Ieri, nel corso di un convegno, ISES ITALIA e Assoelettrica hanno presentato uno studio in cui si avanzano proposte per razionalizzare gli oneri gravanti sulla bolletta
Oggi più che mai la sostenibilità economica dei costi dell’energia elettrica è diventato un tema fondamentale per lo sviluppo del nostro Paese. La questione sul caro bolletta interessa tutti indistintamente e coinvolge categorie assolutamente privilegiate e altre in chiara carenza d’ossigeno. Come giustamente ha precisato il Governo nella nuova Strategia Energetica Nazionale, la riduzione del gap di costo dell’energia per i consumatori e le imprese è oggi una priorità dal cui conseguimento dipenderà la competitività del comparto imprenditoriale italiano.
Con questa considerazione introduttiva è iniziato ieri il convegno durante il quale ISES ITALIA e Assoelettrica hanno presentato uno studio condotto congiuntamente, in cui, discutendo sulla sostenibilità economica e ambientale dello sviluppo delle rinnovabili, vengono avanzate proposte per ristrutturare e razionalizzare gli oneri gravanti sulla bolletta. Come ci ha spiegato il Presidente di ISES ITALIA, G.B. Zorzoli, i problemi posti dallo sviluppo, superiore alle previsioni, della generazione elettrica da fonti rinnovabili in termini di ricadute sulla bolletta elettrica sono stati finora affrontati isolando la questione dal contesto complessivo delle molteplici voci che oggi la compongono. Se da una parte, infatti, ci sono categorie favoritissime, i grandi consumatori, e altre piuttosto favorite, i consumatori privati che pagano un po’ meno della media europea, dall’altra c’è invece chi paga per tutti: le Piccole e Medie Imprese.
Come può essere dunque razionalizzata questa situazione?
Per Zorzoli, occorre innanzi tutto distinguere tra il prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso e quello al consumatore.
«Il prezzo all’ingrosso è quello che si determina in borsa e che consente, se competitivo, di esportare energia elettrica in caso di richieste dall’estero. Sul prezzo all’ingrosso la voce dominante che oggi determina la non competitività della produzione italiana è il costo della materia prima, cioè quello del gas, in quanto per due terzi del tempo il prezzo in borsa si forma sul prezzo dei cicli combinati che vanno a gas».
Zorzoli ci ha spiegato che, secondo una stima dell’AEEG, il maggior prezzo che l’Italia paga per il gas determina un aumento dei prezzi all’ingrosso di 10 euro per MWh. L’allineamento del prezzo del gas italiano con quello europeo è un’azione dunque prioritaria e ritenuta tale anche nelle bozze della SEN, che risolverebbe in parte anche il problema del ridotto funzionamento dei cicli combinati. «Se non facciamo ciò – ha detto Zorzoli – è inutile illudersi di riuscire a esportare in misura strutturale e non occasionale l’energia elettrica».
Poi c’è il prezzo al consumatore sul quale, oltre a questo fattore, intervengono varie voci di costo, tra le quali la più consistente è la componente A3, per’altro non attribuibile soltanto alle rinnovabili.
«La risoluzione di questo problema è legata sia al tetto di 12,5 miliardi di euro previsto dai decreti ministeriali, che stabilisce l’incidenza in bolletta degli incentivi, sia all’uscita graduale, ma fisiologica degli impianti Cip 6 e dei primi impianti a fonti rinnovabili. Fattori ai quali, nel lungo termine, si aggiungeranno anche gli effetti del tasso d’inflazione, che ne ridurrà l’incidenza reale».
Nella determinazione dei prezzi per il servizio di dispacciamento pesa anche la non programmabilità e aleatorietà di alcune produzioni con fonti rinnovabili, che comportano un incremento dell’errore di previsione del carico residuo da bilanciare in tempo reale. Il bilanciamento tiene sempre in equilibrio la domanda e l’offerta di energia elettrica e si realizza grazie all’operato dei cosiddetti impianti “caldi”, che entrano cioè in esercizio o no a seconda della domanda.
«Per quanto riguarda le rinnovabili, una proposta che abbiamo avanzato per risolvere il problema dell’aleatorietà e ridurre il costo di bilanciamento è quella di integrare tutti gli impianti non programmabili che stanno sulle reti di trasmissione e farli gestire congiuntamente da Terna in modo che ci sia una compensazione degli effetti. In generale, abbiamo riscontrato che oggi, indipendentemente dalle rinnovabili, ciò che si paga agli impianti è eccessivo».
Insomma, basta a voci inutili in bolletta (come “quella relativa allo smantellamento delle centrali nucleari”), basta a tariffe agevolate per i grandi consumatori e basta, dunque, a una ripartizione non equa della componente A3.
«I grandi consumatori di energia sono favoritissimi, i consumatori privati pagano un po’ meno della media europea, le PMI sono quelle che pagano per tutti – ha concluso Zorzoli – e, anche se non esiste una formula magica per abbassare immediatamente e drasticamente i prezzi dell’energia elettrica in Italia, le nostre proposte mettono in evidenza che esistono margini tutt’altro che trascurabili per una loro riduzione, di cui alcuni possono avere effetto già a breve termine».
Lo studio che le due associazioni hanno condiviso è stato recepito dall’AEEG cui, nell’ambito delle sue funzioni, spetta il compito o di renderlo operativo oppure di inoltrarlo agli organi competenti. Staremo a vedere se e in quanto tempo se ne vedranno i frutti.
di Chiara Zaccherotti