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Tecnologia e cultura, così il riscaldamento a biomassa diventerà green

riscaldamento a biomassa
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12 passi per abbattere del 70% in 10 anni i PM10 del riscaldamento a biomassa

(Rinnovabili.it) – Rafforzare gli incentivi per dare impulso al turnover tecnologico, in una “torsione verde” che abbracci tutta la filiera legno-energia. E sensibilizzare cittadini e utenti sull’uso migliore del riscaldamento a biomassa legnosa. Sono i due binari che disegnano la strategia “Rottamare ed educare”. Su di essi corre la roadmap al 2030 di AIEL, con cui l’Associazione italiana delle energie agroforestali vuole garantire a questa risorsa il giusto ruolo nella transizione verde del Paese.

Dodici azioni suddivise in cinque capitoli: indicazioni che partono dall’esperienza ventennale dell’associazione e si rivolgono a tutti gli attori della filiera, ma anche all’utente finale e alla politica. La spina dorsale del piano di azione nazionale presentato da AIEL, per ridurre del 70% in 10 anni le emissioni di PM10 dalla combustione domestica di biomassa. Vediamole nel dettaglio. 

Il ruolo del Conto Termico per il turnover tecnologico

Gli apparecchi a legna e pellet installati in Italia da più di 10 anni sono il 70% del parco installato. Stiamo parlando di circa 6,3 milioni di generatori, che contribuiscono all’86% del PM10 derivante dalla combustione domestica di biomassa. Sono i numeri, elaborati da AIEL, da cui emerge la necessità di sostituire gli apparecchi più vecchi e obsoleti con nuovi sistemi di riscaldamento a biomassa legnosa più efficienti. Il ricambio non richiede nuovi strumenti: secondo l’associazione è possibile accelerare il turnover tecnologico con pochi interventi strategici.

Il primo passo riguarda il Conto Termico. L’incentivo messo a disposizione dei privati e della pubblica amministrazione per incrementare l’efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili deve essere confermato e rafforzato. Dalla sua introduzione nel 2013 a oggi è utilizzato in modo subottimale, e basta un’occhiata ai dati per rendersene conto: gli incentivi richiesti nel 2019 per interventi su impianti domestici hanno superato di poco i 210 milioni di euro a fronte di un tetto massimo disponibile di 700 milioni. 

Per raggiungere questo obiettivo, il piano di azione nazionale di AIEL propone un focus particolare sulla pianura padana, in particolare le regioni che hanno subito la sentenza di condanna per il superamento dei valori limite delle concentrazioni di PM10 da parte della Corte di Giustizia Ue lo scorso novembre. Per questi territori il rafforzamento del Conto Termico può passare da una sensibilizzazione del Gse da parte della Conferenza unificata Stato-Regioni, ma anche dall’attivazione di bandi di finanziamento locali e da un ruolo più centrale del Tavolo del Bacino Padano.

Attivare questi strumenti permetterebbe di proseguire nel turnover tecnologico che, proprio in alcune delle regioni del nord Italia, ha già portato a riduzioni sensibili delle emissioni di particolato. Basti pensare alla Lombardia, dove si consuma il 10% della biomassa legnosa per il settore residenziale e dove, in 8 anni, il riscaldamento domestico a biomassa ha abbattuto le emissioni del 30% a parità di apparecchi installati. O ancora il Veneto, dove il calo tra 2006 e 2018 è arrivato al 35%, cioè circa 5mila t di PM10.

Il futuro del riscaldamento a biomassa? È anche in mano agli utenti

Da questi aggiustamenti, secondo i calcoli di AIEL, dovrebbe arrivare metà della riduzione di PM10 prevista nel piano di azione nazionale, grazie alla sostituzione di 350mila apparecchi l’anno per 10 anni. L’altra metà deriva invece da iniziative di comunicazione e educazione degli utenti e da più attenzione alla formazione degli installatori e dei manutentori. I volumi di particolato, infatti, sono legati anche all’utilizzo sbagliato degli impianti. Tanti piccoli gesti quotidiani che fanno però la differenza. Tra le buone pratiche, un tiraggio del camino regolato in modo ottimale, l’uso di legna ben stagionata, ma anche evitare di scegliere apparecchi sovradimensionati rispetto alle esigenze e imparare a ricaricare il braciere correttamente.

A questo proposito AIEL avanza una serie di proposte che fanno perno sulla collaborazione con le regioni, con iniziative congiunte di informazione. Il modello di riferimento è l’esperienza maturata dall’associazione nell’iniziativa di sensibilizzazione sviluppata insieme a regione Emilia-Romagna nel contesto del progetto europeo Life PrerAIR. Non nuove leggi e restrizioni, ma più chiarezza sulle regole già in vigore. Una ricetta che dovrebbe essere completata da altri due tasselli. Da un lato più controlli, e dall’altro sfruttare utili strumenti come le certificazioni.

Per abbattere i livelli di emissioni di particolato, infatti, va riservata la giusta attenzione alla qualità di pellet, legna e cippato. Dal lato dell’utente, ma non solo. La strategia di AIEL mira a introdurre l’obbligo di usare solo biocombustibili legnosi certificati, prevedendo al contempo dei percorsi alternativi di certificazione per non danneggiare l’autoconsumo. Qui l’associazione calcola che le due certificazioni di qualità già disponibili, Biomassplus® ed ENplus®, rispettivamente per legna da ardere e pellet, possano portare a una riduzione del PM10 del 77% e del 75% rispetto all’uso di combustibili legnosi non certificati. 

A corredo di questi due strumenti se ne aggiunge poi un terzo, la certificazione volontaria ariaPulita®, attualmente in fase di revisione da parte di AIEL, che è riferita ai sistemi di riscaldamento a legna e pellet. La certificazione verrebbe assegnata a quei produttori i cui apparecchi, dopo un prelievo a campione, hanno prestazioni in linea con quanto indicato nel test report. Produttori che, in parallelo, si impegnino anche a dare informazioni specifiche al cliente per gestire correttamente il funzionamento del sistema di riscaldamento attraverso una “Guida rapida di utilizzo”. 

In collaborazione con AIEL

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