(Rinnovabili.it) – Mentre la Francia scommette il futuro della propria sicurezza energetica sulle fonti rinnovabili, l’Italia correre decisamente dalla parte opposta. A darne l’ulteriore conferma sono state oggi le parole del presidente dell’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico (AEEGSI), Guido Bortoni; nel corso della Relazione Annuale al Parlamento , Bortoni ha voluto “mettere in guardia” dagli effetti del boom delle green Energy italiane, affermando che “la crescita ”tumultuosa” delle rinnovabili in Italia può portare a rischi per la sicurezza stessa del sistema elettrico per le caratteristiche di non programmabilità e di dispersione sul territorio di queste fonti”.
Ma come è possibile che aver raggiunto una quota di fonti rinnovabili che, in termini di potenza installata, al termine del 2013 superiore al 37% del totale, e un 30% della produzione nazionale, sia tanto “pericoloso” per il sistema elettrico? Secono Bortoni questo ”cambiamento del mix produttivo e della sua distribuzione territoriale ha inciso sensibilmente non soltanto sui mercati all’ingrosso, ma anche sul funzionamento del servizio di dispacciamento, nonché sullo sviluppo e sulla gestione delle reti. Tutto ciò a rischio di nuove inefficienze e di possibili criticità per la stessa sicurezza del sistema”.
Parole che hanno lasciato molti perplessi, ma non sorpresi. Come spiega poche ore dopo il discorso il M5S le dichiarazioni confermano il solito indirizzo politico: “attaccare le rinnovabili per conservare un sistema energetico obsoleto […] Non è possibile sentirsi dire dall’Autorità che il c.d. “capacity payment” serve alle rinnovabili quando è facile capirne la sua inutilità al sistema se non per avvantaggiare i pochi noti”. “Invece di avallare la propaganda sugli incentivi alle rinnovabili, si sarebbe dovuto operare per garantire che i vantaggi del costo zero dell’energia prodotta con fonti rinnovabili e immessa in rete facessero scendere il prezzo totale dell’energia per i consumatori (PMI e famiglie), ripagandoli degli oneri del conto energia in bolletta”, aggiunge il WWF, denunciando piuttosto l’approvvigionamento estero come il vero potenziale fattore di crisi.
“Ci aspettavamo – commenta il M5S – che, l’Autorità ci informasse di quale fossero le valutazioni nel merito della modifica dei criteri per la definizione del prezzo dell’energia elettrica, tenuto conto che nella bolletta energetica la componente energia PE (costo dell’energia) ha un valore superiore di oltre 25 €/MWh rispetto al prezzo al PUN (Prezzo Unico Nazionale) di borsa dell’energia elettrica. Un distacco “imbarazzante”, ottenuto grazie al contributo dell’immissione in rete dell’energia rinnovabile che in alcuni casi sta raggiungendo cifre ben superiori ai suddetti 25 €, che non si è ancora trasformato in beneficio per il consumatore finale”. La preoccupazione di molti è ora soprattutto per i poteri che l’Authority acquisirà con il recepimento della Direttiva sull’efficienza energetica nella parte che riguarda il “superamento” della tariffa progressiva e la priorità di dispacciamento dell’energia.