Aumenta la pressione sul nuovo capacity market europeo
(Rinnovabili.it) – Il nuovo capacity market europeo? Ai big dell’energia piace. Un consenso apparentemente scontato se si pensa che il meccanismo paga, e bene, gli impianti fossili per la capacità di backup messa a disposizione della rete. Meno, forse, dopo il netto no presentato in Consiglio Europeo dagli Stati membri più legati al carbone.
La proposta della Commissione Europea, parte del Pacchetto Energia pulita per tutti, mette per la prima volta dei vincoli alla partecipazione delle centrali al mercato della capacità. Vincoli prettamente ambientali: gli impianti non potranno emettere più di 550 grammi di anidride carbonica per chilowattora. Pur concedendo agli Stati del tempo per adattarsi, tale standard, di fatto, elimina dalla partita tutte le vecchie centrali a carbone e gas, sui cui si basa però gran parte del parco energetico dei Paesi europei dell’Est. Ecco perché la prima volta che il Consiglio dei ministri dell’energia europei si è riunito per discutere delle nuove proposte, si è creata una netta spaccatura tra i Ventotto. Come spiegava il commissario Miguel Canete, lo scorso febbraio, diverse nazioni, Polonia in primis, “hanno messo in discussione l’approccio della Commissione al meccanismo di capacità, non per il meccanismo in quanto tale ma per i limiti” che vorrebbero ovviamente fossero meno severi.
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A chi piace il nuovo capacity market europeo? Ovviamente agli Stati che hanno già avviato a livello nazionale il meccanismo e alle società energetiche. Ventidue imprese del settore – tra cui Eni, Shell, Siemens, Iberdrola e Statoil – hanno tenuto a far sapere di appoggiare in pieno la riforma del mercato elettrico. Limiti emissivi compresi. In una lettera aperta inviata ai ministri dell’ambiente del blocco, le società hanno commentato “Le nostre bollette elettriche non dovrebbero sostenere il funzionamento delle centrali elettriche più inquinanti, dato che sono disponibili opzioni più pulite e più flessibili. Ciò sarebbe chiaramente in contrasto con gli obiettivi della politica UE sul clima e ed energia e contrario al migliore interesse dei consumatori europei”.
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