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Teleriscaldamento a biomassa: gli ostacoli da superare

Teleriscaldamento a biomassa

Teleriscaldamento a biomassa

 

I tre grandi ostacoli per il settore del riscaldamento a biomassa

(Rinnovabili.it) – Mancanza di una Legge Quadro, disparità nell’incentivazione, lentezze burocratiche: questi i nodi da risolvere per il comparto italiano del teleriscaldamento a biomasse secondo la FIPER, Federazione Italiana dei Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili. L’associazione ha portato la sua esperienza sul palco del convegno  milanese “La disciplina delle incentivazioni e delle rinnovabili. Evoluzioni e problematicità”, evento organizzato oggi dall’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Al centro dell’intervento del presidente Walter Righini non poteva non esserci l’evoluzione normativa che sta affrontando in questi anni il comparto.

 

La scintilla del cambiamento è stata accesa dal decreto legislativo  n. 102 del  2014 con il quale è stata recepita nell’ordinamento nazionale la Direttiva europea 2012/27/UE di promozione dell’efficienza energetica. Il provvedimento ha attribuito all’Autorità per l’Energia AEEGSI specifiche funzioni in materia di teleriscaldamento e teleraffrescamento. Ciò significa che toccherà all’Authority definire i criteri per la determinazione delle tariffe di allacciamento delle utenze alla rete così come le modalità con cui i gestori delle reti rendono pubblici i prezzi per la fornitura del calore, con poteri regolatori anche sulla “continuità, qualità e sicurezza del servizio, nonché degli impianti e dei sistemi di contabilizzazione”.

Il problema? L’AEEGSI  si muoverà nel settore in assenza di una Legge Quadro.Dalle ultime consultazioni pubbliche avviate da AEEGSI,  – spiega Righini – risulta evidente tra gli operatori che un approccio regolatorio stringente così come proposto dall’Autority stessa, diminuirà la competitività degli impianti di teleriscaldamento a biomassa rispetto altre forme di riscaldamento presenti sul mercato anziché favorirne il loro sviluppo”.

 

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Sotto i riflettori della Federazione finisce anche la questione incentivi. Oggi spiega, la FIPER, esiste una disparità di trattamento tra chi produce energia elettrica e chi produce energia termica utilizzando biomasse legnose. Disparità che premia i primi e penalizza di conseguenza i secondi. “L’aver riconosciuto i Certificati Verdi – sottolinea Walter Righini –  a chi produce energia elettrica utilizzando la biomassa legnosa ha favorito in Italia l’avvio di centrali di taglia medio –grande (10-50 MWe) che dissipano il calore contemporaneamente prodotto a fronte però di un’offerta di biomassa a livello locale spesso incapace di soddisfare la richiesta continua (paria circa 8000 ore/anno) di questa tipologia di impianti, determinando così forti importazioni di biomasse dall’estero”.

Qualcosa dovrebbe cambiare già con la nuova SEN 2030, ma l’associazione rilancia proponendo anche di incentivare e favorire le imprese forestali operanti sul territorio.

 

Un altro grande problema riguarda i consueti ritardi legislativi che affliggono il sistema italiano. Basti pensare al d.lgs.28/2011 che ha costituito il fondo di garanzia per la realizzazione delle reti di teleriscaldamento a biomassa, convogliato poi nel fondo di efficienza energetica. Tali risorse, circa 120 milioni di euro, attualmente non sono ancora disponibili sul mercato per la mancanza del decreto attuativo relativo al suo funzionamento.

 

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