La produzione di biometano in Italia è ancora lontana dagli obiettivi del PNIEC, fissati a 5,7 miliardi di metri cubi/anno. Barriere normative, costi elevati e difficoltà logistiche frenano la crescita del settore
La produzione di biometano in Italia deve aumentare di 10 volte nel giro di 5 anni. Oggi, nel Belpaese, ci sono 115 impianti di biometano allacciati alla rete del gas, per una capacità produttiva complessiva di circa 570 milioni di metri cubi/anno. Ma gli obiettivi fissati dal Piano nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) parlano di 5,7 miliardi di metri cubi/anno entro il 2030.
Lo sostiene la ricognizione a 360 gradi compiuta dall’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano nel rapporto Outlook Biometano 2024, rilasciato oggi.
I problemi della produzione di biometano in Italia
Tra i molti problemi riscontrati per la produzione di biometano in Italia nel rapporto del PoliMi, emergono 3 tipologie principali:
- barriere normative, che frenano lo sviluppo degli impianti;
- costi operativi: siti non competitivi senza incentivazioni;
- difficoltà logistiche: la filiera logistica (ad esempio, lo stoccaggio e lo smaltimento del digestato) può generare stress sulla continuità operativa degli impianti con la crescita del settore.
Aste, contingenti assegnati a metà
Problemi che emergono se si guarda come sono andate le aste. Il governo ha stanziato 1,73 miliardi di euro tra il 2023 e il 2025, nel quadro del PNRR, per incentivare la costruzione di nuovi impianti e la riconversione di impianti di biogas.
Il problema è che 4 aste su 5 finora concluse hanno visto una bassa partecipazione. La capacità produttiva assegnata, incluse le rinunce, è di 122.270 Smc/h, inferiore al contingente disponibile (circa 1 miliardo di metri cubi/anno). Da gennaio 2023 a giugno 2024, le assegnazioni sono sempre rimaste sotto il 50% del contingente effettivamente disponibile.
Secondo l’analisi del Politecnico di Milano, gli impianti di biometano non sono economicamente sostenibili senza incentivi. La variabilità dei costi operativi e la dipendenza dai prezzi di mercato del metano rendono gli impianti vulnerabili.
E senza nuovi aiuti pubblici, c’è un forte rischio che gli impianti vengano spenti nel giro di 15 anni. Cioè al termine del periodo di incentivazione. Anche considerato che la durata di vita utile di un impianto è attorno ai 20 anni.
Problemi di conversione
Poi c’è il nodo della conversione degli impianti a biogas in biometano. Il passaggio è difficile e non sempre conveniente. Soprattutto per gli impianti più piccoli o troppo distanti dalla rete di distribuzione del gas. Sulla decisione di convertire i siti pesa anche un bisticcio tra i sistemi di incentivazione per biometano e biogas, che ha rallentato la partecipazione nelle aste.
Logistica, fattore di freno alla produzione di biometano in Italia
Tutti questi fattori limitano il potenziale del settore che viene effettivamente sfruttato. Sulla carta, l’Italia potrebbe fare molto di più. La capacità produttiva oggi è bassa, ma il potenziale è alto grazie alla disponibilità di materie prime come scarti agricoli, reflui zootecnici e rifiuti organici. Che assicurano anche molta flessibilità.
Tuttavia, la logistica legata al trasporto e smaltimento del digestato è un altro ostacolo. Il digestato, utilizzato come fertilizzante, necessita di ampie superfici agricole per lo spandimento, con un impatto sul costo di gestione degli impianti.