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Energia da reflui zootecnici: il modello Biogas Wipptal

BiogasWipptal

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Fertilizzanti ed energia pulita dal letame

(Rinnovabili.it) – Ha aperto ufficialmente le porte per festeggiare il suo primo anno di attività l’impianto Biogas Wipptal, innovativa centrale di produzione di energia da reflui zootcnici a Val di Vizze (BZ). Nato dall’iniziativa di 62 allevatori dell’Alta Val d’Isarco, l’impianto celebra oggi  un sistema di gestione dei rifiuti divenuto in brevissimo tempo un modello a livello europeo. Il perché è presto detto: il sistema ha permesso di chiudere il cerchio generando un beneficio non solo per l’ambiente ma per l’economia delle aziende agricole del posto.

Non solo. L’iniziativa – tra i progetti italiani che beneficiano degli incentivi europei del Programma LIFE+ è stata scelta lo scorso ottobre dalla Germania come unica realtà italiana che contribuirà, per conto del Governo di Berlino, a identificare le migliori tecniche disponibili nel settore della gestione degli effluenti dalla tenuta di bovini per la produzione di latte.

 

Come funziona Biogas Wipptal?

Ma per capire da dove proviene tutta l’attenzione per Biogas Wipptal è necessario fare un viaggio (virtuale) al suo interno. I 63 soci raccolgono, con degli appositi macchinari per il trasporto, da propri masi letame e liquami. Nell‘impianto, i rifiuti sono fatti fermentare per ottenere biogas e digestato. Il primo è trasformato in elettricità e calore: dalle prime 30mila tonnellate di reflui trattati, la società ha ottenuto a 4 milioni di kilowatt elettrici e in un’identica quantità di energia termica. Il digestato viene per metà riportato agli agricoltori e con un prototipo effettuato lo spargimento ad alta precisione e bassa emissione, e per l’altra metà essiccato attraverso il calore prodotto dal biogas, macinato e “pelletato” per diventare fertilizzante. La parte liquida rimanente è trasformata in acqua pulita attraverso l’osmosi inversa.

I reflui zootecnici trattati – 60% letame e 40% liquame – hanno prodotto un quantitativo di energia tale da comportare un risparmio di 900 tonnellate equivalenti di petrolio e, dopo un solo anno di attività, l’impianto sta già producendo un quantitativo di energia pari al 50% delle proprie capacità, con l’obiettivo di entrare a pieno regime nei prossimi mesi.

 

Inoltre, il progetto ha permesso alle imprese agricole della zona di non ridurre i capi di bestiame in esubero scendendo al di sotto della soglia critica di sopravvivenza, dal momento che il tradizionale spandimento dei reflui zootecnici, anche per la ridotta disponibilità di terreni, non rientra più negli stringenti canoni dettati dalle Direttive europee.

 

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