(Rinnovabili.it) – Dubbi e incertezze sulla volontà del Governo di investire nel biometano, che emergono dalla seconda bozza della Strategia Energetica Nazionale (SEN) e sui quali FIPER vuole vederci chiaro. La Federazione Italiana Produttori di Energia da fonti Rinnovabili, infatti, chiama in causa quanto riportato sulla pag. 68 della SEN, dove il livello di incentivazione viene comparato in funzione del costo del metano importato e non rispetto al costo degli usi alternativi del biogas. «Per effettuare una valutazione corretta del valore economico del biometano immesso in rete – ha commentato l’Ing. Tomassetti del Comitato Tecnico-Scientifico FIPER – è necessario sapere cosa va virtualmente a sostituire».
Tomassetti ha infatti spiegato che il biometano può essere una trasformazione del biogas prodotto dal digestore e immesso in rete, e quindi sostituire la produzione di energia elettrica che è premiata con la tariffa omnicomprensiva, così come essere impiegato nel settore dei trasporti in alternativa all’importazione di biodiesel e bioetanolo, e di fatto riducendo le accise. Per Tomassetti oggi il biometano «è un prodotto di nicchia, che andrebbe a sostituire virtualmente altri prodotti di nicchia già oggetto di misure di sostegno; incentivare questo tipo di biocombustibile non rappresenta un costo aggiuntivo per il Paese, ma una riallocazione degli incentivi già in atto sugli usi alternativi, riducendo i costi in altri settori». L’occhio attento del Comitato Tecnico-Scientifico di FIPER raccomanda però di prestare attenzione al monitoraggio della realtà per non avere esiti simili a quanto successo al fotovoltaico e ricorda che l’incentivo dovrebbe essere finalizzato al decollo di questo mercato. «Quando la produzione raggiungerà una soglia tale da uscire dal mercato di nicchia (attualmente stimata in 2 Mtep circa) – ha concluso Tomassetti – allora la forma di incentivazione dovrebbe essere correlata al combustibile che si andrà a sostituire in quel dato momento».