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Centrali a carbone: crollo senza precedenti negli ultimi 12 mesi

Dopo 10 anni di espansione la capacità totale di energia dal carbone in sviluppo nel mondo è crollata nel 2016: previste nuove centrali per 65GW, il 60% in meno di un anno fa

Centrali a carbone: crollo senza precedenti negli ultimi 12 mesi

 

(Rinnovabili.it) – Dopo 10 anni di espansione senza precedenti, la capacità totale di energia dal carbone in sviluppo nel mondo è crollata nel 2016. A fare da traino sono stati i due colossi asiatici, India e Cina, ma la situazione è generalizzata. Lo afferma il report Boom and Bust 2017 pubblicato oggi, a cui hanno lavorato Coalswarm, Greenpeace e Sierra Club.

Secondo i dati raccolti da queste organizzazioni, e riportati nel database Global Coal Plant Tracker, il calo si è verificato in modo piuttosto consistente a prescindere dallo stadio di sviluppo delle centrali a carbone, siano esse in fase di pianificazione preliminare o in piena costruzione. Nello specifico, nell’ultimo anno sono stati congelati quasi il 50% in più degli impianti in attività di pre-costruzione e il 62% in più di quelli in fase di avvio dei lavori. Un significativo 19% in più di stop anche per le centrali che erano in piena fase di installazione. Il computo finale parla chiaro: a gennaio 2017 la capacità totale globale in fase di installazione era di 570 GW rispetto ai 1.090 GW di 12 mesi prima. All’inizio di quest’anno erano in programma altre nuove centrali a carbone per 65 GW, quasi due terzi in meno rispetto al 2016 quando ammontavano a 170 GW.

 

Il grosso dello stop è dovuto a India e Cina. I due colossi hanno decretato il congelamento di oltre 100 progetti nell’anno passato, e a gennaio 2017 Pechino ha bloccato una nuova tranche di altri 100 progetti, lasciando sperare che il trend possa continuare anche in futuro. A livello globale le dismissioni stanno inoltre procedendo ad un ritmo senza precedenti. Nell’ultimo biennio sono state chiuse centrali per 64 GW soprattutto in UE e negli USA.

Il rallentamento globale, sostengono gli autori del rapporto, apre alla possibilità concreta di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, come stabilito dall’Accordo di Parigi. Ciò non significa che molto deve ancora essere fatto: per centrare l’obiettivo bisognerebbe accelerare le dismissioni, in particolare nei paesi che storicamente rivestono il ruolo di grandi inquinatori, vale a dire su tutti USA e Cina.