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Meno centrali elettriche a carbone nel mondo, ma i Paesi asiatici restano “affamati” di energia

Il report dell'ONG Global Energy Monitor segnala la contrazione nella costruzione di nuovi impianti alimentati a carbone, ma anche la crescente domanda dei Paesi in via di sviluppo.

carbone energiaIl crollo nei prezzi delle energie rinnovabili è il fattore principale dell’abbandono del carbone

 

(Rinnovabili.it) – La costruzione di nuovi impianti energetici alimentati a carbone è “collassata” negli ultimi 3 anni: a sostenere la tesi è il rapporto dell’ONG Global Energy Monitor, secondo cui il merito della diminuzione nella realizzazione di nuove centrali è da attribuire al crollo dei costi delle energie rinnovabili che stanno rendendo i combustibili fossili sempre meno redditizi.

 

Il report afferma che tra il 2016 e il 2018 la costruzione di nuove centrali elettriche alimentate a carbone è calato dell’84% (nel solo 2018 si parla di un calo del 39%), mentre meno della metà di siti già in costruzione sono stati portati a completamento.

Buona parte della diminuzione, oltre il 50%, si deve alla contrazione degli investimenti negli Stati Uniti. La Cina, che dal 2005 ha incentivato la costruzione dell’85% dei nuovi impianti, nel 2018 ha concesso permessi per lo sviluppo di centrali capaci di generare meno di 5GW, in netta riduzione rispetto al 2015 quando la capacità delle nuove costruzioni approvate toccava quota 184GW. Sulla stessa scia, nel 2018, l’India ha concesso permessi per la generazione di 3GW di elettricità proveniente da nuove centrali a carbone (nel 2010, il subcontinente aveva varato la costruzione di siti alimentati a carbone per la generazione di 39GW).

 

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Situazione in chiaroscuro: secondo il rapporto, le emissioni delle attuali centrali alimentate a carbone sarebbero comunque incompatibili con l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia dei 2°C entro fine secolo, mentre dati satellitari evidenzierebbero la ripresa dei lavori in una dozzina di nuovi impianti carboniferi in Cina.

Contemporaneamente, un recente report dell’Agenzia Internazionale dell’Energia ha registrato emissioni di CO2 in rialzo lo scorso anno, trainate soprattutto dalla crescita di domanda energetica nei Paesi in via di sviluppo africani e asiatici.

 

“In quanto principale fonte di generazione elettrica, il carbone continuerà a rivestire un ruolo cruciale nello sviluppo– si legge in un comunicato dell’Associazione Mondiale del CarbonePer molti Paesi, in particolare nel sud e nel sud-est asiatico, è essenziale per lo sviluppo economico. Dobbiamo rispettare e supportarli nella loro scelta e incentivare tecnologie che abbassino le emissioni”.

 

La China Electricity Council ha recentemente presentato una proposta che permetterebbe la costruzione di impianti di generazione elettrica alimentati a carbone per un totale di 290GW, una capacità superiore persino all’intero sistema energetico basato su carbone degli Stati Uniti.

Una nuova fioritura di impianti a carbone in Cina sarebbe inconciliabile con il raggiungimento degl’obiettivi necessari per evitare le peggiori conseguenze del riscaldamento globale”, ha spiegato il portavoce di Greenpeace, Lauri Myllyvirta.

 

“E’ solo una questione di tempo prima che il carbone diventi un qualcosa di appartenente al passato in tutto il mondo – ha commentato Neha Mathew-Shah, membro del Sierra Club e tra le firmatarie del report stilato dal Global Energy Monitor – Dobbiamo drasticamente abbandonare l’uso di centrali alimentate a carbone entro la prossima decade per poter rientrare negli obiettivi fissati dagli accordi di Parigi”.

 

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