Rinnovabili • energia senza emissioni biomasse Rinnovabili • energia senza emissioni biomasse

Blaze, come produrre energia senza emissioni dalle biomasse

Il progetto mira a sviluppare piccoli e medi impianti cogenerativi a emissioni nulle utilizzando biomassa a basso costo e da filiera corta

energia senza emissioni biomasse

 

Biomassa economica e a filiera corta per produrre energia senza emissioni

(Rinnovabili.) – Trasformare i rifiuti forestali in elettricità economica e sostenibile. Questo l’obiettivo con cui nasce BLAZE, progetto europeo finalizzato a produrre energia senza emissioni dalle biomasse. L’iniziativa, finanziata dal programma Horizon 2020, riunisce 9 partner provenienti da 5 Paesi europei, tra cui l’Università degli Studi Guglielmo Marconi nel ruolo di coordinatrice del progetto, l’ENEA e l’Università degli Studi dell’Aquila. Le nove realtà si sono date due anni di tempo per sviluppare un’avanzata tecnologia di produzione cogenerativa (CHP- Combined Heat and Power) in grado di mostrare alta efficienza e bassi costi. E soprattutto priva di emissioni di carbonio e di PM10.

 

Nel dettaglio i ricercatori si concentreranno sull’accoppiamento tra gassificazione “a letto fluido bollente” e celle a combustibilead ossidi solidi (SOFC). La tecnologia trasforma, tramite reattori a letto fluidizzato, il materiale organico in gas che viene quindi convertito in elettricità dalle fuel cell.

Materia prima del processo potranno essere i residui della manutenzione di boschi, foreste e verde urbano, gli scarti agricoli e agroindustriali e la frazione organica secca dei rifiuti solidi urbani. L’obiettivo finale è sviluppare impianti di taglia piccola (25-100 kWe) e media (0,1-5 MWe) con il doppio dell’efficienza attuale e che producano elettricità a meno di 0,10 euro il kW. Relativamente al segmento di produzione di riferimento, sono attesi anche bassi costi di investimento ed esercizio, rispettivamente di circa 4 k€/kWe e 0,05 €/kWh.

 

>>Leggi anche Biomassa legnosa: le 5 regole d’oro per usare stufe e camini<<

 

In questo contesto, l’ENEA testerà le prestazioni delle fuel cell in funzione della qualità del gas utilizzato. “Attraverso l’utilizzo di metodi primari per la riduzione del carico di contaminanti – spiega la ricercatrice Donatella Barisano – direttamente nella fase di attuazione del processo di gassificazione cercheremo di individuare materiali in grado di contribuire alla produzione di una corrente gassosa di alta qualità, in termini di composizione e potere calorifico, e di basso grado di contaminazione”.

Ci concentreremo sui principali contaminanti del gas prodotto per individuare la tipologia di SOFC che permetterà di conseguire le prestazioni migliori in termini di alta resa elettrica, stabilità nell’esercizio e lunga durata”, aggiunge Stephen McPhail, l’altro ricercatore ENEA coinvolto nel progetto. “Sperimenteremo miscele gassose contenenti sia contaminanti organici che inorganici per quantificare natura e grado di disattivazione delle celle”.

 

>>Leggi anche Biometano da biomassa, nuove linee guida UNI<<