a biomassa, anche se in realtà alcune balle vennero trovate sottoterra in un terreno confiscato ai casalesi.