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Energia dalle potature: le ragioni economiche del sì

Escludere la biomassa di potature e sfalci dalla disciplina dei rifiuti porterebbe un beneficio economico complessivo per l’Amministrazione pubblica Italiana di 240 mln l'anno

Energia dalle potature: le ragioni economiche del sì

 

Gentile presidente Fassino, le scrivo a nome della Federazione dei Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili-FIPER che rappresento in qualità di presidente riguardo la modifica all’art. 185 del Testo Unico Ambientale inserita nel collegato agricolo all’art. 41 del Ddl S 1328-B che prevede l’impiego delle potature del verde urbano a fini energetici che verrà discusso al Senato lunedì 20 giugno 2016.

 

Inizia così la lettera aperta che Walter Righini, presidente FIPER, ha inviato all’ANCI per illustrare i benefici che i comuni potrebbero ottenere con la produzione di energia dalle potature urbane. Classificate da sempre come rifiuti, queste biomasse dovrebbero a breve cambiare il proprio destino con l’approvazione del DDL AS 1328-B c.d.

 

Il Ministero dell’Ambiente già a maggio dello scorso anno aveva riconosciuto la possibilità di poter impiegare i residui di potatura derivanti da attività di manutenzione del verde a fini energetici al di fuori della normativa in materia di rifiuti. L’ufficializzazione è arrivata però solo con l’inserimento dell’opzione “energetica” nel Collegato Agricoltura, previsto in discussione al Senato il prossimo lunedì 20 giugno. Tra le diverse misure il provvedimento contiene infatti  si prevede all’art.41 la possibilità di impiegare a fini energetici le potature del verde urbano, disponendo, di fatto, la loro esclusione dalla disciplina dei rifiuti.

 

La nuova direzione intrapresa a livello normativo ha però trovato posizioni nettamente contrarie, come nel caso dell’ANCI.

“La norma attualmente contenuta nel testo del decreto – spiegava Filippo Bernocchi, Delegato ANCI a Energia e Rifiuti solo qualche giorno fa – non risulta in linea con la normativa comunitaria in materia di rifiuti, abbatterebbe il livello di raccolta differenziata negli Enti locali, metterebbe a rischio la sostenibilità dell’intero sistema di gestione dei rifiuti organici urbani ed introdurrebbe un elemento di grande incertezza che potrà dare origine ad interpretazioni, contenziosi e/o provvedimenti sanzionatori e istruttorie penali nei confronti delle amministrazioni e dell’Italia”.

 

La lettera aperta di FIPER mette a fuoco quelli che potrebbero essere i benefici economici per le amministrazioni comunali. L’utilizzo del verde urbano trasformerebbe la gestione di questa biomassa da costo di smaltimento a vendita sul mercato con relativo ricavo, si legge nella lettera.

 

“È bene che ANCI sappia che, a livello nazionale, il quantitativo disponibile di potature del verde urbano si attesta dai nostri studi intorno ai 3-4 milioni di Tonnellate/anno con un costo di smaltimento di circa 180-240 milioni di Euro a fronte di un possibile ricavo, in caso di utilizzo energetico, di 80-120 milioni”, scrive Righini.

 

Il beneficio economico complessivo per l’Amministrazione pubblica Italiana potrebbe aggirarsi quindi tra 240-360 milioni di Euro/anno. Diversificare gli usi e aumentare la competitività dei “beni pubblici” è per Fiper “un interesse generale da perseguire, promuovere e salvaguardare”. Senza contare che  la classificazione delle potature, fuori dal regime di gestione dei rifiuti, non vieterebbe ai compostatori di impiegare questo materiale quale strutturante della fabbricazione del compost.