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Carbon border tax: l’UE risponde all’avvertimento cinese

Con una fine mossa diplomatica, il vicepresidenti dell'Esecutivo Europeo e commissario per il Green New Deal, si è augurato che non sia necessario dover fare ricorso ad una tassa alla frontiera sul carbonio. Tuttavia, la priorità è quella di difendere le industrie europee dalla concorrenza sleale di chi non rispetta l'Accordo di Parigi.

Carbon border tax
Credits: Parlamento Europeo

Arriva la risposta di Timmermans alla delegazione cinese a Madrid: “Se necessario, l’UE non esiterà sulla carbon border tax”.

 

(Rinnovabili.it) – La scorsa settimana, durante il vertice ONU sul Clima di Madrid, il professore He Jiankun, delegato cinese per il Clima, ha dichiarato che un’eventuale carbon border tax da parte dell’UE rischierebbe di mettere in serio pericolo l’Accordo di Parigi, andando contro i suoi due principi fondativi: il multilateralismo e la partecipazione volontaria dei paesi.

 

Di fronte a questa netta posizione della Cina, la risposta di Frans Timmermans (vicepresidente dell’Esecutivo europeo, nonché commissario per il Green New Deal) non si è fatta attendere, affermando che l’Unione Europea non esiterà a prendere tutti i provvedimenti necessari per proteggere le sue industrie dai concorrenti che non rispettano l’accordo di Parigi contro il riscaldamento globale.

 

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Con una fine mossa diplomatica, il commissario olandese si è augurato che non sia necessario dover fare ricorso ad una tassa alla frontiera sul carbonio, sperando che tutti i paesi (specie i grandi inquinatori come Cina e Stati Uniti) facciano il possibile per ridurre le emissioni dei loro settori produttivi. Tuttavia, ha anche aggiunto che, in assenza di un impegno concreto, una carbon border tax si rivelerà una misura necessaria, che l’Europa non esiterà a prendere.

 

Già ad ottobre, prima dell’insediamento ufficiale della nuova Commissione Europea, Timmermans aveva annunciato l’avvio di ricerche da parte del suo team sulla nuova imposta, intesa a proteggere le società europee dalla concorrenza sleale (e inquinante), aumentando il costo dei prodotti provenienti da paesi che intraprendono azioni inadeguate contro i cambiamenti climatici. Tuttavia, la lotta tra Cina e UE sulla carbon border tax è emersa in un momento in cui la loro cooperazione è considerata vitale per attuare l’Accordo di Parigi, soprattutto dopo l’annuncio del presidente statunitense Trump di abbandonare il concordato.

 

Nel delicato campo della transizione energetica, l’obiettivo principale di Timmermans è fare in modo che, rispetto alle questioni climatiche, le industrie europee non si ritrovino in una posizione di debolezza all’interno dello scacchiere globale. Obiettivo recentemente ribadito anche in occasione dello scontro con il primo ministro ceco Andrej Babiš.

 

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Per tale ragione, rispetto all’eventualità di una carbon border tax e in risposta alla delegazione cinese a Madrid, Timmermans ha sottolineato che “se si adottano misure identiche o comparabili, non sarà necessario correggere nulla alla frontiera. Ma, se queste misure non verranno prese da ambo i lati, ad un certo punto l’UE dovrà proteggere la sua economia.

 

Per tale ragione, i sostenitori di un’azione più incisiva sulle emissioni vedono la leadership dell’UE come vitale per garantire che i colloqui delle Nazioni Unite si concludano con un deciso appello ai paesi ad alzare l’asticella dell’impegno reciproco, permettendo all’accordo di Parigi di entrare concretamente in una fase cruciale di attuazione nel 2020.