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Teleriscaldamento a biomassa, potenziale inespresso in 801 comuni montani

Teleriscaldamento a biomassa, potenziale inespresso in 801 comuni montani

 

(Rinnovabili.it) – I territori montani sono legati a doppio filo con la filiera del legno.  I boschi costituiscono infatti dei veri e propri pozzi energetici naturali dai quali può, attraverso una corretta e sostenibile gestione forestale, passare il nuovo sviluppo socio-economico della montagna. Della disponibilità di bioenergia nelle aree montane, dell’attuale utilizzo, e del potenziale energetico ancora non sfruttato si è parlato durante il convegno “Spazio Alpino e Bio-energie”, evento organizzato dalla FIPER (Federazione Italiana dei Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili) per fare il punto sul teleriscaldamento a biomassa in ambienti di montagna. L’incontro è stata l’occasione per individuare ed affrontare gli ostacoli normativi e di politica energetica che oggi stanno frenando la crescita di questa tecnologia. “Secondo una nostra indagine – ha sottolineato il Presidente Walter Righini – ci sarebbero ben 801 Comuni nelle zone montane, non ancora metanizzati, che potrebbero essere teleriscaldati. Ma a livello nazionale manca una legge quadro sul Teleriscaldamento e in questa incertezza normativa gli investimenti sono frenati”.

 

Eppure il teleriscaldamento a biomassa potrebbe divenire velocemente un’industria integrata col territorio, in grado di attivare una filiera locale di approvvigionamento delle energie “bio”. “La rete del teleriscaldamento è una infrastruttura strategica e multi servizi per il territorio e se pensata con lungimiranza consente di essere sfruttata per altri servizi di pubblica utilità come ad esempio il passaggio dei cavi per il collegamento alla Banda Ultra Larga”, ha continuato Righini. Sotto la lente di ingrandimento anche l’attualità con i recenti disagi creati dal maltempo in Versilia con centinaia di alberi abbattuti dal vento da rimuovere con urgenza. “E’ l’ennesimo episodio – ha concluso il presidente Fiper – del fatto che in Italia le cose si muovono solo quando c’è un’emergenza ambientale. Le piante cadute in Versilia secondo l’attuale normativa sui sottoprodotti a fini energetici sarebbero rifiuti, quindi non utilizzabili come biomassa. Però l’ARPAT  Toscana con una lettera è intervenuta dicendo che in questo caso, vista l’urgenza e lo stato di emergenza, si possono utilizzare. Occorre fare chiarezza a livello legislativo  e come FIPER sollecitiamo da anni il Ministero a risolvere il problema una volta per tutte facendo in modo che i Comuni invece di avere un costo di smaltimento possano avere un’entrata economica”.

 

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