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Il carbone è un morto che cammina, nonostante la Cina

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Cosa sta succedendo al carbone mondiale?

(Rinnovabili.it) – L’industria del carbone sta davvero morendo? Se si dovesse guardare ai nuovi piani cinesi, verrebbe da pensare di no. Secondo quanto rivelato dal gruppo CoalSwarm, il gigante asiatico sta realizzando ben 259 GW di nuove centrali termoelettriche a carbone. Una capacità pari quasi a quella oggi in funzione su tutti gli Stati Uniti. Ma per Justin Guay di ClimateWorks Foundation, si tratta solo “dell’ultimo sussulto prima di un inevitabile declino”. Una posizione condivisa anche da diversi esperti del settore, essenzialmente per un motivo: vi è una considerevole differenza tra costruire nuovi impianti e utilizzarli.

 

In Cina, ma così come in India e in tutto il sud-est asiatico, i fattori di carico delle centrali (la percentuale di tempo in cui effettivamente bruciano carbone) sono precipitate, scendendo a volte anche sotto il 60%. Nella Repubblica Popolare, ad esempio, i fattori di capacità oggi sono al livello più basso mai raggiunto dal 1978. “La maggior parte degli impianti  – scrive Guay – presuppone d’essere in funzione per l’85% del tempo, il che è fondamentale per la loro capacità di rimborsare prestiti e finanziamenti che supportano i lavori di realizzazione e di mantenimento”. La maggior parte degli analisti energetici è convinta che la Cina abbia raggiunto il suo picco di consumo effettivo (la differenza tra combustione e capacità del carbone) nel 2013, sotto la spinta della minore domanda energetica. E i nuovi piani del settore non riusciranno ad invertire la tendenza.

 

Dall’altra parte del mondo, la condanna a morte del comparto è stata scritta da tempo. Negli USA è stato il gas a firmare la sua fine; in Europa, invece, gli obiettivi ambientali hanno accelerato alcune dinamiche di mercato. A livello mondiale, giocano molto il calo dei costi delle energie rinnovabili, i prezzi del carbonio, i movimenti di disinvestimento e o stop ai finanziamenti annunciati da banche di sviluppo e agenzie di credito. I dati 2018 sottolineano ancora di più questo trend: la quantità di capacità energetica dal carbone messa in funzione durante la prima metà del 2018 (20GW) è stata quasi completamente compensata dalla quantità ritirata (16GW), per un aumento netto di soli 4GW: il tasso di crescita più lento mai registrato. Se il rallentamento dovesse continuare a questo ritmo, la capacità globale del carbone dovrebbe raggiungere il picco entro il 2022, se non prima.

 

Rimane l’India, altro grande consumatore di carbone. Ma l’Agenzia internazionale dell’Energia rassicura: “l’India non è la nuova Cina”. Con gli attuali problemi finanziari e l’aumentata concorrenza delle rinnovabili, è improbabile che Nuova Delhi replichi il massiccio aumento dei consumi di carbone che ha spinto la crescita economica cinese negli anni 2000.

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