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“Caro Monti, serve un piano di sviluppo energetico”

(Rinnovabili.it) – In Italia manca un piano di sviluppo energetico a medio e lungo termine in grado di garantire le necessità di approvvigionamento nazionale. Lo sostengono i 100 scienziati dell’Associazione Galileo 2011, il collegio nato per offrire supporto scientifico ai responsabili politici, scrivendo oggi al Presidente del Consiglio e ai Ministri Passera, Clini, Profumo e Balduzzi.

I firmatari della lettera richiamano l’attenzione dl governo sulla questione energetica ed in particolare sul quel gap che ancora ci tiene a distanza da paesi come Francia e Regno Unito, impegnati nella programmazione attiva delle risorse a salvaguardia della propria indipendenza elettrica e termica. Secondo l’associazione, presieduta da Angelo Maria Ricci, Professore emerito di fisica dell’Università di Padova, è arrivato il momento di ridar corpo alle preoccupazioni in merito alla situazione energetica nazionale e “prima fra tutte, quella di non avere un adeguato e convincente piano nazionale di sviluppo energetico che tenga conto della necessità di ragionare su tempi strategici affrancandosi da pregiudiziali che possano condannare precocemente progetti lungimiranti per perplessità politiche e tecniche attuali”.

Il riferimento è quello all’energia dell’atomo, argomento caro all’Associazione Galileo 2001 nell’opzione nucleare uno dei mezzi per liberare i consumi energetici “da una spropositata dipendenza dall’estero”. E non spaventa il ricordo dell’incidente giapponese, nè un possibile rischio a livello nazionale, definito dai firmatari “sopravvalutato”. Secondo il prof. Umberto Tirelli, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano: “la radioattività non è come pensano molti qualcosa di innaturale e di diabolico, ma qualcosa che è in natura, che vi è sempre stato e che comunque ci permette di vivere sempre più a lungo. Per quanto riguarda l’incidente nucleare di Fukushima, per il quale in realtà non è morto nessuno, è interessante notare che, dopo l’indicente nucleare in questione, la radioattività a Tokyo era sei volte minore rispetto a Roma”.

Un aspetto che non lascia in silenzio Legambiente, critica nei confronti dei 100 scienziati “che non sembrano essersi accorti di quanto successo a Fukushima, nonostante la commemorazione dell’incidente risalga ad appena a qualche giorno fa”. “I lavori di decontaminazione del territorio – spiega il presidente Vittorio Cogliati Dezza dureranno decenni e il decommissionamento dei reattori incidentati richiederà fino a 40 anni. La società che gestisce l’impianto ha rinnovato le sue scuse per l’incidente che ha reso necessaria l’evacuazione di circa 80.000 persone se si considera solo il raggio dei 20 km dalla struttura. L’associazione Galileo 2001 sarà pure indipendente da qualsiasi condizionamento politico e ideologico ma la sua percezione della realtà è davvero stupefacente”.

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